Yakuza nel cinema giapponese: rappresentazioni e influenze
Le origini della mafia giapponese risalgono al XVI secolo circa durante il periodo Edo (1603-1868), agli angoli delle strade dove si potevano incontrare dei cosiddetti ‘’bakuto’’ (giocatori d’azzardo), accanto ai quali si trovavano venditori ambulanti spacciatori di merce di contrabbando noti come ‘’tekiya’’. Le due categorie iniziarono a fare affari insieme, creando un legame commerciale tra il gioco d’azzardo gestito e controllato dai bakuto e l’attività dei venditori ambulanti. Il termine yakuza ha origine nel gioco di carte ‘’Hanafuda’’ dello shogunato, in cui una combinazione perdente di tre carte, 8-9-3, definiva la terminologia di mafia. All’epoca, l’Impero del Giappone (shogunato Tokugawa) stava vivendo un periodo di pace senza guerre, e i guerrieri che non riuscivano a integrarsi nella società cominciarono a formare bande specializzate per proteggere il loro popolo. Queste bande erano specializzate nell’intimidire i politici e le autorità commerciali che non le sostenevano. Di conseguenza, erano in grado di ottenere enormi profitti: dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Yakuza fu incaricata di mantenere l’ordine pubblico in cambio di contratti di costruzione edilizia e la mafia giapponese divenne più influente che mai, infiltrandosi nel Partito Liberale Democratico, scortando politici influenti, raccogliendo voti con le minacce e intervenendo nell’industria. Di fronte alla crescente forza dell’organizzazione, lo SCAP (Security Content Automation Protocol) adottò successivamente misure coraggiose e arrestò circa 50.000 persone. Nel 1992, il governo giapponese ha promulgato la legge anti-gang, che metteva fuori legge tutti i gruppi che ricorrevano alla violenza e all’intimidazione, al fine di prevenire l’ascesa del gruppo. Nonostante i numerosi sforzi di sensibilizzazione da parte del governo, i mafiosi giapponesi godono del sostegno di molti giapponesi, che li considerano protettori affidabili grazie alla loro rappresentanza (yakuza nel cinema giapponese) e alla loro influenza.
Lo ‘’yakuza eiga’’ (ヤクザ映画)
Il genere dello “yakuza eiga” (ovvero la yakuza nel cinema giapponese) è un viaggio sconvolgente nel mondo sotterraneo e sconosciuto del cinema che va dalla Seconda Guerra Mondiale fino ai giorni nostri. Fino all’inizio degli anni ’70, i registi si riferivano ai film cavallereschi con il nome di ‘’ninkyo eiga’’ e ritraevano il mondo yakuza in un’immagine completamente positiva e idealizzata, raffigurandolo come un eroe nobile e riflessivo, enfatizzando il tratto migliore di questo: la lealtà. Nonostante si cerchi di trovare un equilibrio tra ‘’giri’’ (obbligo) e ‘’ninjō’’ (compassione), i personaggi sono disposti a usare la violenza per proteggere ciò che è più importante per loro. Negli ultimi anni, registi giapponesi di spicco come Takashi Miike o Takeshi Kitano, hanno portato il genere a nuove vette, ma per 40 anni prima, attori e registi incontravano esponenti mafiosi giapponesi in carne e ossa con capi di banda che diventavano attori di prima classe.
Esempi di yakuza nel cinema giapponese
Quali sono state le rappresentazioni cinematografiche di maggiore influenza della yakuza?
- La farfalla sul mirino – Seijun Suzuki (1967)
La storia segue un killer professionista che si innamora di una donna misteriosa e accetta di compiere una missione impossibile per suo conto. Quando la missione va male, i due devono vedersela con il famigerato assassino numero uno, ingaggiato per ucciderli. All’epoca, il film fu un vero e proprio fallimento e rovinò la carriera di Suzuki, ma in seguito è stato rivalutato dalla critica cinematografica ed è considerato uno dei capolavori del cinema d’avanguardia giapponese: a partire dagli anni ’80 il film è stato “riabilitato” ed è ora considerato un cult. Ancora oggi, critici e fan di tutto il mondo lo considerano un capolavoro dell’assurdità. Ha influenzato registi come Quentin Tarantino (Kill Bill), Park Chan-wook, John Woo e Jim Jarmusch. - Lotta senza codice d’onore – Kinji Fukasaku (1973)
Il film è la prima parte della cosiddetta pentalogia ‘’Yakuza Chronicles’’. Il film è conosciuto in Giappone come ‘’Il Padrino del Sol Levante’’, in quanto descrive la crescita del fenomeno di mafia giapponese nel corso di cinque generazioni, dal dopoguerra agli anni ’70 e la fenomenale crescita della mafia giapponese, attraverso un violento stile documentaristico. Il film è considerato uno dei classici del cinema yakuza giapponese, diretto dal maestro orientale Kinji Fukasaku. Kinji, attraverso il suo stile documentaristico, si distacca dal cinema fiabesco cavalleresco puntando ad un nuovo genere, ovvero il ‘’ jitsuroku eiga ’’ (film su fatti reali). Questo genere conquistò i cuori e le menti delle masse trattando un nuovo approccio al tema della malavita e aprendo una nuova dimensione per gli eroi yakuza caratterizzati dallo essere spietati e crudeli. - Brother – Takeshi Kitano (2000)
‘’A chi hai detto fottuto giapponese?’’ I film di Takeshi Kitano sono in qualche modo l’ultimo passo nell’evoluzione dei film sulla rappresentazione della mafia giapponese, che da circa 30 anni affascina brillantemente il pubblico giapponese. I protagonisti dei suoi film sulla mafia giapponese, spesso interpretati da lui stesso, sono ritratti come un uomo portato all’estremo delle sue forze: ‘’ Sonatine ’’ (1993) ne è forse l’esempio migliore, ma lo stesso tema si può intravedere anche in ‘’Hana-Bi ‘’ e ‘’ Brother’’. Kitano in questo film descrive perfettamente lo stato d’animo del rapporto di fratellanza tra due persone che può essere più importante di un rapporto di sangue. Riportando le parole di Kitano, egli afferma: ‘’Ho cercato di imprimere il mio stile e lo stile del genere cinematografico di mafia giapponese nel mondo di Los Angeles, ecco perché Brother è stato il mio primo film internazionale’’. La storia di Brother inizia con Yamamoto (Beat Takeshi) che, coinvolto in una guerra di mafia e in pericolo di vita, fugge dal fratello adottivo Ken. Lì lui e il fratello danno vita a un’organizzazione criminale di stampo mafioso. Tra gli omicidi e le faide con le organizzazioni rivali, si sviluppa un’improbabile amicizia tra Yamamoto e Denny (Omar Depps), un ragazzo afroamericano della sua banda. I mafiosi giapponesi, nel loro legame storico con gli antichi samurai, devono imporre alle loro vite un percorso che porta alla “morte”. Come conseguenza di questo ideale, essi hanno tatuaggi prominenti sul corpo (molti a sfondo religioso), che simboleggiano il sacrificio di coloro che si sottopongono a tale addestramento. In Brother, uno dei temi principali sollevati da Takeshi Kitano è proprio l’importanza di sacrificarsi per gli altri: così come Kato si sacrifica per onorare il nome del capofamiglia, sparandosi in testa davanti agli occhi increduli di Shirase e donando la sua vita ad Aniki.
Quali sono state le influenze della yakuza giapponese in Giappone?
- Il taglio del dito: quando un esponente commette un grave errore, offende il suo capo o ha qualcosa da espiare, c’è un rituale chiamato ‘’yubitsume’’, in cui viene tagliato il mignolo (si sceglie il mignolo poiché quest’ultimo è uno tra i più utili per maneggiare oggetti o strumenti).
- Tatuaggi: Come tutti sanno, i mafiosi giapponesi sono ricoperti di tatuaggi su tutto il corpo. Questi tatuaggi, conosciuti con il nome giapponese di ‘’irezumi’’ e sono spesso fatti a mano tramite la tecnica del ‘’tebori’’. L’inchiostro viene inserito con un ago di bambù o di ferro: la procedura è costosa, dolorosa e può richiedere anche anni per essere completata. Inoltre, quando giocano a carte tra loro, è consuetudine che si tolgano la maglietta e mostrino i loro tatuaggi, una delle poche occasioni in cui mostrano i loro tatuaggi agli altri.
In Giappone si è sviluppato un pregiudizio nei confronti dei tatuaggi a causa dell’associazione con la mafia giapponese (molto spesso visto nelle pellicole cinematografiche), al punto che alcuni luoghi pubblici, come piscine e sorgenti termali, vietano l’ingresso alle persone con tatuaggi. Tuttavia, nel mondo dei tatuaggi giapponesi sono considerati e riconosciuti come grandi opere d’arte (‘’horimono ’’).
Esempi di tatuaggi scelti dalla mafia giapponese:
- Dragone: successo nella vita, simbolo di buona fortuna nel lavoro
- Dragone blu: successo, ricchezza ed avanzamento di carriera.
- Dragone in ‘’ascesa’’: soddisfare vari desideri
- Fenice: Simbolo di grazia, pace, giovinezza e pace (popolare tra le femmine)
- Carpa: crescita, lunga vita, simbolo leggendario
- Han’nya: maschera che viene utilizzata nel teatro Nō, amuleto
- Tigre: potenza, coraggio militare, fisico ed autoritario
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia
bellissimo articolo