Youth Acerra, intervista al segretario Silvio Nuzzo

Youth Acerra, intervista al segretario Silvio Nuzzo

Youth, presente e futuro di Acerra

Youth Acerra è un progetto nato ad Acerra nel 2018, inizialmente grazie all’azione di quattro amici e studenti universitari. Diventata formalmente un’associazione un anno dopo, è ormai una realtà consolidata, dalle molteplici sfaccettature, e che col passare del tempo ha raggiunto sempre di più un ruolo importante per la città di Acerra. Un comune dalla storia antichissima, che affonda le proprie radici all’età romana e che negli ultimi tempi ha avuto una storia bistrattata ma che, grazie proprio a progetti come Youth, prova a risollevarsi. Abbiamo parlato, rigorosamente in modalità telematica, con Silvio Nuzzo, studente di giurisprudenza presso la Federico II e tra i maggiori promotori di Youth, nonché segretario: una chiacchierata informale, su passato, presente e futuro dell’associazione.

Youth Acerra: intervista a Silvio Nuzzo

Silvio, come nasce Youth?

Youth Acerra nasce concretamente come progetto associativo esattamente un anno fa, di questi tempi, grazie all’idea di un gruppo prima tutto di amici: Francesco Esposito, Giovanni Bruno, Mattia Brasile, oltre al sottoscritto. Noi quattro eravamo e siamo tuttora legati dall’aver frequentato il Liceo Alfonso Maria De’ Liguori e di aver fatto attivismo studentesco: io, Francesco e Giovanni come rappresentati di istituto, Mattia come rappresentante di consulta. Una volta finito il liceo, noi, che siamo della generazione ’95, ’96, ’97, ci siamo ritrovati praticamente spaesati, nel senso di aver perso quel punto di riferimento costituito dal nostro liceo; tuttavia, era sempre forte in noi la voglia di fare qualcosa, colmando proprio questa lacuna. Nell’estate del 2018, dopo l’esperienza dell’associazione Ex studenti del liceo, realizziamo di voler fare un passo in più, in termini di respiro ed idea progettuale: Youth, appunto. Youth nasce concettualmente su determinati presupposti: Acerra non godeva di una comunità giovanile, ma di tante realtà parcellizzate, come istituti, circoli etc.; questo era dovuto principalmente ai luoghi della nostra città, che di fatto sono dei “non luoghi”, praticamente né frequentati né attivati.

Siete un’associazione culturale e le attività di cui vi occupate sono molteplici, principalmente sul territorio acerrano. Nel contesto di una città così complessa, come si inserisce Youth?

L’obiettivo che ci siamo posti sin da subito è stato quello di ritessere l’attività giovanile di Acerra, attraverso modalità che tendessero sostanzialmente all’aggregazione. Gli strumenti utilizzati e gli sforzi messi in atto da questo punto di vista sono stati molteplici: “Acerra Social Sunday”, ad esempio, di cui andiamo molto orgogliosi e che consiste in dei piccoli talk tra giovani della comunità, magari affermati in svariati campi professionali. Il secondo modo è rappresentato da attività che definiamo “ludiche”, tra cui senz’altro il “Giovedì Universitario”. Il terzo volano è stata la promozione culturale e sociale: qualunque tipo di attività, ad eccezione dei primi appuntamenti del già citato Acerra Social Sunday, non è stata mai organizzata da sola. Acerra pullula di associazioni e per questo il nostro mantra è quello di non fare mai da soli: attraverso questa rete, abbiamo lanciato numerosissime iniziative di elevato carattere culturale, dalla rinascita del “Cinema Italia”, con la famiglia Puzone, passando per il “Pulcinella Film Festival” con il progetto Cineambassador e “Terra Nexus”. Senza voler fare una lista della spesa, questo è il nostro modo di fare e speriamo che sopravviva ai suoi stessi fondatori.

Obiettivo pienamente riuscito, se pensiamo che ormai a tutti gli effetti siete un punto di riferimento per la città di Acerra ed i giovani vi cercano e si identificano nella vostra comunità.

Youth al giorno d’oggi ha un obiettivo continuativo, quello di ricreare la comunità giovanile: adesso è l’ora di fare l’ulteriore, ormai naturale, passo e tramutarci in un network. Con l’attività costante e periodica sul territorio, Youth può essere riconosciuta come rete di persone che credono nella valorizzazione culturale e ambire a costituire uno spazio, in grado di prendere vita ogni volta che persone che non si conoscono facciano qualcosa insieme proprio grazie a Youth. Un esempio per tutti, grazie al percorso di Youth tre ragazzi che non collaboravano professionalmente hanno avuto la possibilità di realizzare uno spot di marketing territoriale “‘O respir r’Acerra”. Quando questo succede, ci rendiamo conto che ciò che avevamo immaginato in quelle chiacchierate tra amici, di ormai due estati fa, sta accadendo davvero.

Qual è la quotidianità all’interno di Youth? Il modo in cui vi organizzate, prendete le decisioni ecc.

Abbiamo una sede legale: abbiamo scelto di non avere uno spazio fisico perché le occasioni di assemblea rappresentano occasioni per stare in città. Principalmente ci riuniamo nel Teatro Italia, mentre il direttivo si vede fisicamente in posti diversi a seconda dell’evento di riferimento, ad esempio a Piazza Castello se organizziamo lì l’evento. Il tutto, questo, nell’era pre Covid, che ha scombussolato anche la vita di Youth. Credo fortemente che sia necessario riconsiderare la sede, in modo tale che possa rappresentare un luogo dove si possano fare delle cose per la città di Acerra.

Un senso di appartenenza rimarcato anche dalla Youth Card, una delle vostre ultime iniziative.

La #YouthCard non è un semplice mezzo di riconoscimento ed “appartenenza” per le ragazze ed i ragazzi di Youth ma una vera e propria infrastruttura digitale, che permetterà ai possessori non solo di entrare a far parte della community virtuale di Youth ma anche di accedere ad una particolare scontistica rispetto ad una serie di servizi offerti da attività commerciali o altre attività associative del territorio. La card si propone di diventare a tutti gli effetti uno strumento di promozione di cittadinanza attiva e di valorizzazione territoriale.

Viviamo nell’epoca del Covid-19. Quali sono stati gli effetti della pandemia su Youth? Pre-virus, la crescita dell’organizzazione sembrava inarrestabile.

Il Covid ha cambiato Youth, che è stata letteralmente investita dalla pandemia. Youth infatti non esiste senza aggregazione, noi viviamo di quello e le centinaia di persone che affollavano ogni Giovedì Universitario lo dimostrano. Stavamo andando a trecento all’ora e la sensazione è stata quella di aver ricevuto un treno di mille in faccia: dopo una prima fase di sconforto, abbiamo realizzato che o saremo scomparsi fino alla fine della pandemia o avremo dovuto reinventarci. Percorrendo questa seconda opzione, abbiamo creato “Resta a casa, resta connesso” per avvicinare la nostra community a quella di alcuni studenti digitali, “Radio Quarantena”, inizialmente nata come un momento di leggerezza e che è arrivata ad ospitare personaggi del calibro di Marco D’Amore. Accanto a questo momento informativo e divulgativo abbiamo creato un formato del sabato sera, il “Cooking Contest” grazie ad una neonata start-up dove gli ospiti cucinavano in diretta con l’interazione del pubblico, e il “Game show” fatto da casa, dove i concorrenti si sono sottoposti a prove di svariato genere. Passato il virus, “La notte del noccillo” al Feudo è stata anch’essa un successo, nonostante non rispecchiasse, ovviamente e per cause di forza maggiore, il nostro tradizionale modus operandi. A settembre siamo poi ripartiti con l’Opening party, un dibattito online sul referendum costituzionale e soprattutto Terra Nexus, un ciclo di tre iniziative indirizzate agli stakeholders del territorio, in particolare ai giovani, alle associazioni, ai cittadini, agli enti pubblici, alle imprese (PMI) del territorio e alle scuole secondarie.
L’obiettivo principale del progetto, svoltosi dal 2 al 4 ottobre, era di  promuovere l’innovazione sostenibile nel territorio campano, con particolare riferimento al Settore Agroalimentare ed al Turismo Sostenibile, attraverso seminari dedicati allo Sviluppo Sostenibile e alle tematiche affini (I evento), alla scoperta delle imprese del territorio che assicurano una filiera sostenibile tramite processi innovativi (II evento) nonché mediante l’introduzione alle metodologie
di co-progettazione (III evento).

Pare che Youth abbia colmato un vuoto, nella città di Acerra

Più che vuoto, che dà la sensazione di niente, io parlerei di assenza di stimoli: Acerra non offriva nella forma più congeniale esperienze di questo tipo, dunque abbiamo cercato di modificare l’offerta e  di renderla più interessante. Siamo passati dai primi Giovedì Universitari con trenta persone a quelli con trecentocinquanta: se tu intercetti l’esigenza di vivere la città e lo fai creando delle alternative, la risposta c’è. Non abbiamo mai ragionato in termini di guadagni, mettendo invece sempre al centro del progetto l’esperienza dei ragazzi e dei giovani. Youth è nato con un fine nobile, ma proprio in virtù di questo dobbiamo assumercene la responsabilità. Quando facciamo qualcosa, agiamo sempre con il pensiero che, organizzando qualsivoglia evento, stiamo dicendo ad una persona, presumibilmente un coetaneo, che potrebbe fare qualsiasi altra cosa in quel frangente, di passare tre ore del suo tempo insieme a noi. Noi non colmiamo un vuoto, ma cerchiamo di stimolare il tessuto alla base di Acerra.

Cosa avete in mente per il futuro? Covid permettendo, ovviamente.

Ad oggi siamo particolarmente focalizzati su “Acerra in e-motion”. Si tratta di un progetto finanziato dall’Unione Europea promosso con l’associazione di promozione sociale Roots in Action, il cui obiettivo è realizzare una mappatura emozionale di Acerra, riscrivendone la toponomastica attraverso sensazioni, ricordi, sentimenti ed un’opera di coinvolgimento della nostra città, partendo dalla necessità di ricostruire il patrimonio culturale sotto il profilo emozionale. Intergenerazionalità è la parola chiave di questo progetto: grazie alle passeggiate performative, si arriva nei luoghi prescelti assegnando a ciascuno di essi un sentimenti e storie diverse.

 

 

Immagine in evidenza: pagina Facebook Youth Acerra

A proposito di Matteo Pelliccia

Cinefilo, musicofilo, mendicante di bellezza, venero Roger Federer come esperienza religiosa.

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