Zorro, il celebre spadaccino proveniente dai romanzi e racconti pulp di Jonhston McCulley è ispirato ad un personaggio del XVII secolo?
Zorro è un personaggio nato dalla penna dello scrittore pulp Johnston McCulley per il romanzo La maledizione di Capistrano (The Curse of Capistrano, 1919). Costui, il paladino della popolazione della California di inizio XIX secolo (ovvero quando era parte del Messico e non degli Stati Uniti), è divenuto famoso grazie alle sue avventure tra cinema, televisione e fumetti. La sua interpretazione ha reso famosi diversi attori come Douglas Fairbanks, Tyrone Power, Guy Williams, Alain Delon ed Antonio Banderas. In realtà, il celebre giustiziere, antesignano dei supereroi attuali (tra cui il caso di Bruce Wayne\Batman), potrebbe essersi ispirato ad un personaggio storicamente esistito: William Lamport.
William Lamport, l’agente segreto irlandese al servizio nelle colonie spagnole del XVII secolo
Fabio Troncarelli, paleografo italiano e curatore del volume La spada e la croce. Guillén Lombardo e l’Inquisizione in Messico, ritiene che il ribelle irlandese del XVII secolo sia stato il modello di ispirazione per la nascita di Zorro; invece, il docente universitario statunitense Stephen J. C. Andes mostra un certo scetticismo. Secondo il suo punto di vista, McCulley potrebbe essersi ispirato ad altri eccellenti spadaccini e vendicatori letterari come D’Artagnan dei romanzi I tre moschettieri (Les Trois Mousquetaires, 1844) o Edmond Dantès Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo, 1844-1846) dello scrittore Alexandre Dumas.
Andes, l’autore del volume Zorro’s Shadow. How Mexican Legend Became American’s First Superhero, dedica un capitolo al celebre rivoluzionario irlandese trovatosi nel Messico. Lamport ebbe una vita avventurosa dopo aver lasciato la sua terra natia (oramai territorio inglese) per divenire un pirata e poi una spia al soldo del primo ministro spagnolo Gaspar de Guzmán y Pimentel, il duca di Olivares.
Ribattezzatosi Guillén Lombardo, giunse in Messico e venne accusato dall’Inquisizione di eresia; in quanto, si fece promulgatore di tesi liberali e criticava l’immagine di una società divisa per classi.
La necessità di un eroe popolare per il neonato Messico: da Guillén de Lampart a don Diego de la Vega
La sua storia fu riscoperta soltanto due secoli dopo, quando, a seguito della Rivoluzione del 1821 guidata da Vicente Guerrero, il Messico si separò dalla madrepatria iberica. Nel neonato paese, diviso tra l’aristocrazia terriera e la restante popolazione di contadini o artigiani, Vicente Riva Palacio y Guerrero (di professione militare, diplomatico e scrittore) contribuì alla riscoperta dei documenti dell’Inquisizione dell’epoca coloniale, come riferito da una voce del Dizionario Treccani. Quest’ultimo riscoprì la storia di Lamport, il quale divenne una sorta di eroe nazionale ante litteram.
Nel 1862, un nuovo intervento militare europeo scosse il Messico: l’imperatore francese Napoleone III invase il neonato paese latino-americano (all’epoca guidato del presidente Benito Juárez) e offrì la corona a Massimiliano d’Asburgo. Approfittando della Guerra civile americana, della conseguente impossibilità degli Stati Uniti di continuare ad applicare la Dottrina Monroe e dell’appoggio dei latifondisti e degli intellettuali conservatori, il nobile asburgico accettò il suo incarico di regnare sullo stato latinoamericano. Tra il 1864 e il 1867 il Messico divenne una monarchia ma fu scosso da tensioni militari.
Dopo la vittoria delle forze rivoluzionarie contro i reazionari e la conseguente esecuzione di Massimiliano I, Riva Palacio si dedicò alla scrittura seguendo i modelli europei di Dumas e Walter Scott. Quest’ultimo fu un vero e proprio maestro, fonte di ispirazione grazie al romanzo storico Ivanhoe (1819), nel quale la storia serviva come sfondo per una vicenda “romanzesca e ricca di colpi di scena e di duelli eroici”. Trascorrendo giorni negli archivi dell’inquisizione, lo scrittore conobbe la vicenda di William Lamport e diede vita al personaggio letterario di Guillén de Lampart, un valoroso spadaccino al servizio dei deboli e grande seduttore, nonché eroe popolare del Messico contro i soprusi nobiliari.
Zorro e il presunto legame con la massoneria sette-ottocentesca e gli ideali rivoluzionari
Andes cita il lavoro di Troncarelli come una fonte di ispirazione, anche se non ha preferito approfondire il legame tra l’eroe californiano e la massoneria; dal momento che, secondo il parere del paleografo Troncarelli, la Z che Zorro incide sugli avversari sarebbe un simbolo massonico. L’autore del saggio ritiene che i presunti collegamenti fra Don Diego de la Vega e Guillén de Lampart con gli ideali massonici-rivoluzionari siano una caratteristica che accomuna diversi paladini romanzeschi, i quali sono soliti difendere i più deboli. Infatti, Andes non crede che Zorro sia il discendente di Guillén de Lampart e nemmeno che McCuley abbia letto i racconti di Riva Palacio.
La massoneria nacque proprio tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, come garante della diffusione degli ideali della Rivoluzione francese e dell’ideologia napoleonica presso una società minacciata dall’alleanza russo-austro-prussiana, la quale cercava di impedire lo scoppio di qualunque moto rivoluzionario e di impedire che l’ordine sociale mutasse a favore della classe borghese. L’idea che Diego de la Vega possa aver appreso i nuovi ideali rivoluzionario per poi applicarli contro il malgoverno in California ha affascinato anche l’autrice cilena Isabel Allende. Nel suo romanzo Zorro. L’inizio della leggenda (El Zorro, comienza la leyenda, 2005), Don Diego sceglie di studiare in Spagna e si imbatte negli ideali rivoluzionari importati dall’esercito francese di Napoleone. Così, una volta tornato nel proprio pueblo, decide di combattere i governatori corrotti e i sostenitori dell’Ancien régime tramutandosi nell’eroe del popolo. Proprio così, secondo Andes, è nato il primo supereroe della narrativa statunitense, prima ancora del duo Batman e Superman.
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