Evocare il nome del ragno tigre può generare nella mente di chi ascolta, soprattutto se timorato degli artropodi, un senso di forte ribrezzo e terrore. Questo nome, tuttavia, non deriverebbe dall’aggressività, tipica dei mammiferi ad esempio malesiani o ircani, bensì dalla semplice ma caratteristica colorazione striata del ventre, tanto da essere definito, più di frequente, ragno vespa o ragno zebra. Tale ragno presenta alcune caratteristiche curiose che, agli occhi degli appassionati, possono renderlo interessante.
Il ragno tigre: particolarità e curiosità
L’Argiope Bruennichi, (dal greco, traslitterando, “argòs“, bianco brillante, e “òps“, aspetto) diffusa in gran parte di Europa, Africa del Nord ed Asia, vive in numerosi habitat, pur prediligendo cespugli e arbusti dove poter tessere tranquillamente le grandi dimensioni della sua tela. Questo tipo di artropode, comunemente chiamato ragno tigre, deve questo nome alla pigmentazione della sua livrea striata. Come si è detto, non si tratta di un aracnide aggressivo. Il ragno tigre, infatti, non attacca se non è costretto a farlo; per difendersi da pericoli avvertiti, il ragno tigre tenta un metodo di dissuasione attraverso lievi movimenti della tela da lui prodotti, fino a una ritmica oscillazione della sua ampia ragnatela, della durata variabile dai quindici ai trenta secondi circa, volta a spaventare un possibile predatore. Qualora questo metodo debba risultare inefficace, il ragno tigre abbandona la sua dimora per poi farvi ritorno solo dopo aver avvertito che il pericolo sia passato. Nel caso in cui questo ragno sia costretto a difendersi, la sua arma è costituita dal suo morso, che, però, sembra non sortire effetti particolarmente gravi; negli esseri umani, infatti, il suo morso provoca solo lievi conseguenze a livello epidermico, causando piccole irritazioni e arrossamenti cutanei relativi alla parte interessata e che svaniscono autonomamente nell’arco di alcune ore senza provocare complicazioni o conseguenze.
Una caratteristica molto particolare riguarda l’accoppiamento di questo tipo di artropodi dal colore chiaro e luminoso; una caratteristica che per certi versi avvicina gli esemplari femminili del ragno tigre alla vedova nera. Durante l’atto copulatorio, infatti, esse hanno la tendenza a privare della vita il compagno; tuttavia non di rado il maschio di ragno tigre è in grado di fuggire dalla morsa fatale a costo di un diverso tipo di “privazione”: nel tentativo di fuggire, il maschio perde, durante la riproduzione, il pedipalpo, l’organo predisposto all’accoppiamento, il quale si spezza restando nel corpo della femmina e andando a costituire una ostruzione, una sorta di “tappo”, che le impedisce successivi accoppiamenti.
Il ragno tigre, dunque, più che per i suoi comportamenti, del resto conformi a quelli di alcuni altri artropodi, può essere considerato famoso per la sua caratteristica livrea, appunto, “tigrata”. Tale caratteristica, per così dire, estetica lo assimila a un contesto che, come si diceva, suscita in chi ne pronuncia il nome l’immagine di aggressività tipica della sua “controparte mammifera”; in realtà, il ragno tigre si rivela essere del tutto innocuo per gli esseri umani, ma molto pericoloso per la sua controparte maschile a causa delle componenti femminili di questa stessa specie.
Fonte dell’immagine di copertina: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Argiope_bruennichi_up_and_down.jpg