I Giochi paralimpici sono il corrispettivo delle Olimpiadi per i diversamente abili. La manifestazione paralimpica moderna prende spunto dai Giochi di Stoke-Mandeville, un evento sportivo organizzato dal neurochirurgo tedesco naturalizzato inglese Ludwig Guttman, che nel 1948 indisse una serie di competizioni a cadenza annuale riservate ai veterani della seconda guerra mondiale. I Giochi di Stoke-Mandeville assunsero un carattere internazionale nel 1952, vedendo la partecipazione anche di atleti provenienti dall’Olanda. L’edizione del 1960, tenutasi a Roma (che ospitava in quell’anno anche le Olimpiadi) per volontà del direttore del centro paraplegici Antonio Maglia, fu il passaggio chiave per la costituzione dei Giochi paralimpici moderni; vennero infatti riconosciuti dal Comitato Olimpico Internazionale come i primi Giochi Paralimpici estivi. Nel corso delle sue edizioni, la manifestazione ci ha raccontato storie commoventi ed è stata teatro di moltissimi momenti di agonismo ed inclusione.
Ecco una raccolta di 3 storie di atleti dei Giochi paralimpici che sono fonte di ispirazione:
1. Zahra Nemati, la prima donna iraniana a vincere un oro paralimpico
L’arciera iraniana Zahra Nemati è entrata nella storia dell’Iran e dei Giochi paralimpici nel 2012 a Londra, diventando la prima donna iraniana a vincere una medaglia olimpica/paralimpica. Nemati, prima di un incidente d’auto nel 2003 che la rese paraplegica, era cintura nera in Taekwondo, nonché una promessa nazionale nella disciplina. Nel 2006 cominciò a praticare il tiro con l’arco e dopo sei mesi partecipò ai campionati nazionali per normodotati, ottenendo il terzo posto. Ha vinto l’oro nel tiro con l’arco ricurvo ai Giochi Paralimpici di Londra 2012, Rio 2016 e Tokyo 2020. Nel 2016 inoltre, si qualificò sia per le Olimpiadi che per le Paralimpiadi. La sua carriera è fonte d’ispirazione soprattutto per il movimento olimpico femminile iraniano. Nel 2021 Nemati è stata insignita dal Comitato Paralimpico Internazionale del titolo International Women’s Recognition per il suo impegno nell’inclusione per le donne e le persone affette da disabilità.
2. Oksana Masters, l’atleta paralimpica statunitense più titolata delle edizioni invernali
Oksana Masters, atleta di origine ucraina naturalizzata statunitense, è una delle atlete più versatili dello scenario paralimpico, competendo nel canottaggio, nello sci di fondo, nel biathlon e nel paraciclismo. Ha partecipato sia ai Giochi paralimpici estivi che a quelli invernali, vincendo numerose medaglie nel canottaggio, nel biathlon e nello sci di fondo. Masters è nata con diverse malattie congenite, tra cui l’emimelia tibiale, che le ha causato una diversa lunghezza delle gambe, l’assenza delle tibie portanti e l’assenza dei pollici sulle mani. Fu abbandonata in un orfanotrofio, dove visse fino ai 7 anni, quando la logopedista americana Gay Masters la adottò. Durante il corso della sua vita ha subìto numerose operazioni, tra cui l’amputazione delle gambe e un intervento per rendere le dita interne delle sue mani prensili come dei pollici. Cominciò a praticare canottaggio all’età di 13 anni, dimostrandosi subito competitiva e stabilendo un record mondiale. Durante i Giochi paralimpici del 2012, in squadra con il veterano dei Marines Rob Jones, vinse la prima medaglia statunitense nel doppio remo misto tronco/braccia. Nelle edizioni dei Giochi paralimpici invernali di Sochi 2014, Pyeongchang 2018 e Pechino 2022 Masters ha vinto un totale di 7 medaglie, 2 di cui ori, rendendola l’atleta statunitense più titolata ai Giochi paralimpici invernali. La storia di vita di Masters, la sua perseveranza e voglia di mettersi in gioco, le hanno reso la menzione del giornale britannico The Guardian tra i 10 atleti statunitensi da seguire.
3. Beatrice Vio, un modello di tenacia e ispirazione
La schermitrice Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio Grandis, conosciuta come Bebe Vio, è una schermitrice italiana che ha vinto ben quattro medaglie ai Giochi Paralimpici estivi, due delle quali d’oro. Vio pratica la scherma fin dai 5 anni di età. A causa di una meningite che la colpì a soli 11 anni, ha subìto l’amputazione degli arti. Nonostante ciò, dopo appena un anno, ricominciò l’attività sportiva a livello agonistico, grazie ad una speciale protesi. Da allora è diventata un testimonial della scherma in carrozzina e degli sport paralimpici in generale. Nell’edizione delle Paralimpiadi di Londra 2012, fu una dei tedofori e a Rio 2016 fu la portabandiera della nazionale italiana. Tra i numerosi riconoscimenti che le sono stati insigniti, ci sono 4 Gazzetta Sports Awards ed un Laureus sportperson of the Year with Disability. Inoltre, è stato nominato un asteroide in suo onore, il corpo celeste 111571 BebeVio.
Fonte dell’immagine in evidenza: Wikipedia