Olimpiadi antiche: l’agonismo e lo sport nella civiltà greca

Olimpiadi antiche

Olimpiadi antiche: quando lo sport e l’attività agonistica diventano l’occasione per discutere sui valori e sulla mentalità della civiltà greca.

Gli attuali giochi olimpici, ideati dal barone e pedagogo Pierre de Coubertin alla fine del XIX secolo, omaggiano una serie di gare, ritenute uno dei simboli culturali della civiltà greca, che avevano luogo nella città sacra di Olimpia.

Le Olimpiadi antiche e l’ideale dell’uomo agonale di Jacob Burkhardt: che cos’era la competizione nel mondo greco? 

Gli storici Marco Bettalli, Anna Lucia D’Agata e Anna Magnetto, nel loro volume Storia Greca, riprendono il parere dello studioso tedesco Jacob Burkhardt, il quale coniò il termine “uomo agonale” (dal greco antico agon, ovvero “gara, competizione”) per riferirsi all’aristocratico greco che ambiva a dimostrare le proprie capacità fisiche e amava cercare il confronto diretto con gli altri nello sport.

Certamente, le Olimpiadi antiche non erano le uniche manifestazioni sportive della Grecia antica; dal momento che, esistevano anche altri eventi simili come i giochi istmici (che si svolgevano nei pressi del santuario di Poseidone, vicino all’Istmo di Corinto), quelli pittici nel santuario di Apollo a Delfi o quelli nemei nel santuario di Zeus a Nemea, ai quali dobbiamo aggiungere una serie di giochi minori svolti in città come Epidauro, Argo o Iolco.

Le differenze fra le Olimpiadi nell’antica Grecia e quelle contemporanee: le gare sportive, la mentalità e il rapporto con il sacro 

Tutti gli atleti maschi, i quali dovevano essere cittadini delle proprie póleis della Grecia “continentale” e delle colonie in Asia minore o in Italia meridionale, giungevano a Olimpia per sfidarsi in una serie di prove nel corso di cinque giornate, dopo l’arrivo di un tedoforo con il sacro fuoco per il braciere nel tempio di Zeus.  

Il saggista Mario Pescante, in una voce dell’Enciclopedia dello sport della Treccani, spiega che il programma per i giovani atleti comprendeva cinque gare: lo stàdion (gara di corsa), il pentathlon (una serie di prova di atletica leggera e lotta), il pugilato, la lotta e il pancrazio (un sport da combattimento); invece, agli adulti spettava il dìaulos e il dòlichos (due tipologie di gare di corsa), assieme all’oplitodromìa (una corsa con le armi da oplita) e alle corse con cavalli e bighe. Lo stesso autore della voce del dizionario afferma che l’agonismo greco antico è molto diverso da quello proposto dal nobile e pedagogista francese: se Coubertin dava importanza più alla partecipazione che alla vittoria, per i greci antichi la situazione era inversa. Ogni partecipante delle Olimpiadi antiche ambiva alla vittoria, perché non erano esisteva un podio per premiare anche il secondo e il terzo arrivato, e non esistevano gare da svolgersi in una squadra.

Mentre le attuali Olimpiadi sono manifestazioni sportive laiche, nella civiltà greca c’era un forte contatto con le divinità; infatti, alle gare si aggiungevano anche riti, preghiere e celebrazioni rivolte agli dèi o a personalità illustri defunte.
Quest’immagine delle Olimpiadi appare come un retaggio della civiltà guerriera micenea oppure omerica, come afferma lo stesso Pescante citando il Libro XXIII dell’Iliade. Il Pelide Achille, affranto per la morte di Patroclo causata da Ettore, vuole commemorare il suo compagno e decide di interrompere la guerra contro Troia per una serie di gare sportive tra soldati.

Ekeicheirìa, come funzionava la pace olimpica nella civiltà greca? 

La prima edizione delle Olimpiadi antiche, secondo lo storico Bettali, si svolse nell’anno 776 a.C.. In aggiunta, Pescante ritiene che dietro la nascita di questo evento ci sia la scelta (testimoniata anche dal geografo Pausania il Periegeta) di «due re per fare di Olimpia un territorio neutrale e delle Olimpiadi il simbolo di una tregua politico-militare».

Lo stesso barone de Coubertin auspicò che tali gare potessero fermare i conflitti, concedendo agli uomini la possibilità di sfidarsi in prove agonistiche. Prima dell’inizio delle Olimpiadi, diversi emissari venivano inviati nelle póleis per proclamare l’inizio dell’evento (il quale, a differenza di quello contemporaneo, non era quadriennale ma seguiva dei calcoli astronomici) e interrompere i conflitti alcuni mesi prima.

I Greci parlavano di ekecheirìa, la quale, come ribadito da Pescante, non era una vera e propria pace politica per unire tutte le città-stato e le colonie per un’alleanza pan-ellenica; piuttosto, doveva soltanto permettere la celebrazione dell’evento  sportivo-religioso. Lo stesso autore della voce dell’Enciclopedia della Treccani narra che diverse battaglie coinvolsero i Greci anche in occasione delle Olimpiadi: «In occasione della XXVIII Olimpiade (668 a.C.) Sparta soffocò la rivolta messenica. Nel 664 a.C. (XXIX Olimpiade) gli stessi elei invasero Dime. Nel 572 a.C. (LII Olimpiade) il re di Elide attaccò e sconfisse Pisa. Nel 480 a.C. (LXXV Olimpiade) si combatterono le battaglie di Salamina e delle Termopili. Nel 422 a.C. Atene invase l’isola di Delo durante il periodo di tregua indetto per i giochi Pitici; Tucidide [storico greco autore dell’opera Guerra del Peloponneso], che riferisce l’episodio, non fa cenno ad alcuna sanzione. Nel 412 a.C., il re di Sparta, nel corso della XCII Olimpiade, attaccò Chio, alleata di Atene, e l’esercito ateniese, per vendicarsi, invase Corinto; anche in questo caso gli elei non presero provvedimenti, poiché risulta che gli ateniesi parteciparono regolarmente ai Giochi. Nel 394 a.C. il re spartano Agesilao si scontrò con i tebani e i loro alleati sconfiggendoli a Cheronea; dopo la battaglia si recò a Delfi, ove si svolgevano i Giochi Pitici, per ringraziare Apollo; anche in questa circostanza, agli spartani fu consentito di gareggiare».

La decadenza delle Olimpiadi antiche tra l’atletismo, l’arrivo dei Romani e l’avvento del Cristianesimo

Lanno 393 segnò la fine dei Giochi Olimpici antichi, siccome l’imperatore romano Teodosio, con il suo Editto di Tessalonica, decretò la chiusura di ogni luogo di culto pagano e la fine di ogni festività non cristiana. In realtà, come sostenuto da Pescante, la vera crisi delle Olimpiadi nacque già due secoli dopo l’istituzione di queste gare sportive.

Gli atleti greci godevano di grandi privilegi; per esempio, ad Atene i vincitori delle Olimpiadi erano esentati dal pagamento delle tasse e mantenuti a spese della comunità. A Sparta, invece, era possibile sedere accanto ai due sovrani durante le cerimonie religiose. Questo comportò la nascita di un “atletismo esagerato”, che valorizzava soltanto il corpo, e l’attività fisica divenne un mero pretesto per il guadagno. La più nota triade di filosofi greci, ovvero Socrate, Platone e Aristotele, pur sostenendo l’importanza dell’esercizio fisico per l’istruzione dei giovani, denunciarono questi atteggiamenti dei vincitori delle Olimpiadi antiche.

Ad aggravare la situazione fu l’incontro con i Romani. Quest’ultimi non conoscevano il concetto di agonismo come lo intendevano i Greci; infatti, i cittadini dell’Urbe e gli altri abitanti dei territori della Repubblica erano abituati ai ludi maximi, una serie di gare dove i partecipanti, i quali erano schiavi o persone di origini modeste, partecipavano per intrattenere il pubblico: è il caso delle corse con le bighe, i combattimenti tra gladiatori oppure le venationes. Quest’idea dell’atleta come un vera e propria professione per intrattenere il pubblico arrivò conseguentemente anche in Grecia.  L’edizione delle Olimpiadi dell’80 a.C. si svolse a Roma anziché a Olimpia per volere del dittatore Silla, il quale mirava ad un trasferimento delle gare nell’Urbe.

Nonostante la scelta di Teodosio di porre fine alle Olimpiadi, in realtà, queste gare avevano già mutato i propri valori nel corso del tempo; infatti, in quegli anni, le testimonianze delle gare disputate si erano ridotte notevolmente, e così anche gli elenchi contenenti i nomi dei vincitori. 

 

Fonte immagine di copertina: Picryl (immagine senza copyright) 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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