Ritorna al Teatro Bellini, ed è un graditissimo ritorno quello dello spettacolo “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, irriverente e visionario testo del drammaturgo statunitense Edward Albee. Lo spettacolo, presentato nella sapiente versione per la regia di Antonio Latella ed interpretato da un cast di eccezionale valore, sarà in scena al Teatro Bellini fino al 13 Febbraio.
In un salotto il cui confine fisico è delimitato da uno spesso manto di velluto verde, si apre la scena dipingendo la contorta e squilibrata dinamica familiare di Martha e George, personaggi resi vivi e autentici dalle meravigliose interpretazioni di Sonia Bergamasco e Vinicio Marchioni. Ambizioso e promettente professore di Storia lui, lei viziata figlia del rettore del college dove George lavora, sono sorpresi nel bel mezzo di un duello verbale senza scampo, nel quale volano come stracci tutti i pezzi di un matrimonio senza più illusioni né speranze. In un spazio chiuso tra pareti mobili ma opprimenti, assistiamo ad un massacro emotivo che, complice l’effetto dell’alcool che incessantemente compare e scompare dai loro bicchieri, si espande in maniera vorticosa alimentandosi delle mutue cattiverie che George e Martha si scambiano.
Ospiti attesi e malamente accolti sono Nick e Honey, una giovane coppia che appare sospinta solo dall’ambizione di Nick, divenuto da poco professore di biologia nel medesimo college di George e del padre di Martha. Nick e Honey non possono essere più diversi tra loro, Nick sicuro di sé e concentrato nei suoi progetti professionali, trova in Honey un familiare e necessario incidente; ingenua e svampita figlia di un ricco uomo di chiesa, Honey è accanto a Nick dall’infanzia, ma in fondo solo la sua posizione economica e una immaginaria gravidanza li hanno indotti al matrimonio. I due giovani, dapprima imbarazzanti e impacciati nell’assistere al tumultuoso conflitto di George e Martha, finiscono progressivamente per essere fagocitati dal quel vortice di recriminazioni e crudeltà che sembrano possedere totalmente i loro anfitrioni. Sotto i colpi della fredda lucidità di Nick, nell’impeccabile interpretazione di Ludovico Fededegni, e delle puerili psicosi di Honey, portata in scena da una bravissima Paola Giannini, crollano tutte le amorevoli ipocrisie che i due giovani condividono lasciandoli orfani di quella illusoria ingenuità che ne aveva accompagnato l’ingresso in scena.
Il conflitto continua tra fuochi incrociati frantumando pezzo dopo pezzo tutte le ipocrisie e le anomalie della famiglia borghese. In un crescendo di crudeltà, il massacro si consuma portando all’apoteosi la potenza della sua unica e infallibile arma, il linguaggio. Perché il testo di Albee gioca più di ogni altra cosa proprio sul potere delle parole, mostrando in maniera disarmante la potenza dissacrante e spiazzante che il linguaggio può assumere quando è lasciato libero di esprimere l’essenza delle cose.
Con Chi ha paura di Virginia Woolf? continua il viaggio di Latella nel mito del grande sogno americano e in tutte le sue ombre, un viaggio che scandaglia tutti i frammenti più patinati del mito americano puntando al fondo, per far emergere tutte quelle ipocrisie, contraddizioni e laceranti anomalie che si celano dietro la superficie di immaginazione e illusione. In Chi ha paura di Virginia Woolf? l’oggetto di attenzione sono due coppie della borghesia americana rappresentanti di due generazioni lontane, eppure gemellate da quel miscuglio di frustrate ambizioni, compromessi e svendute illusioni che solo nell’ebbrezza dell’alcool trovano il coraggio di mostrarsi nella loro interezza. Arma efferata ed infallibile è un linguaggio fatto di ritmi incessanti che amplificano fino all’estremo i drammi e le ipocrisie, rendendoli insopportabilmente e dolorosamente autentici. Chi ha paura di Virginia Woolf?, nella traduzione di Monica Capuani e nell’adattamento di Antonio Latella, è uno spettacolo che conserva ancora tutta la potenza del suo messaggio originario, uno spettacolo che non mostra neanche lontanamente i segni del tempo ma che coinvolge e sconvolge oggi come nel 1962.
Fonte Immagine: Teatro Bellini