Antonio Piccolo al CTF: Il sogno di Morfeo
Nella mitologia greca si narra che Morfeo, figlio di Ipno e di Notte, si avvicinasse piano a chi dormiva e, silenzioso, con le sue ali, entrasse nelle menti, assumendo varie forme e significati: non a caso la parola greca μορφή, alla base del suo nome, significa ‘forma’.
Il 7 luglio, nella cornice di Capodimonte, è andato in scena, per la Sezione Italiana del Campania Teatro Festival, Il sogno di Morfeo, frutto di un’idea di Antonio Piccolo, giovane drammaturgo napoletano che nel mondo della classicità è di casa.
All’Eremo dei Sogni il dio Morfeo, sua sorella Notturno e l’assistente Artemidoro di Daldi sono alle prese con l’invio dei sogni ai mortali. Ma ormai non si possono creare altro che incubi, perché l’immaginario degli umani si è inaridito. C’è solo una sognatrice che dà soddisfazione: si chiama Alice, fa dei bellissimi sogni e si diverte a guidarli. Il suo ultimo sogno però sta durando più del dovuto… Alice è in coma!
Una pièce che affonda le radici in un’antichità popolata da spiriti e divinità, ma che ha uno sguardo rivolto al presente, ad una società dimentica dei suoi desideri più semplici e sempre più assorbita da doveri e fobie che finiscono con l’inaridire anche quanto più di fantasioso caratterizzi le nostre vite: l’attimo onirico.
In un’atmosfera rocambolesca, a tratti quasi circense, Morfeo e i suoi seguaci tenteranno un’ardua impresa: un lungo viaggio nel tempo, nello spazio e nel sogno, per salvare gli uomini e ricordare loro di sognare.
Come si legge nelle note di regia di Antonio Picc: Non ci sono steccati di genere e non ci sono delimitazioni ferree nella scelta del pubblico a cui ci si rivolge: c’è la commedia, la tragedia, il realismo, la fantascienza, il paradosso, la recitazione brillante e quella intimista, scene corali, monologhi, addirittura accenni di musical; e c’è una storia che, partendo da invenzioni fantasiose, arriva ad Alice, personaggio a cavallo tra la fiaba e il contemporaneo più contemporaneo che c’è, ossia l’Universale. È il Vivere stesso, infatti, a farsi infine protagonista dello spettacolo, tanto nella sua gioia quanto nel suo male: un dilemma che riguarda tutti, i giovani come gli anziani, e non può avere recinti linguistici. Nessuno, del resto, ha mai preteso dai sogni di stare stretti in contorni troppo netti.
TESTO E REGIA DI ANTONIO PICCOLO
CON MARIO AUTORE, ANTONIA CERULLO, MELISSA DI GENOVA, ANTONIO PICCOLO, EMILIO VACCA
SCENE LUCIANO DI ROSA, LUCA SERAFINO
COSTUMI FEDERICA DEL GAUDIO
MUSICHE MARIO AUTORE
AIUTO REGIA MARCO DI PRIMA
PRODUZIONE TEATRO IN FABULA
CON IL SOSTEGNO DI MIBAC E SIAE, NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA “PER CHI CREA”
Immagine in evidenza: Ufficio Stampa