La Resistenza e il sentimento del “Baraccone Clandestino” al teatro Sannazaro di Napoli. La recensione.
“Baraccone Clandestino” e la resistenza
L'”avanspettacolo di resistenza” “Baraccone Clandestino” è in scena dal 30 gennaio al 1° febbraio al Teatro Sannazaro di Napoli. La pièce è diretta da Danilo Rovani.
Tra gli interpreti del variopinto varietà si avvicendano goliardici, irriverenti e terribilmente scanzonati lo stesso Danilo Rovani, Cosimo Alberti, Francesca Morgante, Federica Flibotto, Cristian Luino e Luca Lombardi.
I costumi degli attori della rappresentazione sono firmati: Elena Erardi.
Le musiche originali della esibizione sono di Pasquale Ruocco. Ta i musicisti presenti figurano lo stesso Pasquale Ruocco, Anthony Della Ragione e Viviana Ulisse.
Il disegno luci invece è di Tommaso Vitiello, l’organizzazione di Tiziana Beato, mentre, le foto di scena, infine, sono di Tony Lombardi.
La trama di “Baraccone Clandestino”
Uno scenario prevedibile in un futuro prossimo e una atmosfera cupa e vagamente distopica, eppure, allo stesso tempo, purtroppo, anche eventuale e molto verosimile fanno da sfondo a questo avanspettacolo “cosiddetto di resistenza”, di cui la resistenza costituisce l’intima ragione di origine ma anche il nobile fine e battagliero proposito. In effetti, questa esibizione variegata e muti-sfaccettata nasce per “resistere” ad una dittatura che si finge democrazia e prosegue, ancora una volta, per “resistere” e lottare contro un cieco e ottuso “sistema”. Come è scritto nelle note di regia: “gli artisti danno vita a una ribellione non violenta, combattuta non con le armi ma con le parole, la musica, i sentimenti”, una rivoluzione che fa leva sull’amore, sulla passione in tutte le sue forme, quindi, che utilizza, al posto delle armi, “pe mitraglia na chitarra, pe pistole ‘e tammurrielle e pe bombe ‘e pparole. (…) in questo modo, fra stracci come vestiti, piccoli attrezzi scenici e numeri di canto e recitazione, prende vita il baraccone clandestino, che, sotto forma di avanspettacolo di resistenza cerca di riportare nei suoi spettatori la sensibilità e la conoscenza che il governo vuole annientare”.
La forza e l’importanza della resistenza
Insomma, Danilo Rovani sembra volerci dire a grandi lettere, e senza troppi indugi, che non bisogna mai abbassare la guardia (questo, anche gli interpreti ce lo ripetono in modo ininterrotto), tantomeno e ancora di più in questo periodo buio, dove l’arte, tuttavia, per l’appunto, per la sua forza implicitamente e spontaneamente sovversiva, gioca un ruolo importante, se non principale, per credere che ci sia anche “altro”, per continuare a battersi, per abbattere certi stupidi quanto anacronistici muri, per indurre a pensare ed a stimolare la riflessione, per tenere sempre sveglie le coscienze e per far in modo, quindi, in conclusione, che questi tristi e angoscianti “tempi moderni”, nonostante tutte le loro relative brutture e ingiustizie, non spengano l’energia, i desideri e la determinazione interiore delle masse popolari.
Immagine di copertina su Baraccone Clandestino: Teatro Sannazzaro