Andrea Sannino in “Carosone, l’americano di Napoli”, nelle vesti del grande maestro Renato Carosone, sarà in scena al Teatro Augusteo di Napoli dal 5 al 14 Novembre con testo e direzione artistica di Federico Vacalebre, regia di Luigi Russo e produzione di Gestione Attività Teatrali in collaborazione con il teatro Trianon Viviani.
Durante lo showcase del 30 Ottobre, ad appena cinque giorni dalla prima, Luigi Russo – regista del musical – era ancora intento a rifinire i dettagli, congedando i presenti con un’esibizione di Andrea Sannino sulle note di T’aspetto ‘e nove e la canzone, più che un’esibizione, era proprio un “Vi aspetto alle nove” (di sera, del 5 Novembre). Alle ore 21:00 circa della sera del 5 Novembre, ad aspettare con ansia il musical c’era il teatro Augusteo gremito di volti, tra cui molti del teatro, della televisione e del calcio, pronti ad assistere ad un throwback sulle note di Carosone.
Ad accogliere il pubblico, un sipario aperto con proiezioni di video e giochi di luci. La scenografia di Massimiliano Pinto si è dimostrata polivalente, pronta a stupire il pubblico che all’inizio dello spettacolo vede solo dei pannelli bianchi su cui viene ricreato con delle proiezioni lo studio di Fefè (Geremia Longobardo), alter ego di Federico Vacalebre, intento a scandagliare ogni dettaglio della vita di Renato Carosone per comprendere il motivo del suo ritiro e scriverci poi una fiction. Alle prime note musicali i pannelli si aprono, ampliando lo spazio scenico che diventa addirittura a due piani, con una lunga scalinata pronta a dividersi e scoprire un’altra sorpresa: la band dal vivo.
Il musical si svolge in una cornice onirica in cui Fefè, come un moderno Dante, si addormenta durante le sue matte ricerche e si ritrova a vedere il suo Carosone Virgilio pronto a mostrargli la modernità delle proprie canzoni. A sottolineare questa modernità e l’immortalità delle canzoni del canta-pianista ci sono gli arrangiamenti di Lorenzo Hengeller che hanno coinvolto il pubblico dalla prima all’ultima nota, con commistioni di generi inserendo il rap, mashup e remix come Giuvanne cu ‘a chitarra che diventa impercettibilmente Pigliate ‘na pastiglia; il tutto reso ancora più contemporaneo con le coreografie di Ferdinando Arenella realizzate dal corpo di ballo delle Maruzzelle e dei Sarracini.
Ad interpretare Carosone è Andrea Sannino, eccellente nelle vesti di attore e impeccabile interprete delle canzoni del canta-pianista in cui ha dimostrato la sua incredibile vocalità, e che insieme a Raffaele Giglio nelle vesti di Peter Van Wood e Giovanni Imparato come Gegè di Giacomo hanno regalato al pubblico l’illusione di essere davanti all’autentico Trio Carosone. Una nota va proprio a questi ultimi due che con Butta la chiave e ‘O suspiro, hanno strabiliato l’audience intera rendendo ancora più viva la somiglianza con i grandi personaggi di cui sono interpreti. Nello spettacolo vediamo anche una colorata parentesi con un simpaticissimo Fred Buscaglione (Forlenzo Massarone) che con la sua pistola e la sua Eri Piccola Così hanno ricordato l’asse Napoli-Torino dell’amicizia con Carosone e come la sua dipartita, insieme al ritiro del canta-pianista, abbiano modificato lo scenario musicale italiano dell’epoca.
Perla indiscussa di questo musical, tuttavia, è l’inedito ‘A Signora! scritto da Carosone nel 1992 ispirandosi alla sensualissima Sharon Stone, una canzone vivace e coinvolgente, riprova della contemporaneità di Carosone. La sensualità non viene dimenticata nel musical: dopo ‘A Signora!, non poteva mancare la figura di Maruzzella, che in questo caso diventa un personaggio ibrido nella cornice onirica di Fefè che vede sua moglie Giovanna in Maruzzella (Claudia Letizia).
In conclusione, se soltanto cinque giorni prima il musical sembrava agli occhi di Luigi Russo ancora da definirsi nei dettagli, agli occhi dell’audience “Carosone, l’americano di Napoli” è un musical imperdibile, “vintage e postmoderno” come ha dichiarato Federico Vacalebre, che ha degnamente reso omaggio al grande Renato Carosone e alla sua indiscussa immortalità.
Photo credit: Teatro Augusteo