Ce steva 3 vvote, intervista a Federica Aiello
Federica Aiello, intervista all’attrice  Il Teatro cerca Casa è una rassegna teatrale unica nel suo genere. Il format, ideato e diretto dal drammaturgo Manlio Santanelli, porta gli spettacoli direttamente nei salotti privati, trasformando case e appartamenti in palcoscenici intimi e suggestivi. Giunta alla sua 13ª edizione, questa stagione promette emozioni, colpi di scena e riflessioni profonde, con 13 nuovi spettacoli, 3 ritorni e 2 eventi speciali. Il debutto della nuova stagione avverrà con lo spettacolo “Ce steva 3 vvote”, tratto da Dieci favole antiche di Giambattista Basile. Adattato e diretto da Manlio Santanelli, lo spettacolo vede protagonisti Federica Aiello e Maurizio Murano. Nell’intervista a seguire, l’attrice ci racconterà la sua esperienza in questo interessantissimo progetto. Federica Aiello, l’intervista  1. Le favole di Basile sono ancora estremamente attuali. Ci potete raccontare brevemente di cosa trattano “Lo cunto de Ficuciello”, “Lo rre e la zoccola” e “Lo cunto de Briggetella” e qual è il loro legame con la società odierna? Le favole non hanno nessun obbligo di essere specchio della contemporaneità, tant’è vero che iniziano tutte con “C’era una volta” e sono una riproposta di un mondo che non c’è più. Ma se proprio vogliamo trovare uno specchio lo possiamo individuare nella crudeltà che accomuna tutte le favole. La prima, intitolata “Lo cunto de Ficuciello”, è incentrata sulla grande astuzia di una donna che insieme al figlio più piccolo e fragile riesce a prevalere sul resto della famiglia che la vorrebbe vittima. La seconda, “Lo rre e la zoccola”, racconta la ricerca del fondoschiena della futura regnante che possa indossare perfettamente la “culotta” della regina defunta ed è una variante bizzarra, ironica, della favola di Cenerentola. Infine la terza, “Lo cunto de Briggetella”, tratta la storia di una ragazza abbandonata che si perde nel peccato ma che ritrova la via dell’innocenza grazie a una miracolosa apparizione. 2. Come nasce la collaborazione con Manlio Santanelli e con la rassegna “Il Teatro cerca Casa”? Ho avuto la fortuna di conoscere Manlio Santanelli circa 25 anni fa, per un progetto meraviglioso che si chiamava “Un autobus tutto speciale”. Uniti da una visione comune del teatro, abbiamo collaborato più volte. Considero Santanelli tra i più grandi drammaturghi viventi e rimango sempre stupita rispetto al poco interesse mostrato dalla sua città. Gli sarò sempre grata per avermi regalato per i 40 anni il primo monologo che ho portato in scena “La solitudine si deve fuggire”. Grazie a lui ho, poi, preso parte a “Il Teatro cerca Casa”, di cui è direttore artistico, una rassegna che, pur non volendosi sostituire al teatro convenzionale, dà la possibilità a noi artisti di portare avanti dei progetti che, forse, resterebbero chiusi nei nostri cassetti. 3. Un parere sulla situazione, sullo stato dell’arte in cui si trova il teatro nel 2024? La situazione “teatrale” riflette quella politico-sociale del momento. Si avverte un ristagno della curiosità per tutto ciò che è nuovo e, dunque, si tende a ripercorrere sentieri già battuti. A mio parere quello che più condiziona la crisi teatrale odierna è la mancanza di coraggio da parte di chi ha potere decisionale che persevera nel privilegiare una cerchia definita, seguendo una logica di familiarità, a scapito di realtà che avrebbero uguale diritto di esprimersi ed essere valorizzate. 4. Progetti futuri? Mi auguro che questo spettacolo possa avere fortuna quanto “Una domanda di desiderio”, altro testo di Manlio Santanelli che porterò in scena con Carlo Di Maio, prima nella rassegna “Wunderkammer” di Diego Nuzzo e poi in altri spazi teatrali. In questo particolare momento della mia vita, sto preferendo portare avanti progetti personali che mi regalano tante soddisfazioni. Non ultimo lo spettacolo “Irena Sendler: la terza madre del ghetto di Varsavia”, scritto da Roberto Giordano, che tratta la vita straordinaria di una infermiera polacca realmente esistita che ha salvato circa 2.500 bambini ebrei durante la seconda guerra mondiale. Lo spettacolo è andato in scena anche in Polonia regalandoci momenti davvero emozionanti. Mi fa piacere menzionare, inoltre, la mia recente partecipazione allo spettacolo di Fortunato Calvino “Cravattari” che quest’anno festeggia i 30 anni ed è tuttora in scena. Sono molto contenta di avere la possibilità di collaborare con giovani talentuosi, come quelli dell’Alchemia Pictures, società di produzione cinematografica indipendente con cui ho il piacere di lavorare e confrontarmi, perché credo nella loro capacità di portare freschezza, creatività e una visione nuova. Fonte immagine: ufficio stampa