Dux Pink di e con Ivonne Capece (teatro Elicantropo) | Recensione

Dux Pink di Ivonne Capece

Il nuovo spettacolo in cartellone al teatro Elicantropo di Napoli dal titolo Dux Pink, diretto ed interpretato da Ivonne Capece, svela quanto il mito di Benito Mussolini sia stato in realtà concepito e costruito da una schiera di donne a lui molto vicine.  

Stiamo parlando di Margherita Sarfatti, la donna ebrea che lo aiutò ad affermarsi socialmente, scrivendo una biografia il cui titolo divenne l’appellativo per il quale lo conosciamo tutti: Dux. Ma anche di Rachele Guidi, la moglie, che nel dopoguerra iniziò a voler imporre una “mentalità del perdono“, secondo la quale cercava di redimere lei ed il marito dalle atrocità compiute. La figlia, Edda Ciano, la ribelle che Benito Mussolini dichiarava di non essere mai riuscito a domare, nonostante egli avesse “conquistato l’Italia intera”. Ed infine in Dux Pink di e con Ivonne Capece, viene data voce a Clara Petacci, l’ultima amante e consigliera, quella alla quale capitò la stessa sorte del Duce in piazzale Loreto a Milano nel 1945.  

La maieutica del mito di Benito Mussolini in Dux Pink di e con Ivonne Capece.

Questo spettacolo, nato in occasione dei cento anni dalla Marcia su Roma, si propone quindi di demolire e sradicare uno degli stereotipi di genere più pericolosi ed intrinsechi nella nostra società: quello secondo cui le donne sono avvolte da una aura di innocenza e per questo non sono capaci di atti crudeli. Il titolo dell’opera teatrale Dux Pink affianca infatti due parole molto distanti nell’immaginario collettivo, in quanto, come sappiamo, il rosa sia genericamente associato al cosiddetto “sesso debole”. Ivonne Capece non intende approfondire i fatti storici (che sono per altro importanti e fondamentali), ma punta piuttosto a dimostrare quanto sia ormai consueto il ridimensionamento delle responsabilità femminili in situazioni di questo genere (e non solo).

La scenografia di Dux Pink, è innovativa e riuscitissima nell’utilizzare la tecnologia. Il corpo dell’attrice sembra essere un prolungamento della figura che vediamo sullo schermo, come se l’intento di Ivonne Capece fosse proprio quello di evidenziare la disumanità di ciò che accadde durante la seconda guerra mondiale. Partendo da un’immagine che rappresenta appunto la maieutica del mito di Benito Mussolini, Ivonne Capece si sveste e si traveste per incarnare non solo le donne sopracitate, ma anche quelle che in questo momento rappresentano politicamente il nostro paese nel mondo, trovando l’allarmante collegamento tra passato e presente. Infine, lo spettacolo si conclude proiettando sullo schermo una serie di oggetti con affianco dei bossoli che man mano aumentano di numero. Un pezzo di pane, un reggiseno, la penicillina, il passaporto e la carta elettorale rappresentano gli elementi di uguaglianza ottenuti con sacrifici e dolori (rappresentati dai proiettili) per cercare di raggiungere una parità che comprendesse tutti. 

(S)Blocco 5 presenta Dux Pink di e con Ivonne Capece. Scene video e costumi di Micol Vighi. Foto di scena di Luca del Pia. Regia di Ivonne Capece. Con il contributo di Regione Emilia Romagna, in partnership con Elsinor Centro di Produzione teatrale e Atrium Cultural Route Forlì, Dux Pink è parte di I0 NON CI SONO vincitore del Bando per la Memoria 2019 e 2020 di Regione Emilia Romagna.

Fonte dell’immagine in evidenza per “Dux Pink al teatro Elicantropo | Recensione”: ufficio stampa.

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