L’attore e autore napoletano Emanuele Iovino è pronto a portare in tournée È la Fine!, un intenso monologo che esplora la crisi esistenziale di un giovane trentenne in cerca della propria identità. La prima tappa sarà il 16 e 17 novembre 2024 allo ScugnizzArt di Napoli, seguita il 23 novembre da una replica allo Spazio51 di Scafati. Successivamente, sarà in scena l’8 febbraio 2025 al Madrearte di Villaricca, il 23 e 24 marzo al Teatro Itaca di Pomigliano d’Arco, l’11 aprile alla Sala Ichos di San Giovanni a Teduccio, per concludersi l’11 maggio 2025 al Fazio Open Theater di Capua.
Già accolto con ottimi riscontri, È la Fine! è un viaggio intimo e profondo che vede nella crisi un’occasione di rinascita. Ciò che spesso appare come una fase oscura diventa, per Iovino, un passaggio fondamentale per la crescita e l’autenticità. Sul palco, Gigi, il protagonista, si muove tra sogni e realtà, accompagnato dal suono evocativo di una chitarra, simbolo di un’identità fragile ma resiliente. Con un tocco di grottesco e uno stile che unisce leggerezza e introspezione, l’autore-attore invita il pubblico a riflettere su temi universali come il desiderio di autenticità, le difficoltà professionali e l’importanza di abbracciare il caos della vita.
Nell’intervista che segue, Emanuele condividerà con noi la genesi di questo spettacolo, nato tra le righe di quaderni pieni di appunti e memorie, e racconterà come il teatro sia diventato per lui un mezzo perfetto per indagare la sottile linea tra vulnerabilità e forza interiore. Dialogheremo, inoltre, su ciò che l’ha ispirato, sul ruolo terapeutico dell’arte e sul suo sguardo sulla situazione teatrale contemporanea.
L’intervista a Emanuele Iovino
Parlaci di “È la fine!”
“È la Fine!” nasce da alcuni quaderni, che mi stavano letteralmente esplodendo nel cassetto, in cui era riversata parte della mia vita vissuta tra il 2020 e il 2022. Nasce come racconto dal titolo: “Adesso trova o costruisci uno strumento di libertà”. Inizialmente l’idea era quella di farne uno spettacolo a più attori con la mia regia, ma non era ancora il momento per saltare dall’altro lato della staccionata; dunque, diventa monologo quando Giuliana Pisano lo legge e se ne innamora dicendomi che voleva farne una regia a patto che lo recitassi io. Accettai con tante insicurezze, ma ad oggi penso che sia stato il regalo migliore che potessi concedermi. Giuliana è stato il primo perno fondamentale perché ha esaltato ciò che avevo scritto con una regia pulita, quadrata, e il lavoro con lei mi ha arricchito personalmente e professionalmente.
Il secondo perno fondamentale è stato il mio amico Fabrizio Botta che mi consigliò di cambiare il titolo iniziale, che era troppo lungo: “Perché non lo chiami con la prima battuta del testo?”. Penso sia geniale, immediato ed evocativo, ironico e dal duplice significato. Ho deciso così di produrre interamente lo spettacolo e oggi, attorno a me, ho la fortuna di avere persone che mi aiutano anche con pensiero critico ad arricchire il mio viaggio: Gennaro Monforte, assistente alla regia e prezioso collaboratore grafico e tecnico; Rosa Sanzone, compagna di vita e fotografa sopraffina, attenta e mai banale nel congiurare le immagini dandogli valore aggiunto inestimabile, e infine Roberto Colasante che ha gestito la regia video per la distribuzione dello spettacolo con una cura rara. Ad oggi lo spettacolo ha debuttato al Milano Off Fringe Festival lo scorso settembre seguito dal Catania Off Fringe Festival in cui ha vinto anche un premio: “Il mondo che si muove” che ci permetterà di esibirci nell’omonimo festival che si terrà a Livorno nel corso del 2025. Ai due Fringe “È la fine!” ha avuto un ottimo riscontro di pubblico. La storia ha come colpo di scena la vita stessa che irrompe come un treno ad alta velocità addosso a questo giovane uomo, Gigi, con tutte le sue contraddizioni, si trova così costretto a fare i conti con sé stesso, con amori illusori, una famiglia oppressiva e un lavoro insoddisfacente, che sceglie solo per sopravvivenza. Lo spettacolo rappresenta un tuffo nei ricordi nella malinconia di un tempo passato. In mezzo ad un presente che va veloce ci sono vari cortocircuiti che fanno da antagonisti: l’assenza di desiderio e il dolore della perdita, la volontà di cercare un amore incondizionato, un ossimoro, secondo me. “È la fine” è anche un testo di denuncia su alcune “furbizie” del mondo del lavoro e sulle incurie dell’uomo sull’ambiente, che non passano assolutamente in secondo piano.
Nel tuo testo, la crisi del protagonista è presentata come un elemento essenziale per la crescita personale. Cosa ti ha ispirato a rappresentare questo momento come un passaggio positivo, e in che modo hai trovato nel teatro il mezzo ideale per esplorarlo?
Il protagonista del monologo, alla fine del viaggio accetta il caos dell’esistenza con un’arma in più che è la consapevolezza di poter scegliere e che la vita è fatta da fasi a corrente alternata. Il fallimento è un’opportunità di crescita e dovrebbero insegnarcelo da bambini; invece, si tende a stigmatizzarlo fin dagli anni scolastici. Bisogna avere occhi, orecchie e animi pronti per la meraviglia. Ho imparato con gli anni ad avere una grande accoglienza di ciò che mi capita, senza sforzarmi di annullare i momenti negativi ma considerandoli per ciò che sono: momenti negativi, per non dire di merda. I momenti negativi ci sembrano sempre infiniti, mentre quelli belli passano in un soffio. L’importante è saperlo e saperli assorbire.
Quando tutto crolla, nel momento in cui tutte le nostre certezze sono disintegrate cerco di vedere la vita come una carta bianca e dopo la disperazione iniziale ho la forza di prendere la penna e continuare a scrivere la mia storia sulla base dell’esperienza. Con Giuliana (la regista) abbiamo lavorato a lungo per restituire tutta l’intensità vitale ed energica del testo, esponendo le tematiche affrontate in modo grottesco e umoristico. Penso che il grottesco sia una delle armi migliori che abbiamo per rappresentare la complessità della vita e penso che la leggerezza sia una condizione importante per veicolare determinati messaggi.
Un parere sulla situazione, sullo stato dell’arte in cui si trova il teatro nel 2024
Il teatro ha la bellezza di poter risvegliare coscienze, veicolare messaggi e creare l’opportunità di riflessione. Col teatro le emozioni si generano traendo energia nello scambio continuo tra spettatori e attori, ciò fa degli spettacoli dal vivo un mezzo potente e irripetibile: “qui ed ora”. La cultura è stata fatta passare – un po’ per anni di cattiva politica e un po’ per demeriti di noi operatori culturali – come elitaria e noiosa. Oggi ragioniamo di pancia, guai a ragionare o a riflettere troppo. In questo panorama l’arte del teatro diventa pericolosa per il potere che deve disinnescarla non riconoscendone l’importanza, questo svilimento porta gli operatori culturali all’abbrutimento: non c’è voglia di fare comunità, si è sempre guardinghi e incattiviti. Dove sta scritto che con la cultura non si dovrebbe mangiare? è un mestiere come un altro!
La mia speranza è che un giorno il teatro venga insegnato nelle scuole, non col fine ultimo di creare eserciti di attori, ma per essere umani educati all’empatia e al mettersi nei panni dell’altro. Dal circolo vizioso di cui sopra al circolo virtuoso: persone che vivono la comunità con tutte le contraddizioni che la complessità della società porta con sé.
Emanuele Iovino, quali sono i tuoi progetti futuri?
Non sottovalutare le conseguenze dell’amore! Scherzi a parte: Portare avanti “È la fine!” godermi ogni singola data in ogni teatro che ci ospiterà da qui a maggio: saremo il 16-17 Novembre a Scugnizzart a Napoli. Poi da Spazio51 il 23 Novembre a Scafati. Nel 2025 invece siamo in stagione al Teatro MadreArte a Villaricca, Itaca Colonia Creativa a Pomigliano, Sala Ichos a San Giovanni a Teduccio e infine a Capua al Fazio Open Theater. E mi auguro di avere la costanza di continuare a distribuirlo anche per la prossima stagione. E poi sai cosa? Continuare ad essere curioso, continuare a scrivere e ad essere legato al mondo dell’arte e della creatività.
Foto a Emanuele Iovino di Rosa Sanzone