L’ego, coreografia hip-hop di Fritz Zamy, torna a Napoli dopo il successo di due anni fa al Piccolo Bellini di Napoli per tre repliche sold-out il 28, 29, 30 marzo 2025. Prodotto da Interno5 danza, vede protagonisti cinque interpreti: Volodymyr Bambenkov, Antonio Bollito, Fabrizio Guerra, Mattia Martino, Errico Riccardi e Salvatore Russo.
Uno spettacolo sin da subito molto intenso, dal ritmo serrato e scandito da una scelta musicale puntuale e variegata, che riflette la duttilità dei performer, ciascuno dei quali si distingue per una qualità di movimento unica, che conferisce alla performance vari gradi di profondità espressiva.
Sonorità che spaziano dall’ambient materico alle influenze jazz, r&b e house, tengono insieme il tessuto narrativo de L’ego, in cui i pezzi d’insieme dialogano, spesso in maniera virtuosa, con gli assoli.
L’ego: la danza come esplorazione di sé va in scena al Bellini
Con una scenografia minimale ma efficace, L’ego è frutto di una visione personale, vissuta con grande intensità dagli interpreti del conflitto interiore che nasce dal confronto con l’alterità, che si concretizza in un linguaggio corporeo potente e diretto.
Ogni corporeità racconta al pubblico una storia differente o versioni diverse della medesima storia, che parla del cortocircuito emergente dal confronto tra i propri demoni e conflitti e la realtà sociale in cui si è immersi. L’incontro-scontro con sé stessi è il tema del pezzo che Fabrizio Guerra danza con lo specchio, che allude anche alla complessità insita nel rapporto con la propria immagine riflessa e filtrata da uno specchio. Sintomo del conflitto interiore sono anche le voci, interpretate da due dei performer, che uno dei danzatori è costretto ad ascoltare a lungo, senza possibilità di fuga. Una condizione che si traduce in un’immobilità ed impotenza iniziali, che si sciolgono infine in un assolo teso ed inquieto, in cui il tempo si dilata inevitabilmente.
La danza si fa espressione di una riflessione sulla complessità dell’essere umano, sull’incapacità di definire davvero qualcosa, chiudendola in una categoria. Fritz Zamy, con la sua coreografia riesce a superare i confini tradizionalmente imposti all’hip-hop e alla street dance, che trasporta invece in una dimensione insolitamente profonda e teatrale, rivelandone le possibilità espressive.
Chi è Fritz Zamy
Di origini Haitiane, ha trascorso la sua adolescenza viaggiando, tra la Martinique, la Florida e Parigi per poi stabilirsi in Italia dove giocato un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura e della danza house nel nostro paese come coreografo e ballerino di street dance.
Fondatore della premiata crew Tree Boo Dancers, con la quale ha partecipato a eventi di fama internazionale tra cui il MNN di New York nel 2007, il Session 2 Style di Parigi nel 2006 e a Tokyo nel 2009. È inoltre art director di uno degli eventi più prestigiosi d’Europa, nel settore House Dance Europe.
Fonte immagine: Teatro Bellini