Giovanna D’arco con Gaia Aprea a Galleria Toledo

Giovanna d'arco

Il Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo sabato 23 e domenica 24 aprile ospita uno spettacolo articolato e potente: Giovanna D’arco, interpretato da Gaia Aprea, unica e convincente attrice protagonista sulla scena in un ruolo arduo ma attraente.

Il testo è tratto da un appassionato poemetto di Maria Luisa Spaziani, per anni curiosa ricercatrice e studiosa delle tracce di Giovanna D’arco. La regia e l’interpretazione di Gaia Aprea mettono in luce lo smisurato talento di una donna-artista che – investita di una luce bianca e invasata dalle musiche dei Pink Floyd – indossa egregiamente i panni dell’eroina.

Tra acqua e fuoco, tra purezza e ardore, Giovanna D’arco: fragile anima e coraggiosa combattente

Non c’è spiegazione razionale quando ci si siede in platea e si assiste a un’opera di una tale suggestione. La percezione è quella di sentirsi sospesi a metà tra cielo e terra, quando dinanzi ai nostri occhi si compie l’atto miracoloso di vedere reincarnata una figura lontana nel tempo, ma mai caduta nell’oblio.

Gaia Aprea, in veste di Giovanna D’arco, si colloca in questo spazio inframmezzato: tra il pubblico e la storia, tra la realtà del tormento e della passione, che traspare, vera, dai suoi occhi, e la finzione della scena. Vestita interamente di bianco, quasi fosse un angelo, legittimata dalla volontà divina, narra la sua audace avventura da battagliera. Il busto è corazzato per proteggersi e attaccare. La docile Pulzella, dall’anima altissima, è in grado di aprire il petto all’ascolto del messaggio divino, ma, a un punto, anche di liberarsi dell’armatura e spalancare il cuore per farsi ascoltare. Così, con parole di delicatissima poesia, si racconta mostrando il suo lato più fragile, intriso di paure recondite.

Sul palco un’androgina Giovanna D’arco mostra le sue braccia nude e muscolose, il volto imperioso di condottiera, ma anche i suoi delicati seni, gli occhi luccicanti e commossi. L’attrice trasmette con sincerità lo stato inebriato dell’umano, che si sente posseduto da una forza indomabile e superiore, ma anche l’immensità di un corpo mortale in grado di contenerla. L’eroina arde d’amore, un amore vergine, incontaminato, trasparente come l’acqua. In lei si nasconde però anche un fuoco, che è rovente passione, dal colore del sangue e dell’aurora. Così la Pulzella è la sintesi di un nuovo desiderio che nasce ma, al contempo, muore o viene soffocato: quello di liberazione della Francia, quello di riscatto di una donna dalle sue umili origini, quello di virilità che risiede in ogni aspetto femmineo.

Forse è lo spirito a non morire: la combattività della donna che alza la testa e dimostra di essere in grado di assumere un ruolo di comando, il coraggio di chi non si arrende al proprio destino, ma lo sceglie, pagando il prezzo della noia, del rimorso e della tristezza. Rimangono le ceneri di una storia che, ancora oggi, vengono raccolte per appiccare un incendio di emozioni sul palco di una Galleria moderna. Vive questo spirito tra chi ha potuto godere del piacere di questo monologo, le cui parole hanno il potere di riecheggiare ancora e ancora.

Tra acqua e fuoco si instaura per la prima volta un compromesso: Gaia Aprea è stata capace di renderli amici per un’ora, attraverso il potere immaginifico del teatro.

A proposito di Chiara Aloia

Chiara Aloia nasce a Formia nel 1999. Laureata in Lettere moderne presso l’Università Federico II di Napoli, è attualmente studentessa di Filologia moderna.

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