Giovanni Meola di recente ha diretto Trilogia dell’Indignazione al teatro Piccolo Bellini di Napoli. La nostra intervista!
Filmografia del regista
Giovanni Meola è un drammaturgo, sceneggiatore, regista italiano (teatrale e cinematografico), ma anche un formatore, ideatore di progetti, rassegne e antologie di letture drammatizzate (ricordiamo; I Racconti che ci Raccontano, Scritti (ancora) Corsari, Teatro & Legalità, Tetralogia Barbara, La Base dell’Iceberg).
Oltretutto, è ideatore e direttore artistico di due rassegne teatrali tuttora in vita: Teatro alla Deriva (arrivata nel 2022 alla sua undicesima ed.) e Teatro Deconfiscato (nel 2021 alla sua settima edizione). La sua opera è pubblicata nel 2017 da Homo Scrivens: TEATRO comprende 7 drammaturgie ed è accompagnato dalla prefazione di Elena Bucci.
La produzione drammaturgica di Meola alterna italiano e napoletano.
Virus Teatrali
Nel 2003, il regista crea e capeggia la compagnia indipendente Virus Teatrali con cui è produttore o co-produttore di svariate pièces di successo, tra cui: L’Infame, Il Sulfamidico, Frat ‘e Sanghe, Le Gerarchiadi, Le Preziose Ridicole, Munno e Terzo Munno, L’Internazionale, Il Confessore, Il Summit di Carnevale, Il Giorno Della Laurea, Io So e Ho Le Prove, TRE. Le Sorelle Prozorov, Trilogia dell’Indignazione, Il Bambino con la Bicicletta Rossa, Amleto.
Virus Film e i premi
Con Virus Film, inoltre, Giovanni Meola ha curato la regia, la produzione e la sceneggiatura di 7 cortometraggi cinematografici pluripremiati, vincendo i premi Martucci 2006 (miglior testo originale LO SGARRO), Girulà 2007 (miglior progetto con i giovani per i giovani), Enriquez 2008 (miglior testo di drammaturgia civile L’INFAME e segnalazione di tutta l’attività) e Landieri 2012 (miglior testo originale L’INFAME). Abbiamo intervistato il prolifico regista per discutere della sua recente direzione e trasposizione della Trilogia dell’Indignazione di Esteve Soler al teatro Piccolo Bellini di Napoli, realizzata in sette brevi atti unici (21 sono quelli della versione originale).
Codici e linguaggi utilizzati da Giovanni Meola
Ciao Giovanni,
Sei drammaturgo, sceneggiatore e regista teatrale, oltre che cinematografico. Inoltre, la tua produzione drammaturgica alterna testi in italiano e testi in napoletano. Tra tutte le tue attività artistiche e tutti i “codici” che utilizzi sul piano espressivo, quale canale, linguaggio o attività puoi affermare di “sentire” maggiormente tuo/a?
A questa domanda posso rispondere in un unico modo: tutti. So che può sembrare semplicistico, ma da quando ho cominciato questo percorso mi sono ripromesso di essere il più onesto possibile con me stesso, per poterlo essere con i collaboratori e il pubblico. Questo significa che se e quando decido di realizzare un progetto (e, tra i tanti, ci aggiungo ad esempio un cortometraggio di animazione, progetti di letture drammatizzate, creazione di format e direzioni artistiche, ecc.) lo faccio solo alla fine di un periodo di studio, ricerca e approfondimento tali da essere certo di fare il massimo per evitare di essere superficiale o banale. Poi, ovviamente, sta sempre a chi riceve ciò che facciamo testimoniarci sulla bontà o meno di quello che si realizza.
Le similitudini e i punti di contatto tra Giovanni Meola e Esteve Soler
Il drammaturgo catalano Esteve Soler è noto per il suo atteggiamento critico nei riguardi della realtà oltre che per la sua scrittura per così dire “’episodica” e sintetica. Personalmente, cosa ritieni ti abbia spinto a voler mettere in scena Trilogia dell’Indignazione e quali cambiamenti ti ha suggerito tale scelta dal punto di vista stilistico?
Sono stato spinto a mettere in scena Trilogia dell’Indignazione di Esteve Soler per una forte consonanza di temi e scrittura. Il suo cinismo, il suo paradosso, il suo grottesco, all’interno di una realtà distorta, sghemba, deviata (distopica, si direbbe oggi), sono parenti stretti di alcuni miei testi e alcuni miei progetti. Inoltre, la frammentarietà di questa Trilogia (21 episodi in tutto, 7 dei quali selezionati, ridotti e adattati da me per il mio e nostro spettacolo) era quello che cercavo per riportare in scena un lavoro a episodi dopo l’esperienza di quasi due decenni fa con il mio ‘Schizzi e Lapilli’. Volevo provare a vedere che effetto facesse oggi ma lavorando per la prima volta su una drammaturgia contemporanea ma di un autore straniero. E l’incontro con Esteve, che è una persona splendida e solare, capace però di creare tante” mini black comedy”, è stato davvero felice e stimolante per me.
I progetti con Esteve Soler
Hai dichiarato, in una recente intervista, di possedere con il drammaturgo Esteve Soler una notevole sintonia e affinità e di star operando diverse sinergie e collaborazioni con lo stesso per quanto concerne le vostre reciproche produzioni artistiche. Ti va di raccontarci a questo proposito qualche progetto al quale state lavorando insieme o in modo speculare?
Stiamo ipotizzando di collaborare di nuovo, in futuro, è vero. Non abbiamo ancora individuato il progetto giusto ma sono convinto che, a maggior ragione dopo che avrà visto lo spettacolo dal vivo (verrà a Napoli apposta per assistervi nei giorni di rappresentazione presso il “Piccolo Bellini”), sapremo trovare quello che ci permetterà di trovarci di nuovo in piena sintonia, come accaduto in questa occasione.
Perché assistere allo spettacolo Trilogia dell’Indignazione
Perché secondo il tuo punto di vista gli spettatori dovrebbero vedere Trilogia dell’Indignazione diretto da te?
In primo luogo perché parla di noi, anche il tutto è trasposto in una realtà che paradossale e alternativa, come se questi personaggi si trovassero catapultati in un mondo apparentemente uguale al nostro ma con regole assurde che loro trovano normali (ma non è quello che accade sempre più spesso anche a noi nella nostra, di realtà?), in secondo luogo perché oltre a far riflettere, suggestionare e impressionare, come dovrebbe provare sempre a fare il teatro (e noi ci proviamo al massimo grado, come sempre, augurandoci di riuscirvi), è anche appunto una “black comedy” pieno di momenti in cui si ride, e di gusto. Per finire perché, grazie ai miei splendidi attori (Roberta Astuti, Sara Missaglia e Chiara Vitiello, con me anche nella bellissima avventura dell’adattamento di ‘Tre Sorelle’ di Cechov, che va avanti da anni e con cui abbiamo recentemente vinto il ‘Do It’ Festival 2022, per la ‘Miglior Regia’, più Vincenzo Coppola), ad Annalisa Miele, preziosa quanto insostituibile ass.te alla regia, ai costumi di Marina Mango e alla scenografia di Flaviano Barbarisi (entrambi fantastici nel tradurre le mie suggestiono in oggetti e abiti assolutamente creativi e funzionali allo stesso tempo), sono riuscito a concretizzare un universo-mondo nel quale tutto si tiene e nel quale, cosa ovviamente non prevista dall’autore, ma da lui molto apprezzata, diventano personaggi anche le didascalie dello spettacolo, ‘interpretate’ con tanto di lavoro fisico, intenzionale ed emotivo dai vari attori, di episodio in episodio. Questi sono i principali motivi per misurarsi con la visione di questo lavoro, a mio avviso.
Clelia Moscariello
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