“Il compleanno” diretto di Harold Pinter diretto da Peter Stein al Teatro Sannazzaro dal 2 al 4 dicembre 2022: la recensione dell’opera teatrale
“Il compleanno” di Harold Pinter diretto da Peter Stein al Teatro Sannazzaro
La famosa pièce teatrale “Il compleanno” di Harold Pinter diretta da Peter Stein è andato in scena al Teatro Sannazzaro di Napoli dal 2 al 4 dicembre. Nel cast erano presenti gli attori: Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Fernando Maraghini, Alessandro Sampaoli, Emilia Scatigno.
Il dramma “Il compleanno” è stato rappresentato per la prima volta il 28 aprile 1958 all’Arts Theatre di Cambridge per la regia di Peter Wood ed esso costituisce una delle opere del famoso drammaturgo inglese maggiormente conosciute e considerate al mondo, Pinter la scrisse all’età di appena 27 anni, impressionato dalla lettura del “Processo” di Franz Kafka oltre che dalle suggestioni del “teatro dell’assurdo” di Samuel Beckett.
Un “no sense” globale
In effetti perplime e sorprende, angoscia ed inquieta questo spettacolo, nel quale aleggia un “no sense” globale, e in cui il vuoto, l’illogico e il turbamento, non solo dell’individuo ma della intera collettività, sembrano avere la meglio e prevalere, infine, su tutte le rassicurazioni possibili, sull’eventuale conforto e su quello che potrebbe costituire un ipotetico ottimismo generale, fino ad ottenere il risultato di spaventare e anche sbigottire lo spettatore ignaro e spesso inconsapevole della messa in scena.
Eppure, a intimorire la platea non è affatto qualcosa in particolare, non esiste, infatti, nessun riferimento specifico a qualcosa o a qualcuno che possegga effettivamente la capacità di provocare simili reazioni, all’interno di tutto il testo del famoso pezzo teatrale. A terrorizzare, invece, appare essere, per l’appunto, l’assenza volontaria di riferimenti, a sgomentare probabilmente sono proprio il rimando continuo e silente ed il rinvio implicito ma ininterrotto a qualcosa di orribile che è nell’aria e che sta per accadere, pur non nominandola tale cosa, e facendo, in tal modo, così, da far permanere lo spettatore in uno stato di attesa perenne e di dubbio riguardo all’assillo e alla minaccia una vera e propria incognita.
La censura e il teatro dell’assurdo
Siamo negli anni della censura, del dopoguerra, della repressione insomma e proprio quel nemico invisibile e indefinito che è impossibile nominare e, quindi, descrivere in concreto, soffoca la società, la annienta, tentando a poco a poco di spegnere e di esaurire il suo barlume interiore nonché lo stimolo creativo e vitale del soggetto.
Il regista Peter Stein chiarisce, in effetti, interpellato sull’opera in questione che: «I 63 anni che sono passati dalla creazione de “Il compleanno” di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente, con un passato non molto chiaro, è raggiunto da questo passato, messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana. L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione. La domanda “chi siamo noi?”, alla quale non possiamo mai rispondere perché una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore».
Esatto, nonostante siano trascorsi 63 anni dal concepimento e dalla realizzazione de “ Il compleanno” di Pinter, l’esistenzialismo, l’alienazione e la crisi dell’uomo contemporaneo con le inevitabili conseguenze dell’incomunicabilità e della solitudine prevalgono ancora e sono rese alla perfezione anche dalla regia di Peter Stein, la quale, pur apportando alcune minuscole e minimali variazioni alla complessità dell’opera originale, riesce a rendere, tuttavia, in modo superbo e magnifico quanto naturale, l’atmosfera e il pathos dell’epoca, mediante un linguaggio e un arredamento poveri e sobri e grazie alla interpretazione magistrale di tutti gli attori, oltre che ad un lavoro certosino e meticoloso compiuto dall’eccelso lavoro di traduzione da parte di Alessandra Serra.
Immagine in evidenza: https://www.facebook.com/TeatroSannazaro/photos/a.713282022017694/6043804378965405