I’m sorry di Jan Fabre alla Sala Assoli | Recensione

I'm sorry

Continua la rassegna straniera del Campania Teatro Festival 2024 con I’m sorry di Jan Fabre, in italiano con sovratitoli in inglese, andato in scena il 10 e 11 dicembre, ancora una volta alla Sala Assoli.

Un manto di foglie colorate dei colori dell’autunno. Una donna bionda, vestita di bianco al centro della scena, è Stella Höttler. Alle sue spalle le proiezioni delle parti di un corpo, il suo corpo. A rompere il silenzio il suo I’m sorry, a iniziare ogni frase secca, spezzata, a scusarsi per tutto, per come appare, per come si comporta, per quello che dice. I’m sorry, un testo scritto, a quattro mani, dallo stravagante artista belga e dalla stessa Stella Höttler.

Una donna bellissima, bianca ed eterosessuale, che si scusa per la sua bellezza, per il suo avvenente corpo, descritto minuziosamente in ogni singola parte, per mezzo delle parole, ma anche delle immagini che, a ripetizione, si succedono alle sue spalle. Ogni aspetto della sua persona rimanda meravigliosamente a un artista, la sua persona un’opera d’arte.

I’m sorry. Non più l’ammissione compiaciuta di essere un errore del precedente spettacolo di Jan Fabre, I’m a mistake, andato in scena sempre alla Sala Assoli; stavolta scuse su scuse, avvolte dalla musica di Bach. Ancora una volta, assistiamo a uno spettacolo che mette in scena la potenza comunicativa del corpo: movenze, suoni, sguardi, parole. Ancora una volta un manifesto di protesta, contro quella società che si protegge dall’ascolto di opinioni dissenzienti, che impedisce di rafforzare le proprie argomentazioni. Il dialogo non è forse la base della democrazia?

I’m sorry, perché sono una donna. I’m sorry, perché sono bianca. I’m sorry, perché sono una femminista che non odia gli uomini. I’m sorry, perché sono eterosessuale. Parole pronunciate, scandite, gridate. Parole scagliate contro ogni regola imposta dalla società, contro il politicamente corretto di chi vive, come un pesciolino rosso, nel chiuso della sua boccia di vetro. Parole che invitano all’apertura, al confronto, al superamento di ogni censura.

Eccessi, trasgressione, libertà. Costanti nella produzione dell’artista belga, che rendono imperdibile ogni suo spettacolo, se è vero che del teatro è proprio questa la funzione: sconvolgere e risvegliare animi sempre più pericolosamente assopiti.

TESTO JAN FABRE & STELLA HÖTTLER
COSTUMI, SCENOGRAFIA E REGIA JAN FABRE
PERFORMER STELLA HÖTTLER
MUSIC EDITOR ALMA AUER
MUSICHE JOHANN SEBASTIAN BACH: MATTHAUS-PASSION, 1954 RECORDING BY WIENER PHILHARMONIKER, WIENER SINGAKADEMIE, WIENER SÄNGERKNABEN, CONDUCTED BY WILHELM FURTWÄNGLER (1886 – 1954)
DRAMMATURGIA MIET MARTENS
LIGHTING DESIGN E TECNICA WOUT JANSSENS
FILM WOUT JANSSENS

Troubleyn/Jan Fabre è supportato da the Flemish Community.
Troubleyn/Jan Fabre è patrocinato da Katoen Natie.

Fonte immagine in evidenza: Ufficio Stampa

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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