Ismene di Ghiannis Ristos a Galleria Toledo | Recensione

Ismene Galleria Toledo

Ismene di Ghiannis Ristos, regia di Fulvio Cauteruccio, va in scena a Galleria Toledo il 12 e il 13 ottobre.

Flavio Cauteruccio dirige un monologo drammatico contenuto nel capolavoro del poeta greco Ghiannis Ritsos, tradotto per la messinscena da Nicola Crocetti.

Con Ismene di Ghiannis Ristos Fulvio Cauteruccio compie un’operazione audace: il passaggio dal mito greco alla contemporaneità, insieme a tutta la solitudine e la desolazione che comporta l’attraversamento di un lasso di tempo così lungo, con la consapevolezza di nascondere dentro di sé un sentimento immutato, irrisolto. Ismene è un’antieroina nichilista? Ismene di Fulvio Cauteruccio ha un sogno di anarchia o ha esaurito tutti i desideri?

Ismene di Fulvio Cauteruccio è rabbiosa e felice perché non crede più a tutto quello che le è stato propinato, non ha più ambizioni e può mandare “affanculo” tutto e tutti

Ismene, interpretata da Flavia Pezzo, indossa un abito nero e lungo e i tacchi a spillo, si è lasciata alle spalle la morale e l’eroismo e rivendica la libertà di scegliere per sé stessa, di slegarsi dalla propria storia, spezzare il filo che la lega alle sorti della propria stirpe.

Ismene, accompagnata sulla scena dalla chitarra elettrica e dai sintetizzatori di Massimo Bevilacqua, è un’antieroina rock, che canta a squarciagola i CCCP e i CSI. Il suo motto è: «solo tu!».

La messinscena si regge in piedi sulla forte contrapposizione – avvertita come una stortura, una dissonanza – tra la classicità (già lungimirante e moderna) dei versi di Ghiannis Ristos e i testi new wave dei Depeche Mode.

Per Ismene le parole diventano uno strumento superfluo di comunicazione, sono sufficienti il silenzio e i suoni del rock per esprimere il proprio dissenso nei confronti di un mondo che ha creato solo illusioni di vittoria, di potere e di pace.

Ismene ha i capelli biondo platino e il rossetto rosso e imbratta con una bomboletta i ritratti dei suoi familiari. Edith Piaf viene usata come colonna sonora di un atto vandalico contro il proprio passato, che mira se non alla cancellazione, almeno al superamento di una storia collettiva che ha lasciato solo orrore nel cuore di Ismene.

La scenografia di Ismene è esplicativa del tono di beffa e di risentimento che risuona nell’intero spettacolo. I lavori pittorici digitali, realizzati da Alice Leonini, rappresentano Edipo, Giocasta, Antigone, Eteocle e Polinice, tutti con lo stesso volto raffigurato in espressioni diverse, con dettagli canzonatori: baffi e pizzetti ridicoli e una benda per Edipo, il più cieco di tutti, non consapevole dei propri misfatti.

Ismene di Fulvio Cauteruccio è un’opera complessa, che spiazza, di cui si vorrebbe afferrare il senso. Non sembrano, però, essere gli obiettivi del regista dare un senso, offrire risposte. Lascia, invece, aperti gli interrogativi, come l’ardimentoso processo di ogni sperimentazione vuole.

Fulvio Cauteruccio sperimenta un linguaggio e uno stile inediti, facendo entrare per assurdo il rock nei versi della tragicità classica. È uno spettacolo che mira all’annientamento e alla morte del ricordo o alla rinascita e al riposizionamento nel mito di un personaggio rimasto ai margini? È nichilismo puro o un sogno d’anarchia?

fonte foto di copertina: ufficio stampa

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