La rottamazione di un italiano perbene, spettacolo nato da Carlo Buccirosso nel 2019, ritorna dopo diversi mesi di interruzione forzata dovuta alla pandemia. Così dal Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, dove gli attori erano andati in scena nell’aprile del 2020, ci si trasferisce al Teatro Augusteo di Napoli per più di dieci giorni: dal 20 al 31 ottobre.
La trama
Alberto Pisapia (Carlo Buccirosso) conduce un’esistenza tranquilla, è sposato con Valeria Vitiello (Donatella De Felice) e insieme crescono due figli con caratteri completamente opposti: Anna (Elvira Zingone) e Matteo (Giordano Bassetti). La prima ha ereditato la tenacia della madre, il secondo invece è molto più riflessivo e pacato.
Alberto è il proprietario di un ristorante sull’orlo del fallimento, il Picchio Rosso. A causa della crisi economica del Paese e dei debiti che si accumulano alla porta, Alberto convive da quasi quattro anni con un grave malessere che l’ha portato sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Di certo non hanno aiutato i “consigli” finanziari del cognato Ernesto (Peppe Miale), anche suo avvocato e socio in affari.
Alberto, dunque, è di fronte a un bivio: tentare il suicidio o riprovare ancora una volta ad alzarsi?
In questa scelta giocheranno un ruolo fondamentale tutti i membri della sua famiglia.
Agli attori già citati si aggiungono: Fiorella Zullo (sorella di Valeria), Gino Monteleone (il sacerdote), Matteo Tugnoli (il tuttofare), Tilde De Spirito (suocera di Alberto) e Davide Marotta (il postino).
Buccirosso, autore e regista de La rottamazione di un italiano perbene, ha affidato la scenografia a Renato Lori, così come per lo spettacolo Colpo di scena.
I temi dello spettacolo di Carlo Buccirosso
Con questo spettacolo Buccirosso affronta una vasta gamma di tematiche, più o meno spinose. È il caso, ad esempio, del fatto di cronaca di qualche anno fa riguardante la violenza in un asilo ai danni di alcuni bambini. Qui l’obiettivo è chiaro: sensibilizzare attraverso la battuta. Si tratta di un’impresa non semplice, che provoca qualche silenzio di troppo nel pubblico. Eppure è questa la forza del teatro che, in alcuni casi, si eleva a denuncia sociale. Buccirosso questo lo sa e dall’alto della sua esperienza può permetterselo.
Continua così affrontando l’argomento dell’austerità, dell’abbandono e dell’eutanasia, accennando anche alla recente raccolta firme per il referendum. C’è spazio poi per un riferimento alla Terra dei Fuochi, al fascismo (forse ispirato dal recente attacco alla sede della CGIL a Roma) e al fragile rapporto con la fede che, in molti casi, assume le forme della mera convenienza.
A tal proposito si coglie una certa influenza manzoniana, facendo indossare a Monteleone le vesti del Don Abbondio, servo di Dio in superficie ed egoista nel profondo.
Gli attori reggono comunque il peso di questi temi; le battute risultano efficaci e il pubblico ne è compiaciuto. Questo è sintomo della maturità raggiunta da Buccirosso che, tuttavia, non si dimentica delle origini e inserisce una piccola citazione, occulta ai più, a …E fuori nevica, successo dell’annata 1995 del trio Salemme-Buccirosso-Paone.
Sciolta la tensione dello spettacolo, Buccirosso si è lasciato andare durante gli inchini finali, definendosi sia contento del ritorno alla massima capienza dei teatri che incredulo data la risposta estremamente positiva del pubblico.
Vi ricordiamo la possibilità di vedere lo spettacolo fino al 31 ottobre al Teatro Augusteo. Nel frattempo ci rivolgiamo a chi ha già avuto la possibilità di guardarlo: avete capito la citazione a …E fuori nevica?
Diritti immagine copertina: Teatro Sannazaro