Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo | Recensione

Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo | Recensione

La stagione 2024/25 del Teatro di Napoli continua anche per il Ridotto del Mercadante: Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo va in scena dal 4 al 9 febbraio.

Dal rito euripideo a un rave contemporaneo

Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo – autrice e regista – prende spunto dalla nota tragedia di Euripide (Le Baccanti) del 406-407 a.C. e si fa riscrittura contemporanea accogliendo in sé mito, tragedia e attualità. Se il teatro greco era anche un momento politico insito nel concetto della pòlis, un rito collettivo, la messinscena rielaborata recupera sicuramente quello spirito di condivisione comunitaria che diventa procedimento di comprensione catartica. E quale scelta migliore di tale testo euripideo in cui figura centrale, monito costante, è Dioniso dio del vino, del piacere e del teatro stesso? Quale metafora migliore, appunto politica e catartica, di tre folli baccanti a un rave scellerato plausibilmente ambientato ai giorni nostri? La pièce va in scena con Sofia Russotto, Irma Ticozzelli e Val Wandja, le musiche presenza imprescindibile di Silvia Di Furia e Samuel Almeida da Silva live set Silvia Di Furia, le coreografie di Francesco Alex Petta. Lo spettacolo è vincitore del Premio Leo de Berardinis per artisti e compagnie under 35.

Si legge, infatti, nelle note su Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo: «I rave […] continuano a esistere e resistere, sperimentando una ricomposizione sociale contro la frammentazione e le disuguaglianze indotte e creando uno spazio in cui i corpi, incontrandosi e mischiandosi senza una direzione prefissata o uno scopo, possono accedere a una dimensione soggetta a leggi diverse da quelle che vigono nella società civile e percepirsi non tanto in una comune appartenenza, quanto in una comune presenza. Si celebrerà in quest’opera un doppio inno a Dioniso, sia attraverso la rappresentazione della festa, rito dionisiaco per eccellenza, sia attraverso la rappresentazione teatrale stessa, anch’essa arte protetta dal dio greco. Rave e teatro d’altronde hanno molto in comune, essendo entrambi rituale, performance, catarsi».

Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo: la furia del teatro, la catarsi attraverso l’arte

Sipario aperto, palcoscenico scoperto e pronto ad accogliere interpreti e pubblico in uno spazio di condivisione collettiva. Fin dall’inizio Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo recupera una dimensione ritualistica, un’atmosfera di piacere in cui la festa è uno strumento di insieme, di catarsi. In questo procedimento, allora, subito le musiche sulle note techno, tekno e house ne descrivono lo spirito dionisiaco ed i corpi sulla scena si muovono come entità libere, prive di convenzioni civili e sociali, si muovono come corpi folli. È in questa follia dionisiaca il seme del teatro, il germe di un’ampia esperienza partecipativa che ne restituisce il senso, dalle origini greche a oggi.

Le Bakkanti di Denise Diaz Montalvo, quindi, delinea un procedimento che va da una apparente ragione, alla follia, alla consapevolezza. Contesto imprescindibile di questo processo è la festa, che come si diceva poc’anzi è strumento dionisiaco di follia condivisa, di collettività in cui riconoscersi autenticamente guardando a quell’Aletheia (verità, rivelamento, dischiudimento) senza veli ornamentali. Qui la catarsi, qui il significato di un teatro che appartiene alle nostre radici più salde. Lo spettacolo non solo riesce a restituirne lo spirito, ma lo rinsalda attraverso esercizi performativi aperti a molteplici sperimentazioni, tra cui quelle vocali, quelle corporee, quelle intenzionali cariche di pathos.

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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