Caustiche, divertenti e irriverenti, “Le Signore” di Roberto Del Gaudio arrivano a colorare la stagione del teatro TRAM di Napoli dal 4 al 7 Novembre, in scena Margherita Romeo e Sarah Paone, regia di Ludovica Rambelli e Victoria De Campora.
Quella de Le Signore di Roberto Del Gaudio è una satira mordente alla società odierna, ai temi più salienti e talvolta fondamentali del mondo in cui viviamo oggi, che le due donne in scena inconsapevolmente minimizzano, rappresentando appieno la summa dei cliché. Le due donne si ritrovano, infatti, in un bar ognuna al suo tavolo e in attesa del barista Giovanni, inizialmente fingono di non vedersi, si scrutano e soltanto in un secondo momento si uniscono ad un solo tavolo e cominciano la loro impegnatissima conversazione, che di confronto intellettuale ha ben poco.
La forza dello spettacolo è affidata alla naturalezza con cui Margherita Romeo e Sarah Paone mettono in scena il testo, sembra proprio di origliare una casuale conversazione al bar, in metro o in piazza. La satira di Del Gaudio, infatti, sembra uno spaccato di una conversazione che abbiamo già ascoltato mille volte ed è proprio la spettacolarizzazione dei cliché che fa ridere l’audience, ma ad ogni parola ed ogni risata, il pubblico non può non rispecchiarsi e meditare. A fare da cornice all’infinità di frasi fatte c’è il tema dell’emancipazione femminile, la quale sembra essere un passo più vicina eppure ancora così lontana, perché nonostante tutto ciò che “le nostre nonne non avrebbero mai potuto fare”, non si dimenticano neanche le raccomandazioni di cui ha avuto bisogno Ester Mattone (Margherita Romeo) per diventare giornalista e critica o la relazione di Dorella De Sebo (Sarah Paone) con il prof. Gallo per ottenere la cattedra di Filosofia “al femminile” all’università. Eppure, quanto queste donne sono state costrette dalla società ad utilizzare questi mezzucci per ottenere il lavoro desiderato?
I vari discorsi si intavolano e finiscono per mescolarsi, non portando mai ad una vera riflessione, proprio come in una casuale conversazione quotidiana in cui, arrivati al momento clou del discorso, si viene meno all’onere del confronto intellettuale, per fare spazio ad una nuova critica sociale, o al nuovo gossip o al controllo smodato dello smartphone – ricorrente tra le due protagoniste. Non viene di certo dimenticata la pandemia, su cui si è ironizzato parlando di svariate dosi di vaccini provenienti da diverse parti del mondo ed elaborando i pass più svariati, dal green che conosciamo tutti, a quello violet per il turismo sessuale. Così come non potevano mancare i confronti tra medicina e omeopatia, il buddismo e il cristianesimo o la finta demonizzazione delle droghe da parte di chi ne ha fatto regolare uso.
Gli uomini, che siano padri, mariti, amanti o mentori, sembrano tuttavia essere l’argomento ricorrente che si scontra con la dichiarata emancipazione delle Signore; le quali restano in perenne attesa di un barista Giovanni che diventa il Godot che non arriverà mai. Proprio questa figura diventa una presenza fondamentale in scena, evidenziando la caducità delle facciate mostrate da Ester e Dorella, emancipate, eppure in perenne attesa di un uomo.
Photo credit: Teatro TRAM