Le Zie della Stella in scena in una casa nel ventre di Napoli

Le Zie della Stella

Le Zie della Stella va in scena il 21 giugno a partire dalle ore 20:30 in un’abitazione privata nel quartiere di Materdei. Si tratta di una performance sensoriale labirintica e ancestrale, che rispolvera la tradizione senza svenderla, ci fa assaggiare e odorare le specialità della tradizione napoletana senza mercificarle.

Il progetto teatrale Le Zie della Stella nasce da un’idea di Susanna Poole, direttrice del Teatro dei Sensi Rosa Pristina, nato nel 2009 a Napoli, a seguito di una ricerca e una formazione artistica portata avanti in collaborazione con il Teatro de Los Sentidos di Enrique Vargas. La compagnia è attiva a partire dal 2010 con spettacoli messi in scena in vari spazi culturali e teatrali di Napoli e dintorni.

Le Zie della Stella: tre percezioni dello spazio, tre possibilità di vedere al buio, tre piccoli mondi racchiusi nella grande Storia della tradizione

Vicino, Lontano, Altrove sono le prime tre parole che la nostra vista incontra. Nell’androne del palazzo dell’abitazione di Susanna, un cancello alto dalle sbarre nere funge da accesso a un mondo passato, a un tempo di mitologie sospese, in cui le percezioni spaziali e i piaceri sensoriali si confondono.

Ne Le Zie della Stella un ragazzo bruno dai capelli ricci e folti ci augura buon viaggio. Agli spettatori curiosi che lo importunano con mille domande, questo giovane custode del tempo risponde: «Nino ti aspetta!». Salite le scale, in attesa di entrare, ci si può rinfrescare con uno spruzzino, poi subito incontriamo gli occhi di Nino. Nino ci apre la porta, un ingresso spesso e possente, il portale per un tempo altro, per l’altrove, per la casa del mistero e della memoria imperitura dei sensi. Nel corridoio dell’ingresso compaiono tre vestaglie bianche appese sulla parete nera, dentro le quali tre corpi stanno per prendere vita.

Zia Gilda ci accoglie sull’uscio, ci tira le guance come fossimo suoi nipoti, ci fa sentire quel calore e quella familiarità che non riusciamo più a provare da adulti, da quando abbiamo smesso di andare a trovare le nostre zie, o da quando loro sono scomparse. Si sente un profumo fortissimo, quasi asfissiante, un profumo di casa vissuta, di casa-simulacro, luogo in cui ci si protegge fino a confinarsi, a rinchiudersi.

Ne Le Zie della Stella le tre zie erano le sorelle del nonno, tutte e tre cieche, ognuna con il proprio particolare carattere, con il proprio segno di riconoscimento, come erano le donne di allora, la cui forza risiedeva in una salda struttura interna, nella fiera postura, nel segreto impenetrabile nascosto dietro i tratti del volto. Le rughe sono come solchi che lasciano tracce negli sguardi di chi ci si ritrova faccia a faccia, i loro racconti di famiglia diventano storie di vite al di fuori delle coordinate, in equilibrio su quel filo in cui la narrazione cronologica dei fatti diventa mito.

Zia Gilda è quella più vicina, quella più affabile, quella che gioca con i bambini, che insieme ai nipoti attende l’ora del pranzo. Si siede accanto a noi su un grande divano rosso, le imposte delle finestre sono completamente sbarrate, si accende una luce bianca al centro del vecchio tavolino in legno ed ecco che la zia mette insieme i frammenti della storia: le foto della villeggiatura nella casa in campagna, i matrimoni dei parenti..

Così ogni membro dell’albero genealogico ha adesso per noi un volto, anche noi siamo dentro la Storia passata, la grande epopea di famiglia.

In Le Zie della Stella il primo senso che attiviamo è dunque la vista. Sperimentiamo la vicinanza, il senso di appartenenza e la partecipazione diretta all’azione teatrale – che ormai è già diventata reale – per mezzo dell’osservazione ravvicinata: della zia, dei suoi piccoli occhiali in punta di naso, dell’ambiente che ci circonda, tetro e geloso della propria intimità, ma aperto alla nostra presenza invadente.

A un tratto ecco che suona il campanello: il pranzo è pronto. Siamo tutti molto affamati, la domenica zia Pina ci fa attendere quasi le tre per mettere qualcosa sotto i denti. Zia Gilda ci ha appena messo in guardia da Pinuccia, la cui disponibilità nei nostri confronti dipende «a come sta», ma forse oggi ci è andate bene.

In Le Zie della Stella compare, piccola e solitaria, la seconda zia, che è sveglia, e ha trovato il suo modo per cavarsela. È lontana dalle cose del mondo e, infatti, quando va dal fruttivendolo non può distinguere una melanzana buona da una malamente, perché, appunto, è non vedente. Ha dovuto imparare a sentire gli odori, a discernere con l’olfatto, e ci raccomanda: «anche tu te l’aia impara».

Il suo universo è piccolo come la sua cucina, e tutte le cose che conosce sono confinate in quel quadrato, nel quale, però, gli odori di limone, di noce moscata, di ragù riescono a evocare orizzonti sterminati di piaceri.

Di fronte a zia Pina sembriamo tutti bambini incastrati in corpi goffi di adulti.

In questo viaggio nell’oscurità dell’immaginazione, prima di conoscere la verità, di vedere svelato il mistero, bisogna affidarsi. La terza zia che incontriamo ci lava le mani con un panno bagnato che immerge in una bacinella e poi ci avverte che «per aprire l’ultima porta la vista s’adda chiude». Senza la possibilità di servirsi degli occhi, gli altri sensi si acuiscono.

Ne Le Zie della Stella la porta finale è un altrove che solo il potere esperienziale di questa originale rappresentazione teatrale può riprodurre. L’altrove è un non-luogo dove si mangia, dove si balla. È una dimensione circoscritta in cui la prigionia si trasforma in una forma di libertà immaginaria ma sensazionale, e per questo più vera del reale.

La verità è uno scandalo che deve rimanere nel chiuso della casa, su quello scandalo le donne danzano. Il mistero è ora una bella Stella e ha le spalle protette da tre zie, che non vedono, ma sentono con ogni poro della pelle e trasudano vita, sapori e odori di eternità.

Le Zie della Stella riescono nel medesimo tempo (della durata di 45 minuti) a farci sentire vicini, lontani e altrove. Siamo dentro la Storia della tradizione napoletana e nella loro particolare, miracolata, disgraziata e piccolissima storia, che, per mezzo del potere dei sensi, assume un carattere universale.

Le Zie della Stella con Susanna Poole, Cinzia Romanucci, Roberta Di Domenico De Caro, Cristoforo Cozzolino, Rosaria Bisceglia, Francesco Tardio vi dà appuntamento in autunno.

Le Zie della Stella: foto copertina fonte ufficio stampa

A proposito di Chiara Aloia

Chiara Aloia nasce a Formia nel 1999. Laureata in Lettere moderne presso l'università Federico II di Napoli, è attualmente studentessa di Filologia moderna. Si nutre di libri e poesia. I viaggi più interessanti li fa davanti al grande schermo.

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