Divine sono le donne descritte nella Commedia dantesca, a cui si vuole fare omaggio con questa pièce di versi in danza prodotta dalla ARB Dance Company, con drammaturgia e regia di Michele Casella, in scena al Piccolo Bellini di Napoli dal 15 al 17 Ottobre. Tuttavia, non bisogna essere tecnici per omaggiare con l’aggettivo divine anche le coreografie di Roberta De Rosa, messe in scena dalla stessa e da Martina Fasano, Nello Giglio, Katia Marocco e Nicola Picardi.
Dopo il buio del sipario, lo spettatore della pièce di Michele Casella è invitato a percorrere un viaggio dantesco sulle ali di diverse donne; per prime in scena ci sono proprio Maria, Santa Lucia e Beatrice, coloro che hanno permesso a Dante, e adesso a noi spettatori, di intraprendere questo viaggio fatto di corpo più che di parola. I versi danteschi restano infatti una voce fuoricampo, animandosi subito dopo nelle coreografie e servendo quasi solo da riferimento per ricordare all’audience i protagonisti delle vicende che si apprestano ad essere mostrati.
Le ali delle donne rappresentate, le loro storie e vicende, l’analisi e l’interpretazione dei versi che le rendono protagoniste sono il focus dell’intera pièce. Michele Casella ha come obiettivo quello di invitare lo spettatore alla riflessione dopo questo viaggio, una riflessione sulla parità di genere che spesso sembra oggi non essere lontana dalle esperienze delle donne di Divine. Molte delle dame dantesche portate in scena, infatti, delle loro ali hanno solo il ricordo, spezzate anzitempo da un destino a loro nemico. Francesca da Rimini (Katia Marocco) entra in scena tirando una corda che all’altro capo nasconde Paolo (Nello Gigli). C’è una magica suspense che riempie l’aria e gli occhi del pubblico di attesa e passione, per culminare in un’insaziabile danza di corpi che rappresenta appieno la passione turbinosa che caratterizzò prima in vita e poi negli inferi la celebre coppia.
Disarmante è l’eleganza di Pia de’ Tolomei (Roberta De Rosa), che sembra fluttuare leggera sul palcoscenico nero, nel dolce tentativo di restare impressa nella memoria non solo di Dante per ricevere preghiere e uscire dal Purgatorio, ma anche nell’audience che ricorderà il suo triste assassinio da parte del marito, probabilmente interessato a seconde nozze. In scena vediamo anche Piccarda Donati e Costanza D’Altavilla, le due beate che in una danza carica di tensione vengono strappate dalle bende monacali per essere mosse come pedine in uno schema politico, unite ad uomini senza rispetto per la loro unione con Dio.
L’immagine, forse la più potente della pièce, che narra di ali di donna spezzate è quella della “serva Italia, di dolore ostello, (…) non donna di province, ma bordello!”(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78). In scena una personificazione dell’Italia (Katia Marocco) con un solo stivale, probabilmente simbolo dell’Italia stessa o il suo essere ormai donna di bordello. Donna, l’Italia, che diventa una bambola, una marionetta in mano agli uomini che si servono di lei in ogni modo, facendola dapprima volteggiare e poi abusandone senza ritegno. Restano impressi in particolare i secondi in cui i due uomini si stringono felici la mano, lasciando la “serva Italia” a terra, che pur provando a rialzarsi finisce per restare lì inerme. Fortissimo e intenso paradigma, questo, di un’Italia che tutt’oggi viene abusata e con lei molte delle donne che la abitano.
Da non dimenticare sono anche Matelda (Martina Fasano), che con una maschera dorata ipnotizza e, a momenti angoscia il pubblico, mentre con l’aiuto dei fiumi Lete ed Eunoè cerca di farci dimenticare il male e rafforzare i ricordi del bene; e la Vergine Maria senza la cui intercessione i desideri degli uomini sembrano voler volare senza ali.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali. (Paradiso XXXIII)
Sulla scia di queste parole di San Bernardo alla Vergine, che nello spettacolo vengono dedicate alla donna in modo universale, si assiste a movimenti suggestivi degli interpreti tutti sul palco che, vestiti di bianco a voler rappresentare il candore, sembrano voler spiccare il volo.
Fonte Immagine: Teatro Bellini