Recensione di Misery di William Goldman, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, in scena al Teatro Bellini di Napoli, dal 7 al 12 novembre.
La trasposizione di un romanzo, in chiave cinematografica o teatrale, porta con sé sempre un grande rischio, è un Atlante che, giusto o sbagliato che sia, porta sulle spalle il peso del confronto. Numerosi sono stati gli adattamenti cinematografici ispirati dalla scrittura, tanto prolifica quanto poliedrica, del re del thriller Stephen King. Tra questi alcuni cult, come Misery non deve morire, diretto da Robert Reiner e interpretato da James Caan e Kathy Bates, che lo stesso King ha definito uno dei suoi adattamenti preferiti.
Una storia claustrofobica quella dello scrittore Paul Sheldon (interpretato da Aldo Ottombrino) salvato e condannato dalla sua fan “numero uno”, Annie Wilkies (interpretata da Arianna Scommegna), che prende in ostaggio il suo corpo, ma prima ancora il suo genio creativo. Una storia che rivive in teatro con la sceneggiatura di William Goldman e la regia di Filippo Dini. E così, in un martedì qualunque di novembre, le tavole del Teatro Bellini di Napoli si trasformano in una località sperduta del Colorado, e più precisamente in un’abitazione di una località sperduta del Colorado.
Un uomo e una donna, uno scrittore di successo e la sua più grande ammiratrice, un manoscritto e Misery, un personaggio che non può e non deve morire. Una storia terrorizzante in cui vengono indagati i meandri della mente umana: Annie diventa l’incarnazione diabolica dell’amore che ogni essere umano nutre verso le storie e verso chi le racconta. La vediamo in continua evoluzione, ora dolce e premurosa, ora completamente invasata e rancorosa.
Una vicenda che apparentemente si svolge in un unico luogo, ma che in realtà si dipana nelle infinite stanze della mente. Follia, solitudine, crudeltà, amore, ossessione, dipendenza: «nell’angoscia della costrizione Paul affronta faccia a faccia, come mai lo ha affrontato nella sua vita, il suo demone, incarnato da Annie, quello che accompagna la vita di ogni artista: il demone tirannico e folle della creazione, che tutto dona e che in cambio vuole la vita».
Colpisce la bravura degli attori, presente nel cast anche Carlo Orlando che veste i panni dello sceriffo Buster. Incanta la splendida scenografia, una casa rotante che mostra all’occorrenza i vari ambienti, sapientemente allestita da Laura Benzi; a completare l’atmosfera angustiante della pièce Misery le luci di Pasquale Mari e le musiche di Arturo Annecchino.
Misery è un dramma psicologico che, nella visione di Dini, punta anche sull’umorismo noir facendo, a tratti, sorridere lo spettatore e, forse, storcere il naso agli affezionatissimi di King. Uno spettacolo convincente e curato in ogni singolo dettaglio. «Un testo senza tempo in cui vengono indagati i meandri della mente umana che cerca le storie, le vuole, le brama, e che di fronte alla fonte di quelle storie non può far altro che innamorarsi e nutrirsi, anche a costo di distruggere per sempre chi alimenta i suoi sogni».
Misery
di William Goldman
tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King
traduzione Francesco Bianchi
con Arianna Scommegna, Aldo Ottobrino, Carlo Orlando
musiche Arturo Annecchino
scene e costumi Laura Benzi
luci Pasquale Mari
regia Filippo Dini
assistente alla regia Carlo Orlando
produzione Fondazione Teatro Due
Fonte immagine in evidenza: Teatro Bellini