Mythos, lo spettacolo che ripercorre i miti dell’antica Grecia. Diretto e coreografato da Rossana Longo e prodotto dal Centro Studi di Danza Classica
La rappresentazione, interamente dedicata ai miti, si è svolta dall’11 al 13 aprile al Teatro Arcobaleno a Roma e ha incantato il pubblico. Ma in che cosa consisteva questo viaggio nell’antica Grecia? Scopriamolo insieme.
Una danza tra i miti greci
Nelle tre repliche andate in scena nel cuore della capitale si è tenuto Mythos: viaggio in danza attraverso i miti più belli dell’antica Grecia. Dopo le performance coordinate rispettivamente da Giuseppe Argirò a marzo e da Cinzia Maccagnano nei primi giorni di aprile, è ora il turno di Rossana Longo. L’esibizione, curata nella regia e nelle coreografie dalla direttrice artistica, è stata prodotta dal Centro Studi di Danza Classica. La performance ha portato sul palco i miti dell’antica Grecia tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, da L’asino d’oro di Apuleio e dalle Georgiche di Virgilio.
I sette racconti di Mythos
I miti portati in scena sono stati: Arianna e Teseo, Apollo e Dafne, Eco e Narciso, Diana ed Atteone, Orfeo ed Euridice, Amore e Psiche, Icaro. Le scelte artistiche della rappresentazione accompagnano lo spettatore all’interno di un mondo che resta sospeso. In uno spazio oscuro che precede la vita terrena, corpi e movimenti, musiche e silenzi, luci e ombre, si intrecciano in un linguaggio visivo che inghiotte i personaggi in una penombra che trascende la realtà.
La rappresentazione dei miti non segue un ordine preciso né c’è un collegamento tra loro. Ogni racconto è introdotto da un narratore che presenta inizialmente i personaggi, per poi lasciare spazio ai ballerini che interpretano il mito tramite la danza. Il narratore, che in alcuni momenti presta anche la voce agli interpreti, conclude ogni scena e lascia calare il buio prima di introdurre il mito successivo.
Mythos: l’essenziale come modus operandi
I confini tra palco e pubblico si fanno sottili fino a sfumare, a suggerire che tutti siamo legati a credenze sulle origini del mondo terreno, qualunque sia la visione che ne abbiamo.
Un elemento che contribuisce a portare lo spettacolo in un altro tempo è la scelta dei costumi. L’abbigliamento dei performer è ridotto al minimo: tute color carne o drappeggi essenziali che richiamano il movimento morbido dei chitoni dell’antica Grecia.
Questa essenzialità ha permesso ai corpi di esprimersi sia come interpreti di personaggi sia come presenze primordiali, in un brodo originario in subbuglio, dove tutto è ancora in divenire.
Conclusioni
Accanto al Parco di Villa Torlonia, tra i palazzetti di Via Nomentana e la quiete di un fine settimana primaverile, le tre giornate di Mythos hanno rappresentato un’occasione ideale per il pubblico di riscoprire e rivivere le storie dei miti greci.
Lo spettacolo è riuscito a costruire un’esperienza coinvolgente, senza mai sovraccaricare la messa in scena, dimostrando che è importante ricordare con chiarezza quei racconti che hanno dato origine a storie, personaggi e immaginari che ancora oggi si ripropongono in forme sempre nuove.
Immagine di copertina scattata in loco. Immagine dell’articolo scattata in loco.