‘Na Santarella di Eduardo Scarpetta: la storia della commedia

‘Na Santarella di Eduardo Scarpetta: la storia della commedia

Scritta e rappresentata per la prima volta nel lontano 1889 al Teatro Sannazaro di Napoli, ‘Na Santarella rappresenta uno dei capolavori del repertorio teatrale di Eduardo Scarpetta.

Cenni biografici

Nato a Napoli, capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo, Eduardo Scarpetta fu appassionato sin dalla tenera età al teatro, quando amava far recitare piccoli pupazzi in teatrini di legno da lui costruiti.
Scarpetta, considerato il padre del moderno teatro napoletano, ebbe un’imponente carriera da commediografo cominciata nel 1875 e durante la quale ebbe modo di affermarsi in qualità di riformatore.
Proprio a lui, infatti, dobbiamo la nascita di un vero e proprio genere: il teatro dialettale moderno.

Il teatro napoletano prima di Scarpetta era legato alla maschera di Pulcinella, un personaggio che, sin da sempre, rappresenta il popolo napoletano: furbo e capace di cavarsela in tutte le situazioni. Con l’affermarsi delle opere scarpettiane, invece, accanto a Pulcinella si fa spazio la maschera di Felice Sciosciammocca, addentrandosi nei cambiamenti tra i gusti dei napoletani.
Questo nome letteralmente significa soffia in bocca, per indicare una persona sempre a bocca aperta, credulona e ingenua.
Questa nuova maschera ottenne un grandissimo successo a Napoli, da protagonista delle maggiori opere di Eduardo Scarpetta, a partire da Il medico dei pazzi fino a Miseria e Nobiltà.

‘Na Santarella di Eduardo Scarpetta, la trama

La maschera di Felice Sciosciammocca è presente anche in ‘Na Santarella di Eduardo Scarpetta, opera tratta dall’operetta francese Mam’zelle Nitouche, di cui Scarpetta conservò la trama ma cambiò le ambientazioni.
Il personaggio di Felice ha una doppia vita: di giorno lavora presso il convento delle Rondinelle in qualità di organista, insegnando musica alle educande che lì vi vivono e di notte, invece, sotto falso nome, è conosciuto a teatro come importante autore di operette. Un giorno, questo suo segreto fu scoperto da una delle educande, Nannina, che viene detta Santarella per il suo mostrarsi con tutti ingenua e innocente, specialmente con la madre superiora, Donna Rachele.

Dal canto suo, la superiora insieme allo zio di Nannina, aveva architettato un matrimonio per la giovane con un ufficiale di cavalleria di nome Eugenio Poretti. Tuttavia quest’idea fu tenuta nascosta all’educanda che, convinta di dover semplicemente recarsi a Roma con Felice Sciosciammocca, non sa che il motivo del viaggio era proprio il suo matrimonio.

Al momento di partire, però, la Santarella di Eduardo Scarpetta minaccia don Felice dicendogli che se non l’avesse condotta a teatro a vedere La figlia dell’imperatore, cioè l’opera maggiore dell’alter ego di Felice, lei avrebbe rivelato a tutti il segreto del Maestro.

Ceduto alla minaccia, don Felice porta Nannina a teatro scatenando, però, un putiferio: Cesira, la prima donna dello spettacolo, si ingelosisce e fugge via, lasciando il suo ruolo scoperto. A prendere il suo posto sarà la stessa Nannina che reciterà per la prima volta su un palcoscenico, attirando l’attenzione di una persona in particolare: Eugenio Poretti, l’uomo per cui lei era promessa sposa.

Senza saperlo, i due giovani si innamorano a teatro e, infine, si sposeranno felicemente.

La villa al Vomero

Proprio in onore della Santarella, è intitolata una villa sulla collina del Vomero a Napoli. Essa fu, infatti, fatta costruire da Scarpetta con il ricavato ottenuto dalla messa in scesa de ‘Na Santarella. L’edificio, situato in Via Luigia Sanfelice all’angolo con via Filippo Palizzi, è espressione dello stile liberty napoletano, con la sua forma particolare con le quattro torrette che si ergono agli angoli come in un piccolo castello, che valsero alla villa la scherzosa definizione dallo stesso Eduardo: «pare nu cummò sotto e ‘ncoppa», cioè, il palazzo sembrava un comò capovolto.

Un’altra peculiarità dell’edificio di forma squadrata è la scritta che fu fatta apporre sulla facciata: Qui rido io, sottolineando l’intenzione di Scarpetta di avere, in quella casa, un momento per sé per ridere, proprio come lui faceva ridere gli altri a teatro.
Proprio per ricordare il teatro e la farsa a cui era stata dedicata la villa, nell’androne del palazzo furono collocate due statue: una di Eduardo Scarpetta a grandezza naturale e un’altra dell’attrice che rappresentava in scena il personaggio di Santarella.

 

Fonte immagine in evidenza: archivio personale

A proposito di Ottavia Piccolo

Sono una studentessa dell'Università L'Orientale di Napoli. Appassionata di lingue straniere, amo soprattutto conoscere nuove culture, osservare e... scrivere! Fondo la mia vita sull'arte: la musica e la fotografia in cima alla lista!

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