Dal 21 al 23 marzo 2025 è andato in scena presso il “Teatro di Documenti” a Roma lo spettacolo teatrale “Non si può amare la vita senza vita”, di Beatrice Rincicotti.
Lo spettacolo “Non si può amare la vita senza vita”: lo spettacolo
Lo spettacolo tratta il difficile e doloroso tema della violenza di genere e la problematica dei femminicidi. Questo attraverso la prospettiva di quattro donne che, dialogando tra loro e con il pubblico, raccontano la loro storia di violenza subita dagli uomini della loro vita. Le interpreti sono delle attrici eccezionali: Elena Giovannini, Beatrice Giovani, Alisia Pizzonia e Beatrice Rincicotti. Ognuna di loro rappresenta una caratteristica femminile precisa: la libertà, la purezza, la maternità e l’emarginazione.
La rappresentazione ha un tono crudo, diretto e drammatico che tocca lo spettatore e obbliga lo spettatore a riflettere sui fatti narrati. Il tema della violenza viene esplorato in più sfaccettature, con la storia di una donna sposata che deve pensare anche alla sicurezza del suo bambino, di una ragazza non creduta da chi le sta attorno, di una innamorata dell’amore che spera sempre nella redenzione dell’amato, di una donna argentina che sa quanto sia complesso e sistemico il problema della violenza di genere. Questa scelta di raccontare quattro storie diverse, accomunate dallo stesso finale, mostra i diversi modi in cui si dirama la violenza di genere e i vari segnali che possono aiutarci a riconoscerla. Viene data voce anche al “carnefice”, che non viene sollevato dalla responsabilità di assumersi le sue colpe, con un messaggio anche a “lui”.
I messaggi chiave includono la giustizia sociale e di genere, la memoria delle vittime, l’amore vero e libero. Molto di tutto ciò arriva allo spettatore grazie alla particolare struttura dello spettacolo, che combina monologhi, dialoghi, movimenti coreografici e corali.
Cos’è il Teatro di Documenti
Il Teatro di Documenti è anche un’associazione, fondata nel 1988 da Luciano Damiani, Luca Ronconi e Giuseppe Sinopoli. Dal 2007 dopo la scomparsa di Damiani, Carla Ceravoli è la direttrice artistica. Da sempre la linea artistica seguita prevedeva sperimentazione artistica nei linguaggi, e la volontà di raccontare tutte le sfaccettature del tempo presente.
Quello del Teatro di Documenti è un palco particolarmente suggestivo, che ha sicuramente aiutato la resa dello spettacolo.
Situato nel quartiere di Testaccio, il teatro di documenti è una piccola meraviglia romana. Le sue sale sono state ricavate da grotte del 600’ dentro il monte dei cocci, dove una volta si conservavano le derrate alimentari. Uno spazio teatrale dinamico, che avvicina gli interpreti al pubblico, e col suo ambiente bianco candido diventa una tela perfetta per la visione del regista.
Damiani, il fondatore del teatro, “desiderava che gli spettatori dovessero far parte della drammaturgia anche solo con un’interazione spaziale. E infatti le compagnie che vengono qui devono fare i conti con due dilemmi: dove metto gli attori e dove gli spettatori?”, spiega Carla Ceravolo, direttore artistico e collaboratrice per oltre vent’anni di Damiani (venuto a mancare nel 2007). “Damiani elimina la quarta parete, annullando la distanza tra l’azione scenica e chi guarda. Un cambio di prospettiva rivoluzionaria per quegli anni”, sottolinea Anna Ceravolo. Così, a 58 anni Damiani, dà vita al suo teatro diventando, da scenografo, anche regista e architetto. “Non si deve decorare lo spazio, ma strutturarlo”, diceva. (Il Foglio, Gianluca Rosselli).
Fonte immagine: comunicato stampa