Andromac(hi)a di Armando Rotondi e Valeria Impagliazzo, la recensione del monologo meta-teatrale che analizza il personaggio di Andromaca
Andromac(hi)a è un monologo “meta-teatrale” scritto e diretto da Armando Rotondi, mentre l’attrice Valentina Impagliazzo, la quale ha contribuito anche alla scrittura dell’opera, interpreta la protagonista. Lo spettacolo, curato anche da Martin Lewton (il direttore artistico del Theatre North e ¡Barcelona Solo! Festival) e Lea Marks, è stato presentato al Teatro TRAM di Napoli da venerdì 15 marzo fino a domenica 17.
Andromac(hi)a: uno spettacolo meta-teatrale che racconta il personaggio di Andromaca
Andromac(hi)a è uno spettacolo costituito da un monologo teatrale, un singolo atto nel quale I’attrice non recita la parte di Andromaca; piuttosto, quella del personaggio di Andromaca. L’opera del duo Rotondi-Impagliazzo non vuole focalizzarsi sulla triste storia della donna troiana (in precedenza moglie di Ettore e madre di Astianatte e resa schiava di Neottolemo, il figlio di Achille giunto dall’Epiro), così come è stata raccontata da Omero nell’Iliade, da Lesche nella Piccola Iliade e da Euripide nella tragedia omonima; bensì, vuole analizzare questo personaggio, lo vuole studiare da un punto di vista del suo comportamento e delle sue azioni sul palcoscenico; insomma, vuole farci capire perché Andromaca agisce e pensa in quel determinato modo. L’opera è costituita da una serie di “mo(vi)menti”, da notare il gioco di parole tra “momenti” e “movimenti”, i quali ci permettono di riconoscere Andromaca come quel personaggio che appare sulla scena.
Andromac(hi)a è parte della Trilogia del Rancore, la quale comprende altre due opere: Medea del Baltico e Hai paura? Non dovresti, e sarà presto pubblicata presso la casa editrice Edizioni Progetto Cultura includendo una serie di saggi scritti da critici letterari come Serena Russo, Daniela Bombara e Cristian Izzo.
Infatti, la stessa Bombara, attraverso le sue parole riportare nel comunicato stampa, spiega il significato di quest’opera: «[…] Andromaca pone in scena il suo “esserci’”, la sua condizione di testimone davanti a una morte iterata e sempre uguale […]».
La scenografia e le luci vogliono ricordare allo spettatore di essere a teatro e non in un’epoca remota
Proprio per la sua natura di spettacolo meta-teatrale, Andromac(hi)a non necessita di una maestosa scenografia che ci riporta alla città di Troia distrutta. La scenografia (curata da Ruben D’Agostino, il quale ha realizzato la catena e le sedie poste sul palcoscenico) e le luci di Tommaso Vitiello rimandano al mondo del teatro.
Non si vuole riportare lo spettatore in un’epoca lontana e fargli osservare la Grecia omerica, quel mondo di guerrieri ricostruito con fedeltà, ma si preferisce ragionare sulla dimensione teatrale di tale personaggio. La tesi esposta da Rotondi è la seguente: un personaggio teatrale ha coscienza di esistere in quel momento, soprattutto su “quegli assi di legno che costituiscono il pavimento del palcoscenico”.
Uno spettacolo che predilige la missione della meta-teatralità e della riflessione ontologica sui personaggi del palcoscenico
Andromac(hi)a è uno spettacolo rivolto soltanto ad un pubblico che conosce molto bene il mondo del teatro e la letteratura teatrale. Impagliazzo riesce a reggere la mole di lavoro di quest’opera piuttosto complessa, nonostante la sua apparente semplicità, mentre la musica curata da Marcello Vitale è splendida e accompagna il pubblico durante la visione.
Fonte immagine di copertina: Si ringrazia la direzione del Teatro TRAM per la foto