Dal 18 al 27 marzo va in scena al Piccolo Bellini Il Gelo, da e. De Filippo, di e con Mimmo Borrelli.
Mimmo Borrelli torna sul palco del Piccolo Bellini con Il Gelo, uno spettacolo intimo e sentito che trae ispirazione dall’opera e dalla biografia stessa di E. De Filippo. Un reading, una sola voce, tre storie, tre “anime pezzentelle” che sono la fotografia di un’umanità fragile e disperata.
Il teatro per Mimmo Borrelli
Con Il Gelo Mimmo Borrelli restituisce una dichiarazione d’amore che è al contempo anche il racconto sofferto e veritiero di una condanna: quella del fare teatro che altro non è che condanna e vita, dannazione e passione, sacrificio e gelo. Il drammaturgo appare solo in scena, colto in una dimensione purgatoriale, nel momento più gelido e tormentato di quella professione che è per lui vitale necessità e odiosa condanna: il momento dell’ispirazione creativa. Un teatrante solo, infreddolito, in una scena resa glaciale e arida dalle luci fredde e dall’arredo scarno, trova momentaneo conforto in una bottiglia e nella penna.
L’autore è sempre solo di fronte al lenzuolo bianco della morte in pagina, solo e infreddolito dalle idee mancanti di gesso, gelide di marmo, solo poiché la creatività non esiste. Va preparata dalle sofferenze, nutrita dalle mancanze, concimata dalle responsabilità, “attrita” dalle aspettative, nel suo meraviglioso e tragico privilegio: la libertà di creare da solo.
Questo è il teatro per Borrelli, come questo probabilmente lo era per De Filippo: un atto privato, intimo, solitario con cui l’autore cerca disperatamente, ostinatamente l’approvazione, il consenso, il gradimento del pubblico. Tutto nel teatro è dolore e stenti: la creatività, lungi dall’essere una gioiosa forza creatrice, appare come un mostruoso essere che si alimenta di assenze, mancanze, sofferenze. La vita del teatrante è una scelta radicale, un voto, un sacrificio, come lo è quella dell’uomo di mare, di colui che per amore di Dio si fa prete, di colui che per amore del gioco si abbandona ad una vita di solitudine e povertà.
Il Gelo: la trama
Borrelli ne Il Gelo immagina Eduardo, regalandoci il racconto di 3 vite disperate: tre anime del Purgatorio vere e proprie che espiano in terra i loro peccati. Padre Cicogna, De Pretore Vincenzo, Baccalà le tre anime espianti che popolano rispettivamente i tre racconti portati in scena. Il loro è un purgatorio in terra, in una Napoli caotica le tre anime scontano il peccato di vivere. Il pubblico ride di loro, si diverte delle loro umane miserie, delle loro misere vicende, di quella tenera fragilità che caratterizza ogni malfattore: eppure alla fine di ogni risata si nasconde l’amara consapevolezza che sulla scena altri non c’è che noi stessi.
Mimmo Borrelli con Il Gelo registra, in quella che è ormai la sua casa da quando due anni fa ha preso la direzione della Bellini Teatro Factory, ancora una volta un prevedibile successo. La straordinaria capacità di produrre con il corpo e con la voce immagini, di dare vita e sangue a personaggi, storie, vicende strega il pubblico raccolto nel Piccolo Bellini. La platea gremita fino all’ultimo sedile segue rapita un Borrelli che, come posseduto dalle parole, dalle storie, dai personaggi, rende un omaggio dolente e sentito al teatro e ad un teatrante enorme come De Filippo. Borrelli incanta, diverte, colpisce e turba dal più avvezzo al suo teatro fino al più scettico degli accompagnatori, il mio.
Il Gelo
da Eduardo De Filippo
con Mimmo Borrelli
musiche a cura di Antonio della Ragione
luci e spazio scenico di Salvatore Palladino
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Fonte immagine: Ph. Flavia Tartaglia