Masaniello di Tato Russo al teatro Politeama | Recensione

Masaniello di Tato Russo al teatro Politeama | Recensione

Al Teatro Politeama a partire da venerdì 21 febbraio fino a domenica 2 marzo 2025 è andato in scena il musical, Masaniello, che si pregia della regia originale dell’autore, Tato Russo, recuperata ora da Renato De Rienzo e Maurizio Sansone.

La storia di Masaniello e i mezzi narrativi moderni

Masaniello ha l’abilità di saper coniugare l’essenza della tradizione napoletana con la straordinarietà dei mezzi narrativi moderni offerti dallo strumento del musical.

La famosa opera storica, firmata dall’interprete, scrittore e commediografo italiano di origine partenopea, Tato Russo, incanta ancora oggi.

Al centro del dramma la storia di Tommaso D’Amalfi, ossia, per tutti “Masaniello”, pescivendolo ventisettenne, che ha avuto il coraggio di ribellarsi al dominio spagnolo nella Napoli del Seicento, eleggendosi “capopopolo” allo scopo di avviare nel giugno del 1647 la celeberrima insurrezione per eliminare l’imposta sui prodotti frutticoli ordinata da parte del duca d’Arcos, viceré.

In precedenza, lo stesso soggetto aveva già esordito nel 1963 dinanzi alla platea del Sistina di Roma con il titolo di Tommaso d’Amalfi e, in quel caso, era fuoriuscito in quegli anni dalla grandiosa penna di Eduardo De Filippo, interpretato poi dal compianto Domenico Modugno.

La versione attuale, invece, dipinge la figura di un Masaniello malinconico, aiutato, questa volta, da Francesco Bocci nei panni del pescivendolo capopopolo, a calarsi nel ruolo della sanguigna Bernardina è, invece, Federica De Riggi, don Giulio Genoino è interpretato da Lello Giulivo, mentre il viceré è impersonato da Roberto Del Gaudio.

Il tema centrale della libertà in Masaniello di Tato Russo

Il melodramma, cantato all’interno di entrambi i tempi del musical, viene recitato in modo magistrale ed eccellente da ben cinquanta attori ed è unico nel suo genere, oltre che caro al popolo napoletano, innanzitutto, in virtù dei suoi contenuti che rimandano in modo continuo e ininterrotto al tema centrale della libertà, ma si distingue anche per la finezza dei propri dettagli, tra i quali si citano l’attenzione ai costumi dell’epoca, che sono firmati da Giusi Giustino.

L’incipit dell’opera

La narrazione prende il via con il suono della campana della Basilica del Carmine che comunica i funerali dell’audace pescivendolo, tradito e assassinato a morte con 4 colpi di fucile da parte di due sicari per conto del duca d’Arcos, Roderigo Ponze de Leon.

Nel testo drammaturgico le scene del castello del vicerè si avvicendano a quelle che posseggono, invece, come scenario principale, la piazza Mercato, insieme a quelle dell’abitazione di Masaniello, della spiaggia e della parrocchia del Carmine.

Tirando le somme su Masaniello di Tato Russo

Uno dei più grandi meriti dello scenografo, Tonino Di Ronza, è stato, indubbiamente, quello di riuscire a rappresentare al meglio le contraddizioni esistenti tra la penuria e la miseria dell’ambiente popolare seicentesco napoletano e lo sfarzo e l’opulenza dei Vicerè.

Da rilevare ovviamente anche l’accompagnamento musicale fornito da Patrizio Marrone e Mario Ciervo, diretti dal maestro Enzo Campagnoli, e le coreografie di Ettore Squillace.

Masaniello di Tato Russo è, in definitiva, uno spettacolo assolutamente da non perdere, grazie a interpretazioni emozionanti e una cura meticolosa di ogni dettaglio.

Fonte immagine: Ufficio stampa

 

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A proposito di Clelia Moscariello

Clelia Moscariello nasce il 13 aprile nel 1981 a Napoli. Nel 1999 consegue la maturità presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II della stessa città e nel 2008 ottiene la Laurea in Scienze della Comunicazione con il massimo dei voti: 110/110 con lode. Appassionata di musica, cinema, moda, estetica e scrittura creativa, nel 2008 ottiene il diploma di consulente letterario e redattrice di case editrici da qui lavorerà fino a diventare giornalista pubblicista e collabora con le testate Periodico italiano magazine (www.periodicoitalianomagazine.it), Laici (Laici.it), “Il Giornale del ricordo” (www.ilgiornaledelricordo.it), “Il quotidiano nazionale indipendente L’Italiano news” ( https://www.litalianonews.it/), “Pink magazine Italia”, (https://pinkmagazineitalia.it/), "Eroica Fenice" (https://www.eroicafenice.com/)“Leggere: tutti”" (https://leggeretutti.eu/) ed il blog “Border Liber” (https://www.borderliber.it/) . Nel 2010 pubblica con Davide Zedda La Riflessione la prima silloge di poesie e racconti intitolata “L’ultima notte da falena”. Nel 2017 esce la sua seconda raccolta di poesie intitolata “Questa primavera” per Irda Edizioni. A luglio 2018 esce la raccolta di ballate, “Battiti”, per le Mezzelane Casa Editrice. A novembre 2021 esce la sua nuova raccolta di ballate e racconti, intitolata “Io non amo le rose”, pubblicata dalla “Pav Edizioni”. Attualmente, oltre al suo lavoro di giornalista, Clelia Moscariello collabora con diverse agenzie pubblicitarie ed editoriali come copywriter, tra le quali la DotGhost. Dal 2018 si dedica come autrice, blogger e come social manager alla sua pagina social “Psico Baci” riguardante le citazioni letterarie e la fotografia d’autore e al blog ad essa collegato: https://frasifamose.online/. È recente il suo esordio come conduttrice radiofonica presso diverse web radio, tra le quali “Radioattiva” ed “Extraradio”. Di recente, infine, ha conseguito una certificazione di recente in web marketing ed in social media marketing presso la scuola di Milano Digital Coach e collabora con il progetto “Amori.4.0” nel team di professionisti come giornalista e scrittrice, specializzata nelle tematiche di consapevolezza ed empowerment femminile, di mainstreaming di genere, di abbattimento degli stereotipi riguardanti l’educazione e di sensibilizzazione culturale relativa all’essere donna.

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