Mi chiamano Mimì di Sarah Falanga | Recensione

Mi chiamano Mimì di Sarah Falanga | Recensione

Mi chiamano Mimì” al Teatro Instabile di Napoli è un encomiabile omaggio a Mia Martini con la prosa e la musica

Il cast di Mi chiamano Mimì”

Lo spettacolo, prodotto da Accademia Magna Graecia & Teatrinedito AMG, è stato scritto e diretto dalla artista campana Sarah Falanga e interpretato ancora dalla stessa Sarah Falanga e, poi, da Giusy Paolillo, Marco Gallotti, Christian Mirone, Raffaele Perfetto al pianoforte, Davide Ferrante alla batteria e infine dalla piccola Maria Vittoria Lembo.

Mi chiamano Mimì” e l’omaggio a Mia Martini

La pièce “Mi chiamano Mimì è stata rappresentata lo scorso venerdì 27 settembre alle ore 21.00 al Teatro Instabile di Napoli.

Il Teatro Instabile, di cui Gianni Sallustro cura la direzione artistica, ha desiderato in tal modo ricordare la tormentata, geniale e dibattuta artista italiana a quasi trent’anni dalla sua scomparsa e oltretutto proprio nella data prossima a quella del compleanno della grande cantante.

L’intento della regista, Sarah Falanga

All’interno delle note di regia elaborate da Sarah Falanga è, infatti, possibile leggere: «“…Mi chiamano Mimì” è una celebrazione al mito di Mia Martini, letta attraverso il ricordo di un uomo che l’ha amata, la ama e l’amerà per sempre, pur non vivendo mai quell’amore in maniera totale, mai riconoscendolo, mai nella pienezza e nella sua importanza. Non a caso il titolo dello spettacolo riprende il celebre verso della romanza pucciniana, “mi chiamano Mimì” de La Bohème».  

Mi chiamano Mimì e La Bohème

In effetti, il rimando alla composizione lirica pucciniana, la Bohème, nella sceneggiatura del testo di “Mi chiamano Mimì” possiede l’apprezzabile merito di identificare nell’animo complesso e poliedrico di Mia Martini altresì il senso maggiormente pertinente e profondo del vocabolo. Proprio come in quel dramma, infatti, l’intera esistenza di Mimì è condotta da vera e autentica (anche se probabilmente inconsapevole) bohèmienne, la quale, proprio come farebbe una avventurosa ma imprudente funambola, non fa che arrampicarsi e dimenarsi di continuo su quelle che sono in realtà le pendici della sua stessa vita, in quanto ella si trova di frequente e, suo malgrado, in balia delle sue emozioni, delle sfide e delle vicissitudini che si accavallano e si avvicendano, in modo pressocché ininterrotto, nel corso dei suoi anni.

«Mimì dagli occhi scuri e dai capelli neri, strega del Sud! Mimì la pazza…Mimì che porta morte…Mimì che porta male!”…Non porta affatto male, perché la sua morte sviscera un amore, non solo in un uomo, ma anche nel suo pubblico, nei suoi colleghi…e dà la possibilità a coloro che negavano la Sua forza, oscurandola con tante malignità, di emergere, di farsi strada, di “occupare il suo posto” quel vuoto incolmabile che qualcuno prova ad occupare (…). Ho identificato Mia Martini in una bohèmienne. Una donna sempre alla ricerca di qualcosa: di felicità, di creatività, di libertà. A circa vent’anni dalla sua scomparsa Mia Martini è più libera e presente che mai».

Una grande performance

La messa in scena di “Mi chiamano Mimì”, emozionante, toccante e profonda come poche, ci ha permesso, in conclusione, di avvicinarci alla straordinaria personalità della grande Mimì. Probabilmente, se questo miracolo è stato possibile, lo si deve alla sensibilità e al vibrato, non solo delle corde vocali, ma anche dell’anima della talentuosa Sarah Falanga.

 

Fonte immagine: Ufficio Stampa

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A proposito di Clelia Moscariello

Clelia Moscariello nasce il 13 aprile nel 1981 a Napoli. Nel 1999 consegue la maturità presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II della stessa città e nel 2008 ottiene la Laurea in Scienze della Comunicazione con il massimo dei voti: 110/110 con lode. Appassionata di musica, cinema, moda, estetica e scrittura creativa, nel 2008 ottiene il diploma di consulente letterario e redattrice di case editrici da qui lavorerà fino a diventare giornalista pubblicista e collabora con le testate Periodico italiano magazine (www.periodicoitalianomagazine.it), Laici (Laici.it), “Il Giornale del ricordo” (www.ilgiornaledelricordo.it), “Il quotidiano nazionale indipendente L’Italiano news” ( https://www.litalianonews.it/), “Pink magazine Italia”, (https://pinkmagazineitalia.it/), "Eroica Fenice" (https://www.eroicafenice.com/)“Leggere: tutti”" (https://leggeretutti.eu/) ed il blog “Border Liber” (https://www.borderliber.it/) . Nel 2010 pubblica con Davide Zedda La Riflessione la prima silloge di poesie e racconti intitolata “L’ultima notte da falena”. Nel 2017 esce la sua seconda raccolta di poesie intitolata “Questa primavera” per Irda Edizioni. A luglio 2018 esce la raccolta di ballate, “Battiti”, per le Mezzelane Casa Editrice. A novembre 2021 esce la sua nuova raccolta di ballate e racconti, intitolata “Io non amo le rose”, pubblicata dalla “Pav Edizioni”. Attualmente, oltre al suo lavoro di giornalista, Clelia Moscariello collabora con diverse agenzie pubblicitarie ed editoriali come copywriter, tra le quali la DotGhost. Dal 2018 si dedica come autrice, blogger e come social manager alla sua pagina social “Psico Baci” riguardante le citazioni letterarie e la fotografia d’autore e al blog ad essa collegato: https://frasifamose.online/. È recente il suo esordio come conduttrice radiofonica presso diverse web radio, tra le quali “Radioattiva” ed “Extraradio”. Di recente, infine, ha conseguito una certificazione di recente in web marketing ed in social media marketing presso la scuola di Milano Digital Coach e collabora con il progetto “Amori.4.0” nel team di professionisti come giornalista e scrittrice, specializzata nelle tematiche di consapevolezza ed empowerment femminile, di mainstreaming di genere, di abbattimento degli stereotipi riguardanti l’educazione e di sensibilizzazione culturale relativa all’essere donna.

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