Sbarca a Napoli, nella prestigiosa Sala Assoli, Ricino, lo spettacolo scritto a quattro mani da Antonio Mocciola e Pasquale Marrazzo. Un amore sbocciato in tempi tiranni è il protagonista indiscusso di questa storia, il cui coraggio è un ricordo che ha il dovere di rimanere vivo nelle nostre coscienze.
Una parola apparentemente innocua, ricino, quella di una pianta dai fiori color rosso sanguigno, nella messinscena in Sala Assoli fa invece da preambolo e simbolo per le terribili sofferenze che l’uso fattosene ha provocato nel corso del ventennio fascista. Si parla, come è noto, delle indicibili torture inflitte a coloro che si dichiaravano o apparivano estranei al regime.
Nella rappresentazione diretta da Pasquale Marrazzo, il nemico di quel credo distruttivo è l’amore fra due uomini: Vito, interpretato da Diego Sommaripa, e Umberto, figlio di un gerarca fascista, reso carne ed ossa da Vincenzo Coppola. L’incontro avvenuto in una casa chiusa, che in quel momento era luogo di riparo da una pioggia imminente, diventa l’unico ambiente sicuro per fare scambio di quel sentimento puro, circondati dal candore dei lenzuoli stesi. Nel rivestirsi però, i due rivelano una differenza che sembra non poter essere sottovalutata: il colore delle loro camice, bianco per Vito, nero per Umberto (i costumi sono a cura di Lucia La Polla).
L’amore, arma potente, invisibile ed ingenua nello spettacolo Ricino in Sala Assoli
I due innamorati ricordano, come in un malinconico flashback (scelta registica innovativa e vincente), i momenti in cui vagavano ancora nell’ignoranza del tiranno padre di Umberto (Antonio D’Avino). Quest’ultimo infatti incarna i moti e gli ideali della persecuzione omosessuale perpetrata sotto la giurisdizione di Benito Mussolini e nel momento in cui scoprirà la verità sul figlio, nessuna compassione od empatia genitoriale lo fermerà dal riservare a entrambi una pena esemplare. Egli sarà artefice di ingiustizie (dalle quali, per altro, non si esenta) e della momentanea rottura del legame fra i due protagonisti prima del comune confino sulle isole Tremiti.
Per una produzione Post Teatro, lo spettacolo Ricino ospitato dalla Sala Assoli è una storia la cui violenza continua ad esistere tristemente tutt’oggi. Gli oggetti anonimi ma allo stesso tempo caratterizzanti che allestiscono la scena si sono rivelati gli strumenti perfetti per rendere la crudezza e la tenerezza degli importanti ed indispensabili temi trattati nella rappresentazione. Argomenti che necessitano della sensibilizzazione per la quale, ancora una volta, il teatro si dimostra essere il mezzo ideale per farsene carico.
Crediti per lo spettacolo Ricino in Sala Assoli. Scritto da Antonio Mocciola e Pasquale Marrazzo. Regia, disegno luci e scene a cura di Pasquale Marrazzo. Con gli interpreti Antonio D’Avino, Diego Sommaripa e Vincenzo Coppola. Costumi a cura di Lucia La Polla. Per una produzione post teatro.
Fonte dell’immagine di copertina per Ricino in Sala Assoli: l’amore contro un tempo tiranno | Recensione: ufficio stampa