La musica più bella è quella che non si comprende
Lunedì, 24 marzo, in una data unica, al Teatro Mercadante di Napoli, è andato in scena Gli occhiali di Šostakovič, un testo teatrale di Valerio Cappelli, dedicato al grande compositore russo Dmitrij Šostakóvič, nato a San Pietroburgo nel 1906 e vissuto durante il regime staliniano e interpretato da Sergio Rubini.
Un leggìo, uno scrittoio, una lampada e una sedia. Si spengono le luci, via alla musica. Una scenografia essenziale, impreziosita da note e fotogrammi per ricordare e celebrare la storia di Šostakóvič, musicista osannato e umiliato nel suo tempo. In un continuo rimando di presente e passato, di pensieri e ricordi, vediamo un meraviglioso Sergio Rubini dar voce e memoria alla vita del compositore, che ha dovuto da sempre fare i conti con i condizionamenti del governo sovietico. Furono la sua Prima Sinfonia e l’opera Il naso a consacrarlo un compositore di successo, tuttavia la sua arte fu spesso considerata decadente e reazionaria.
Ne Gli occhiali di Šostakovič, il dialogo potentissimo tra musica, immagini e parole riporta sulle tavole del teatro la tensione che si respirava in quegli anni, il dramma interiore di un uomo celebrato ai funerali come eroe di Stato e, tuttavia, costretto a vivere con la valigia sempre pronta, con il timore di essere arrestato. Su uno sfondo di video e foto in bianco e nero, di grande portata poetica è la sagoma, in ombra, di Sergio Rubini che si lascia attraversare dalle note del grande compositore. Immortalato con i suoi occhiali spessi, che rendono imperscrutabile il suo sguardo, ma che amplificano la verità del suo tempo. Una vita di lotte, la sua, di contraddizioni, di difesa della propria arte che appartiene al popolo, manifestando insofferenza verso un ambiente accademico e claustrofobico. Significativa la vicenda della sua Lady Macbeth: era il 1936 quando al Bol’šoj di Mosca, nel pubblico, durante la rappresentazione, era presente anche Stalin, che abbandonò il teatro al terzo atto. Dopo non molto, il giornale del regime, la Pravda, definì caos più che musica la sua opera, che fu poi bandita.
Gli occhiali di Šostakovič offrono un interessante intreccio di vita e della grande Storia
Ottima la regia di Valerio Cappelli, giornalista, scrittore e autore de Gli occhiali di Šostakovič e la sua abilità nel raccontare storie e indagare nelle vite degli altri. Sicuramente ben riuscita la resa teatrale di una biografia controversa, complessa, quale fu quella del compositore russo. Come si legge nelle note di regia, la sua vita è un corto circuito drammaturgico. Fu accusato dalla Pravda di formalismo, contravvenendo al diktat del partito comunista che chiedeva opere musicali patriottiche inneggianti al realismo socialista e all’ottimismo rivoluzionario.
Dopo poco più di un’ora su occhi pieni di meraviglia cala il sipario. Si spengono le luci. Applausi.
GLI OCCHIALI DI ŠOSTAKOVIČ
testo e regia Valerio Cappelli
con Sergio Rubini
produzione Prima International Company di Angelo Tumminelli
Fonte immagini in evidenza: Teatro di Napoli