Santi Balordi e Poveri Cristi a Napoli | Recensione

santi balordi e poveri cristi

I venerdì a teatro allo Scugnizzo: il debutto di “Santi Balordi e Poveri Cristi” venerdì 21 febbraio 

Alle spalle di piazza Dante nel cuore di Napoli, al Teatro De Filippo, Vened’Arte di apskalamos, i venerdì a teatro allo Scugnizzo hanno accolto lo spettacolo “Santi Balordi e Poveri Cristi” scritto, diretto, interpretato e musicato da Giulia Angeloni e Flavia Ripa. 
Attraverso l’ispirazione tratta dalla tradizione popolare italiana, le due giovani donne – due cantastorie – ci propongono uno spettacolo ricco di fiabe, racconti e cantate popolari che ci riportano un po’ indietro alle maniere del teatro dei giullari.

Tra musica, canto e nuove avventure: chi sono i Santi Balordi e Poveri Cristi?

Nell’arco di circa un’ora e mezza, le due cantastorie, con l’ausilio di vari strumenti a corde e a fiato,  ci presentano un ventaglio ricco di personaggi in cui si imbattono mentre tentano la via di fuga da alcuni colleghi bizzarri di un circo. “Non lasciare la via vecchia per quella nuova” è proprio il caso di dirlo poiché le stranezze durante il loro viaggio sono sempre dietro l’angolo: cominciando dalla storia del bambino nato a due teste da un padre che lo voleva il più intelligente del mondo; passando per la vicenda di una giovane fanciulla romantica che si innamora del canto di un uomo che sente dalla piccola finestra della sua cella; o ancora l’incontro con Gesù e San Pietro vittime e carnefici di una serie di avventure rocambolesche e tragicomiche; finendo con i sogni e le chiacchiere fuori ad un balcone di tre vecchie sorelle svampite che si contendono un aitante sceicco

Storia di un viaggio: la ricerca di un posto nel mondo

Grazie ad una scenografia semplice e rinnovata all’urgenza di ogni racconto, grazie ad una mimica corporea e facciale capace di guidarti nella visualizzazione del contesto emotivo dello sketch, e grazie al potere immaginifico proprio del teatro, le due cantastorie – bucando scherzosamente la quarta parete – ci trasportano in un segmento immerso in uno spazio temporale parallelo, fiabesco e imprevedibile. In tale microcosmo, intervallato da canti e musica popolare, tutto sembra essere apparentemente distante da noi e dalla società in cui abitiamo. Ma proseguendo il viaggio, diventa più facile accorgersi di quanto tutti i personaggi strambi siano uno specchio delle stranezze e dei timori che ognuno di noi si porta dentro, chi più e chi meno. Chi non si è mai sentito almeno una volta nella vita quello “diverso“, quello “strano” del gruppo? Infatti, il filo conduttore che tiene insieme le diverse vicende è proprio quella vena del “genio incompreso”, di outsider, sensazione tipica di chi perdura a rifiutare l’omologazione e riesce, in qualche maniera talvolta discutibile, a distinguersi dalla massa. L’intento delle due attrici sembra essere quello di sdoganare i tabù che spesso ci limitano, invitandoci a coltivare l’autenticità di ogni sfaccettatura dell’essere umano.  Proprio come noi altri,  anche i protagonisti si ritrovano in un mondo che non sempre li accoglie e li comprende, e all’interno del quale tocca sforzarsi, tocca la lotta e l’adattamento, al fine di guadagnarsi un frammento di felicità e appartenenza. 

Fonte immagine: Ufficio stampa

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