L’edizione 2024 del Campania Teatro Festival continua con lo spettacolo Ternitti di Mario Desiati, una “storia d’amore e di riscatto”, tratto dal romanzo dell’autore stesso e portato in scena al Teatro Sannazaro di Napoli.
Ternitti di Mario Desiati: una storia d’amore e di riscatto, di donne, emigrazione e lotte sociali
Ternitti di Mario Desiati è tratto dal romanzo di quest’ultimo – autore di Spatriati, romanzo con cui è risultato vincitore al Premio Strega 2022 – e adattato drammaturgicamente da Giusy Frallonardo e Paolo Russo, diretto dal regista Enrico Romita, con l’interpretazione attoriale di Giusy Frallonardo, Maria Giaquinto e Magda Marrone e le musiche dal vivo di Radicanto.
Protagonista di Ternitti di Mario Desiati è il sud, che ci viene descritto attraverso l’immaginazione con quei suoi paesaggi simili a paradisi ancestrali, fatti di tradizioni nelle quali il popolo affonda le proprie radici sintomo di una profonda identità. Ci troviamo a Capo di Leuca e la storia della sua gente è in particolare quella dei sacrificabili emigrati nelle fabbriche oltreoceano del secolo scorso, per i quali la ricerca di condizioni lavorative favorevoli non si è mai trasformata in benessere. Ma, soprattutto, si tratta di una storia di donne, «controcanto poetico» rispetto ad una modernità dolorosa: Domenica Orlando, detta Mimì, un’operaia di cinquant’anni che rivendica la usa libertà lavorativa, di madre, di donna ed essere umano; Arianna Orlando, sua figlia, che se prima rinnega la sue radici, alla fine vi si riunisce e lotta per la salute, per il lavoro. Insieme, difendono un sud fin troppe volte rimandato a una sudditanza economica, politica e culturale.
Una terra mistica di suoni e narrazioni
In Ternitti di Mario Desiati, sfondo centrale è il paesaggio salentino, con il suo dialetto, le sue storie mitiche, una terra feconda di tradizioni, che arde di passione e delle storie della sua gente. Sembra quasi un paradiso ancestrale, con un’atmosfera per certi versi mitica, un tesoro da difendere contro una modernità cieca: «Centrale nello spettacolo è la lingua madre salentina e i suoni di una cadenza del sud che riverberano con maggiore acutezza nella musica del Radicanto che, con la loro presenza in scena e l’interpretazione di brani dal vivo, approfondiscono la relazione con la terra di Puglia, la vera protagonista della storia, e impersonano sia maschi del sud, ora operai sfruttati ora goliardi nullafacenti, sia “le persone” che nella cultura meridionale costituiscono quasi un’entità mistica e superiore a cui sono affidati i destini di chi vive in quei luoghi sotto i loro presunti occhi vigili» – si legge nella sinossi.
E, infatti, Ternitti di Mario Desiati crea una fitta trama ben calibrata tra musica, versi e prosa, con un ritmo che rispecchia profondamente quelle radici che difendono la loro purezza, il non voler essere contaminate da un mondo esterno crudo. Con la visione dello spettacolo sembra di assistere a un continuo sogno a occhi aperti, una dimensione onirica che lotta fino in fondo per difendere la sua complessa, per quanto anche problematica che dir si voglia, integrità. Una storia, insomma, che diventa un incrocio di storie: di amore, di lotte, più che mai di libertà.
Fonte immagine in evidenza: Ufficio Stampa