Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, la recensione il riadattamento teatrale del film di Lina Wertüller
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto è lo spettacolo teatrale del Teatro Diana di Napoli, diretto da Marcello Cotugno (il quale si è occupato della storia con Irene Alison) con Giuseppe Zeno, Euridice Axen, Barbara Alesse, Alfredo Angelici e Francesco Cordella Alison nel cast. Si tratta di un riadattamento del famoso film omonimo del 1974, diretto dalla regista Lina Wertmüller con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, il naufragio di Raffaella e Gennarino secondo Marcello Cotugno
La vicenda è ambientata nella stagione estiva in una zona imprecisata del mar Mediterraneo; ma, anziché svolgersi negli anni Settanta come il film originale, siamo negli anni Venti del Duemila.
La ricca e famosa imprenditrice lombarda Raffaella Pavoni Lanzetti, assieme alla coppia di amici Antonio ed Anna, decide di trascorrere le sue vacanze su uno yatch, mentre il marito si trova a Dubai per questioni di lavoro. La barca è gestita dal comandante Pippo e dal marinaio Gennarino. Costui è nato in Sicilia, è il figlio di un’immigrata tunisina morta quando lui era un ragazzino. Proprio per questo motivo, ha vissuto con i pescatori di Catania, i quali gli hanno insegnato la propria professione e ad esprimersi col dialetto locale.
Tra i due protagonisti, come nel film della Wertmüller, non scorre buon sangue: Raffaella prende in giro Gennarino per le sue origini e si beffa della sua condizione di immigrato; invece, quest’ultimo non sopporta la donna, in quanto lei incarna valori opposti ai suoi. Dopo Ferragosto, la donna gli chiede di raggiungere con un gommone alcune grotte marine da visitare, ma i piani cambiano con l’arrivo di una tempesta. Il lupo di mare e l’imprenditrice si ritrovano su un’isola deserta, in un’area poco nota. Eppure, il contatto con la natura vergine influenza i due, che si abbandonano ad una passione impossibile altrove…
Dall’Italia degli anni Settanta descritta dalla Wertmüller a quella degli ultimi anni raccontata da Cotugno
Il regista Marcello Cotungo, il quale si è occupato dell’adattamento scenico del famoso film italiano degli anni Settanta, dimostra come rileggere la vicenda di Gennarino e Raffaella in chiave contemporanea. Abbandonando l’Italia degli anni Settanta, della lotta di classe, del fermento popolare causato dalla propaganda del Partito comunista contro il liberismo e il capitalismo, di matrice angloamericana; stavolta, il regista sceglie di raccontare il Belpaese e la società del XXI secolo.
«Lo spettacolo è un racconto d’amore e di lotta di classe e, anche se il terreno di conflitto dei personaggi ha subito degli slittamenti dal 1974 a oggi, la crepa che li divide resta insaldabile: una destinata ad andare avanti per la propria strada di privilegio, l’altro destinato ad essere lasciato indietro. Lo spettacolo evoca il film senza imitarlo, traducendo la visione cinematografica in azione teatrale, sia con la presenza e la fisicità degli attori che in scena sudano, si rincorrono, lottano, si amano, sia ricorrendo a una dimensione simbolica che lascia aperto allo spettatore uno spazio di immaginazione e memoria, attraverso dialoghi grotteschi, struggenti o comici. Da questo punto di vista, è per me una straordinaria risorsa lavorare con attori di grande talento e sensibilità come Euridice Axen e Giuseppe Zeno. Due interpreti capaci di far vibrare le corde della passione e dell’ironia e di trovare una propria personale misura per dare corpo ai ruoli appartenuti a due icone del cinema italiano come Mariangela Melato e Giancarlo Giannini.»
I nuovi problemi degli ultimi anni: i flussi migratori, l’etica del capitalismo, l’inquinamento, la pandemia e il tema del diverso
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto riprende la vicenda della nota pellicola, ma sceglie temi attuali. Se all’inizio del film di Wertmüller si parla di URSS e USA, di comunismo e Democrazia cristiana; adesso, i temi sono la crisi climatica, l’aumento della plastica in mare e la Pandemia di Covid-19 appena terminata, l’immigrazione irregolare e l’impossibilità di gestirla davanti ad un elevato numero di profughi.
Non mancano anche altre riflessioni attraverso il punto di vista Gennarino, il quale, essendo di origine nordafricana nella versione teatrale, non comprende determinati comportamenti degli “occidentali” e degli “altolocati”, ad esempio, come la questione della fluidità di genere oppure il rifiuto di Raffaella di mangiare un pesciolino crudo sulla barca per sopravvivere, sebbene la sua classe sociali è solita recarsi nei sushi bar.
Alla vicenda si aggiungono altri personaggi, i quali hanno molto da dire, nonostante il loro ruolo marginale. In primis, c’è Pippo, il comandante della nave, interessato soltanto al guadagno e a svolgere il suo lavoro senza alcuna obiezione; Antonio, un imprenditore e politico radical chic, che ha incontrato Greta Thunberg e si batte per l’ambiente, malgrado la sua vita lussuosa e, infine, Anna, amica di Raffaella, verso la quale sembra essere attratta sessualmente. L’autore marca sulla componente linguistica dei personaggi; Gennarino si esprime in dialetto siciliano, in quanto cresciuto dai pescatori catanesi, Pippo parla in dialetto napoletano, mentre le due imprenditrici usano solo in lingua italiana. Diverso, è il caso del modo di conversare di Antonio, che si rifà ai dialetti del Settentrione.
Uno spettacolo diverso dal film originale, la satira sociale è meno violenta
L’opera teatrale risulta molto più dolce rispetto all’originale cinematografico. Lo sceneggiatore ha deciso di virare sulla tragicommedia raccontando un amore impossibile ed eleminando l’aggressività della satira sociale, il tema del grottesco di questa storia non è così evidente come nella versione originale. Per esempio, la violenta scena in cui “Gennarino cinematografico” sottomette la donna, dimostrando di aver acquisito del potere in un luogo dove non esiste una gerarchia sociale, qui si trasforma in un momento umoristico, dove assistiamo ai tentativi di Raffaella di affrontare il suo aggressore, dal momento che aveva seguito un workshop di autodifesa.
La musica per raccontare questo avvenimento, i suoni della natura, la musica pop italiana e la trap araba
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto prevede anche delle inserzioni musicali nei momenti in cui la scena cambia. Abbiamo della semplice musica di sottofondo per raccontare la bellezza del mare e della natura selvaggia, canzoni pop italiane degli anni Sessanta e Settanta, come Parole parole di Mina, ma anche pezzi di musica trap araba per raccontare il viaggio dei due sul gommone in mare e i loro tentativi di sopravvivenza sull’isola deserta.
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto, un adattamento che intrattiene e offre spunti di riflessione, ma che deve sopportare il peso dell’opera originale
Nonostante la bellezza del film originale e la sua ferocia nel mettere in scena i fermenti sociopolitici dell’Italia del Boom economico, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto di Marcello Cotungo abbandona la ferocia e la crudeltà della poetica satirica cinematografica della Wertmüller e sceglie il modello umoristico e tragicomico del Fantozzi di Luciano Salce, approfondendo gli argomenti caldi degli ultimi anni.
In conclusione, bisogna sottolineare anche i punti di forza di questo riadattamento: la bravura degli attori (in particolar modo, Giuseppe Zeno nei panni di Gennarino, il quale è riuscito ad interpretare un personaggio ereditato da Giannini), le ottime scenografie (lo yatch, il gommone, l’isola con la casupola abbandonata e il molo del porto) e la colonna sonora. È la dimostrazione dell’ immortalità dei grandi classici del cinema, del teatro e della letteratura, della loro capacità di rigenerarsi e di affrontare, ad ogni rilettura, problematiche di epoche diverse.
Fonte immagine di copertina: si ringrazia il Teatro Diana per la fotografia
Ho avuto il piacere di vedere lo spettacolo ieri sera dopo aver letto questa recensione che ne esaltava la bellezza. Solo che non sono d’accordo sulla visione Fantozziana che infatti era l’unica cosa che mi lasciava perplesso sull’andare o meno. Ho trovato lo stesso sapore che si respirava nel film e i due protagonisti spettacolari e gli altri attori non da meno. La Axen parla con accento Milanese e non in italiano normale come riporta l’articolo. Per il resto mi trovo d’accordo su quanto riportato e sono felice di aver visto questo spettacolo consigliato da voi.