Venere tascabile al TRAM, in scena Carmen Pommella

Venere tascabile

Recensione di Venere Tascabile

Dal 10 al 13 marzo, con Venere tascabile (omaggio in prosa e musica a Laura Betti), si dà inizio al focus che il Teatro Tram dedica a Pier Paolo Pasolini in occasione del centenario della sua nascita.

Carmen Pommella, nota attrice di cinema e tv – tra le sue ultime interpretazioni «È stata la mano di Dio» di Paolo Sorrentino – porta in scena uno spettacolo scritto e diretto da Antonio D’Avino.

Ne Venere Tascabile, Carmen Pommella interpreta Laura Betti, musa eccentrica di Pier Paolo Pasolini: alcuni incontri ti donano nuovi occhi

Nei panni di Laura Betti, Carmen Pommella si muove con sex appeal e sicurezza sul palco, ammaliandoci con la sua voce importante e soave, lasciandoci di stucco con le sue audaci battute, oscene e taglienti. Si sente, sin dalle prime parole pronunciate, nel petto della donna, l’eco della presenza statuaria e iconica di Pasolini, determinante per il corso della sua vita personale e artistica. Dal racconto della sua storia privata emerge il percorso di crescita dalla bambina precoce e perspicace, che riempie la domestica di domande, alla donna-bambola dal caschetto biondo platino, che si immerge procacemente nel mondo “di cartapesta” di artisti e intellettuali, tra “fighettine” e mammoni. Affascinata da questo mondo fittizio, sembra godere, nei primi anni di ascesa alla fama di star eclettica, delle attenzioni generali rivolte al fascino della sua corporatura, tascabile ma appariscente, alla leggerezza della sua personalità, semplice ma originale, coscientemente sciocca e fiera.

Accompagnata dal suono di un piano, Carmen Pommella canta con tono serio canzoni dai testi comici, cinicamente critici nei confronti di finti intellettuali, medi borghesucci, donne sfigurate e svendute dalla macchina-spettacolo. Riporta con disprezzo la testimonianza di madri vili che ai loro figli altro non hanno insegnato che il sacrificio alla mediocrità, il dovere di soccombere alla loro selvaggia condizione di impassibili infelici. L’attrice compie un viaggio struggente e ammaliante, disperato e sarcastico nella memoria della Betti. I ricordi di una donna che alla bellezza di una piccola Venere, ha saputo accostare la faticosa, ma pur sempre autoironica, edificazione di una più alta statura intellettuale e culturale, si mescolano con altri ricordi, quelli della morte di Pier Paolo Pasolini.

Carmen Pommella è capace di far ridere a crepapelle il pubblico, ma al contempo di farlo commuovere, concedendogli la possibilità di ricostruire qualche sprazzo dell’amicizia tra lei e il suo Pigmalione. Colui che non sapeva sorridere, che non si concentrava sulla materialità delle cose, ma era un abile costruttore di idee, si lega a una donna che diventa punto d’appoggio e di slancio, proprio per la su leggera potenza. Tanto piccola da poterla tenere in tasca, tanto altera da saper affrontare il viso smilzo e severo di Pasolini, tanto pungente da beffarsi del suo serioso temperamento, ma altrettanto profonda da riuscire a guardare a fondo nei suoi occhi, nascosti dietro gli occhiali scuri. Avviene così che Laura Betti impara a osservare la realtà con un nuovo sguardo, quello critico e adirato di chi sa che esiste una verità oltre quella alla quale conformemente e ostinatamente tutti credono.

Laura Betti non ha cercato Pier Paolo Pasolini, eppure lo ha trovato ed è diventato la sua vita. E se fosse quello che non cerchiamo ad avere maggiore rilevanza nella nostra esistenza? La verità non si trova forse sotto gli occhi di tutti ma ben nascosta?

Laura Betti ora si toglie la benda e guarda. Pertanto il suo desiderio non è più quello di cristallizzarsi in una bionda Venere-Galatea, ma di assecondare le metamorfosi del suo animo che gioisce ed è triste, che ama Pasolini ed è capace di accettarne dolorosamente il destino. Vive la Betti la sua tarda età matura all’insegna dell’ambiguità e del doppio gioco tra la sua interiorità e l’esterno, tra profondità e superficie, andando al passo con il ritmo caotico e ingannevole con cui il mondo gira.

Venere è tascabile ma esce dalla tasca e con rabbia si scatena e, tra giovani e adulti spettatori, la rabbia fomenta. La rabbia: sentimento estinto e di pasoliniana memoria.

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A proposito di Chiara Aloia

Chiara Aloia nasce a Formia nel 1999. Laureata in Lettere moderne presso l’Università Federico II di Napoli, è attualmente studentessa di Filologia moderna.

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