Lo shōjo è il target più conosciuto e diffuso nel panorama dei manga e degli anime.
Da esso derivano tutti i sotto target come il maho shojo (conosciuto come majokko), lo spokon e persino lo shonen ai.
Erroneamente, nel pensiero comune, lo shōjo dovrebbe trattare solo storie d’amore destinate ad un pubblico femminile, ambientate spesso in ambiente scolastico. Ma negli ultimi anni, lo shōjo ha assunto e ampliato i suoi orizzonti, mescolandosi più facilmente con altri target, come il josei, lo sci-fi, l’horror, lo storico, ambientato in epoca Taishō, Showa etc.
Da premettere però che la classificazione shōjo in Giappone era già chiara. Solo qui in Italia, tra problemi di pubblicazione e al mancato richiamo delle trasposizioni animate, tale concetto non è stato, e non è ancora, del tutto immediato al fruitore medio.
Lo shōjo di ambientazione storica
In Giappone indicare uno shōjo implica il target di pubblico verso cui è diretto, che è appunto quello femminile. Questo sta ad indicare che se si prende in esempio il manga di Lady Oscar, questo è considerato uno shōjo adatto ad un pubblico prettamente femminile, nonostante la maturità dei temi trattati e il periodo storico in cui esso muove le fila.
In Italia e all’estero invece, lo stesso tipo di manga verrebbe considerato sotto un altro tipo di target: rivolto sempre ad un pubblico femminile, ma di genere specificatamente storico, che rientrerebbe nella gamma josei, poiché sempre rivolto ad un pubblico femminile (in caso opposto sarebbe rientrato nel seinen).
Due shōjo ambientati in epoca Taishō
Due shōjo in particolare di ambientazione storica, uno ancora inedito in Italia mentre il secondo è edito dalla Jpop, sono due titoli simili che trattano la stessa tematica in tono nettamente diverso: Taishō Otome no Fairytale e Il mio matrimonio felice.
Sinossi Taishō Otome no Fairytale
Shōjo ambientato all’alba del grande terremoto del Kantō (1923 – anno 11 dell’epoca Taishō), la storia ruota attorno al giovane Tamahiko, giovane di 17 anni che, dopo un brutale incidente in cui ha perso la madre e l’uso della mano destra, è stato diseredato dal padre e mandato a vivere lontano dalla villa di famiglia. L’unica concessione del genitore è stata quella di procurargli una “moglie” che si prenda cura di lui nelle faccende quotidiane.
La scelta ricade sulla giovane Yuzuki, una giovane quindicenne che va a vivere da Tamahiko, stravolgendo il suo quotidiano e la sua vita. La sua dolcezza e delicatezza faranno sciogliere il cuore ferito del ragazzo, che a poco a poco inizia a nutrire un forte sentimento per lei, fino a ritrovare la voglia di vivere.
Questo shōjo ambientato nell’epoca Taishō descrive la vita di due giovani dell’epoca, costretti ad un matrimonio combinato – usanza piuttosto comune nel Giappone di quegli anni, con tono scanzonato e dolce, senza scadere troppo nella parodia o nel sarcasmo pungente. Il disegno poi è molto chibi, la dolcezza delle forme e dei volti dei personaggi li rende simpatici e sognanti. L’opera mostra le usanze e i costumi dell’epoca con delicatezza e profondo rispetto, edulcorando tutto, a partire dai colori pastello usati nell’adattamento animato fino ai dettagli più particolareggiati.
Sinossi Il mio matrimonio felice
Questo shōjo presenta elementi sovrannaturali, dove la magia è considerata un elemento di prestigio, soprattutto nelle casate nobili durante l’epoca Taishō.
Miyo Saimori, protagonista della storia, è una sorta di Cenerentola in salsa giapponese: non avendo sviluppato i suoi poteri, suo padre l’ha ripudiata a favore della seconda figlia Kaya, avuta in seconde nozze dopo la morte della madre di Miyo.
La famiglia deciderà di darla in sposa ad un soldato di nome Kiyoka Kudo, conosciuto per i suoi modi rudi e irriverenti nei confronti di chiunque.
Miyo, sconfortata, abbraccia il suo destino, senza sapere però che in realtà per lei vi è in serbo un’inattesa sorpresa: Kiyoka ha sì un carattere burbero, ma non è affatto il “mostro” di cui tutti parlano… né esteticamente, né umanamente.
Rispetto allo shōjo precedente, Il mio matrimonio felice ruota attorno alla magia e alle forze occulte gestite dalle famiglie più potenti del Giappone dell’epoca Taishō. La grafica del manga e dell’anime è molto sofisticata, i colori all’inizio della storia sono spenti, proprio come l’umore di Miyo, piatto e martoriato dalle continue vessazioni subite dalla matrigna e la sorellastra, per poi esplodere in tonalità sempre più vivaci e rilevanti.
Miyo, rassegnatasi ad una vita di soprusi, non riesce ad immaginare che la ruota della fortuna è girata finalmente anche per lei, e prima che le sue ferite interiori guariscano ci vorrà il suo tempo.
Da segnalare, con somma gioia, la caratteristica “green flag” in Kiyoka: il suo personaggio potrebbe scadere facilmente nel melenso, trasformandosi nel principe senza macchia e senza paura che salva la donzella in difficoltà, e invece è molto più di questo: Kiyoka è delicato nei modi, silenzioso: incita Miyo a reagire, a non abbassare la testa. Non cammina mai davanti a lei o indietro, ma al suo stesso lato, sincronizzando il proprio passo al suo.
Sebbene il personaggio di Miyo sembrerebbe la classica fanciulla indifesa e traumatizzata, anche lei è più di ciò che mostra, ma il processo di accettazione, per ovvi motivi, è lungo e difficile da percorrere.
Nonostante, quindi, la presenza di elementi magici nello shōjo, la caratterizzazione dei personaggi si mostra ottimale e godibile, nonostante sia ambientato in epoca Taishō, presentando caratteristiche molto attuali.
Le due opere a confronto
Entrambe le opere di stampo shōjo trattano il tema del matrimonio combinato attraverso due punti di vista: nel primo caso, il focus è incentrato sul personaggio maschile, Tamahiko, nel secondo invece su Miyo. Il pubblico nota l’approccio che Tamahiko ha nei confronti di Yuzuki, preoccupandosi di come dovrà fare bella figura la prima notte di nozze, mostrandosi impacciato alle sue dimostrazioni d’affetto e i suoi tentativi di superare il trauma e cominciare una nuova vita daccapo assieme a Yuzuki, che con infinita dolcezza lo prende per mano e lo guida nel suo processo di guarigione.
Per Miyo è pressocché la stessa identica cosa: dopo un passato di vessazioni continue dovute alla sua condizione priva di magia, la ragazza non ha ambizioni per il futuro, accetta il suo destino a testa bassa, senza lottare e senza pretendere qualcosa di meglio per sé stessa. Un atteggiamento abbastanza comune delle donne giapponesi di quegli anni, quello di non contraddire ciò che è stato loro imposto, seguendo il volere del capofamiglia e, in seguito, del marito.
Ma l’incontro con Kiyoka cambierà le carte in tavola, spingendola a reagire e a non soccombere più ad altre ingiustizie.
Due shōjo ambientati nell’epoca Taishō, molto simili tra loro, che affrontano lo stesso tema attraverso due ottiche diverse: quella maschile e quella femminile.
Fonte Immagine: AnimeClick