Il 22 febbraio 1732 nacque George Washington a Westmoreland County, in Virginia, in una famiglia agiata di proprietari terrieri. Educato privatamente in famiglia, terminò gli studi formali all’età di 15 anni, periodo in cui subì l’influenza del padre Augustine e soprattutto del fratello maggiore Lawrence, grazie al quale passò la maggioranza della sua infanzia a Ferry Farm, una piantagione vicino Fredericksburg. Il talento per la matematica per cui si distinse sin dall’adolescenza lo portò ad essere un geometra alla frontiera di grande successo, il che lo preparò al servizio nella milizia della Virginia durante la guerra franco-indiana (1754-1763), nel quale Washington affinò la ferrea disciplina che imporrà per il resto della sua vita a sé stesso e agli altri. Eletto alla House of Burgesses nel 1758, egli prestò servizio anche come magistrato di contea e sagrestano parrocchiale.
È da sottolineare, tuttavia, come crebbe in lui la rivendicazione verso le forze britanniche: caso esemplare riguarda l’approvazione dello Stamp Act nel 1765 per il quale si imponeva una tassa su ogni foglio di carta ufficiale e su ogni giornale. Washington diffuse l’idea di rifiutare in massa l’acquisto delle marche da bollo da apporre ai documenti legali, il quale avrebbe inevitabilmente ostacolato i procedimenti giudiziari. Questa reazione comune portò effettivamente alla revoca dello statuto, che non limitò il Parlamento a promulgarne un altro, The Townshend Revenue Act nel 1767, che imponeva nuove tasse ai coloni. È così che Washington invocò a boicottare le merci britanniche. Da qui si fece strada l’idea che gli abitanti dell’America dovessero ribellarsi, come stesso Washington affermò in una lettera «sembra altamente necessario che venga fatto qualcosa per scongiurare il colpo». Fu così che egli partì per il Massachusetts per assumere il controllo dell’esercito continentale a Cambridge.
22 febbraio 1732: 20 anni dopo la prima guerra condotta
Washington, una volta arrivato a Cambridge, gestì una situazione molto complessa: gli uomini erano 14.000 piuttosto che 20.000, difettavano per armamenti e addestramento, e tutti i servizi quali vestiti, strumenti, ripari e fondi scarseggiavano. Inoltre, la situazione si presentava di disequilibrio con le forze nemiche, in quanto gli inglesi non solo erano nettamente superiori, bensì esperti e strategicamente organizzati. Elemento rilevante consiste sicuramente nell’abolizione, da parte di Washington, dell’assenza di soldati neri all’interno dell’esercito. Nonostante questi furono inizialmente banditi, successivamente tale ordine venne ripristinato a causa della consapevolezza che la segregazione avrebbe causato effetti negativi irreparabili all’interno di una guerra combattuta in nome della libertà. Washington ordinò, così, di «mescolare le truppe bianche e nere nella stessa unità».
La prima vittoria arrivò nel 1776 quando gli inglesi furono costretti ad evacuare, e successivamente a dicembre dello stesso anno nel New Jersey, durante un attacco a sorpresa successivo alla marcia attraverso il fiume Delaware circondato dai ghiacci. Le sconfitte, comunque, non tardarono a presentarsi: nel settembre 1777, durante un attacco contro 9000 regolari britannici scese una fitta nebbia, il che portò le unità americane a scontrarsi a vicenda. Tuttavia, questo non ostacolò l’audacia e soprattutto la costanza del generale dinnanzi alle esigue vittorie raggiunte, che nonostante tutto furono l’elemento che lo rese famoso. Washington, già durante questi anni fu definito padre del suo paese.
Un mese dopo, infatti, il generale Horatio Gates riuscì a catturare un esercito britannico, il che definì un’enorme vittoria, che fu a sua volta determinante per garantire l’entrata in guerra della Francia, a fianco delle forze americane. Questa circostanza cambiò radicalmente le sorti del conflitto, a partire dalla disponibilità di nuove razioni di cibo, vestiti ed equipaggiamento. Di lì a poco, infatti, la guerra terminò con la resa degli Inglesi nel 1783, precisamente a Yorktown, e 2 anni dopo fu firmato il trattato di pace.
Dalla nascita di Washington nel 22 febbraio 1732 alla proclamazione da primo presidente degli Stati Uniti
Il ritiro alla vita pubblica a cui Washington aspirò successivamente alla fine del conflitto durò ben poco, in quanto fin da subito fu chiaro come i delegati della convenzione costituzionale avessero l’intento di nominarlo primo Presidente, e difatti l’ufficio fu creato su misura per lui. Nonostante fosse stato eletto capo della delegazione della Virginia ad un Congresso per la revisione degli articoli della prima Costituzione americana, la sua influenza diretta sulla stesura di quest’ultima non è confermata, a causa dell’assenza durante i dibattiti. La certezza riguarda l’insistenza, dietro le quinte, verso l’elaborazione di un governo centrale, che conferiva al Presidente una figura dai vasti poteri, a garanzia della confederazione.
Il successo che contraddistingueva Washington, seguito dall’enorme influenza in tutto il Paese per le doti da condottiero dimostrate in precedenza, furono decisive per il suo futuro. Il 22 febbraio 1732 risulta essere una data fondamentale, e soprattutto da ricordare, in quanto George Washington diventa il primo Presidente degli Stati Uniti nel 1789. Il compito principale fu moderare il rapporto tra partiti e Stati, e per tale motivo egli sostenne l’idea di Alexander Hamilton, Segretario del Tesoro, di rafforzare i poteri del governo federale: nel rispetto del principio della separazione dei poteri, Washington si è astenuto dal legislativo, focalizzando sull’esecutivo. Anche laddove si erano verificate violente proteste, egli si è avvalso di abili intermediari per orchestrare la presenza di sostenitori federalisti del governo, così come del suo patriottismo, ed è per tale ragione che gli storici attribuiscono a Washington di essere il pioniere del metodo della “mano nascosta”, che spesso è associato al futuro Presidente degli Stati Uniti D. Eisenhower.
Ciò portò Washington ad essere rieletto nel 1793, periodo nel quale inglobò tre nuovi stati: il Vermont, il Kentucky e il Tennessee, e contemporaneamente in cui si manifestò una grave crisi dell’esecutivo, che vide dimettersi numerosi ministri. È così che allo scadere del mandato egli decise di non presentarsi, lasciando la presidenza al suo successore, John Adams. L’ultimo atto politico di Washington fu la pubblicazione di un messaggio di commiato “Farewell Address” con il quale si incitava il Paese ad una politica “isolazionista”, consistente non nella chiusura dalla politica estera, bensì nel rifiuto di rapporti e alleanze permanenti. La base di partenza è sicuramente il libero commercio, da elaborare nella misura in cui, a causa della costante presenza dei legami con la Gran Bretagna, anche post-indipendenza, bisognasse evitare il patteggiamento con le potenze europee, con le quali scongiurare il rischio di stringere alleanze, soprattutto di natura politica. Gli Stati Uniti erano concepiti come completamente a sé, e quindi non era discutibile l’ingerenza straniera. È così che il Presidente non più in carica si ritirò in Mount Vermont, dove morì 3 anni dopo.
292 anni fa, il 22 febbraio 1732, nasceva George Washington, che nel sentimento degli americani incarna tutt’ora la figura del condottiero militare vittorioso e del fondatore di una Nazione, per il quale, in ogni occasione, si presenta pronto e onorato a combattere.
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