Masaccio: il giovane pittore che con i suoi dipinti rivoluzionò l’arte italiana nel Rinascimento.
Nato a San Giovanni Valdarno nel 1401, in pochissimi anni di attività, Masaccio seppe guadagnarsi con i suoi dipinti un seguito eccezionale e soprattutto, meritatamente, il titolo di primo pittore del Rinascimento italiano. Formatosi a Firenze, il giovane pittore toscano fu notevolmente influenzato da artisti come Giotto, Brunelleschi e Donatello.
La sua arte, rivoluzionaria soprattutto per quanto riguarda la pittura a fresco, si caratterizza per la minuziosa attenzione all’organizzazione spaziale e alla resa prospettica. Nonostante la morte in giovane età, intorno ai 26 anni, i suoi lavori furono dei veri e propri capolavori memorabili. Egli fu padrone di uno stile rivoluzionario e innovativo, che in quegli anni, solo un genio come Michelangelo riuscì a eguagliare e superare.
4 dipinti di Masaccioi: armonia, chiaroscuro e prospettiva
“Nato miserabile, quasi sconosciuto durante la miglior parte della sua breve vita, ha operato da solo, in pittura, la più importante rivoluzione che questa abbia mai subito. Lo splendore della scuola italiana s’inizia con lui. Fino allora, essa non aveva punto scoperto quell’incanto, che le è particolare, delle espressioni vere congiunte a una gran bellezza e purezza…”( E. (E. Delacroix, in “Revue de Paris”)
Masaccio ebbe il merito di assimilare perfettamente la lezione giottesca e la nascente legge della prospettiva. I suoi dipinti si caratterizzano per un adesione al reale pressoché sconosciuta all’epoca, per un’organizzazione spaziale armonica e coerente, e per una resa vivida del mondo visibile. Dal punto di vista tecnico fu padrone assoluto del chiaroscuro, attraverso il quale riusciva a modellare il colore, le luci e le ombre, conferendo ai suoi quadri un senso di plasticità e di spaziosità.
Ultimo dei dipinti di Masaccio:
Trittico di San Giovenale, Museo Masaccio, Cascia di Reggello, 1422
Il trittico di San Giovenale è uno dei primi dipinti attribuiti a Masaccio, pur presentando alcuni elementi tardogotici, essa può essere considerato un vero e proprio saggio rivoluzionario nell’uso della prospettiva rinascimentale. I tratti voluminosi e il chiaroscuro accentuato delle figure richiamano senza alcun dubbio l’arte giottesca, che viene arricchita di elementi nuovi. Nonostante l’opera sia divisa in tre tavole, infatti, la grandezza di Masaccio sta nell’unificazione dello spazio attraverso l’utilizzo della tecnica innovativa della prospettiva centrale, portando così all’estremo la concezione spaziosa che Giotto aveva pioneristicamente utilizzato nella Basilica superiore di Assisi.
Sant’Anna Matterza , Galleria degli Uffizi, Firenze, 1422-25
Dipinta a quattro mani con il suo maestro Masolino, Sant’Anna Matterza rappresenta un vero e proprio spartiacque tra i dipinti di Masaccio. Le figure emergono dal dipinto come se fossero dei rilievi scolpiti, raggiungendo quella plasticità donatelliana che il pittore fiorentino tanto ricercava. Del tutto inedita è anche la caratterizzazione dei personaggi, sia per quanto riguarda le espressioni che per i gesti. L’umanità della Vergine, per esempio, si evince dal modo in cui teneramente stringe la gamba del bambin Gesù. Splendido il panneggio delle vesti di Maria, che restituisce una sensazione di volume e di plasticità dello spazio incredibilmente reale.
Cacciata di Adamo ed Eva , Cappella Brancacci, Firenze, 1424-25
Facente parte del ciclo di affreschi decorativi della chiesa di Santa Maria del Carmine della Cappella Brancacci di Firenze, la Cacciata di Adamo ed Eva è forse uno dei dipinti più iconici di Masaccio.
Il pittore raggiunge delle vette espressive difficilmente eguagliabili, i tratti dei personaggi, nudi, immersi nel loro dolore, esprimono un patetismo impressionante, tristemente realistico. I gesti sono talmente eloquenti che è possibile cogliere il senso di colpa e di vergogna dei due peccatori mentre vengono cacciati da un cherubino infuriato. L’immagine presenta una serie di dettagli tecnici incredibili per l’epoca, dal punto di vista dell’organizzazione spaziale, come la posizione di sguincio dell’angelo, e dal punto di vista pittorico, i capelli madidi e sporchi di Adamo. Masaccio adopera una pittura sobria, realistica ed essenziale che rende perfettamente la drammaticità della vicenda.
La Trinità, Basilica di Santa Maria Novella, Firenze, 1425-28
La Trinità è sicuramente uno dei dipinti di Masaccio più celebri, caratterizzato da una densa rete di riferimenti simbolici e da una perfezione compositiva disarmante. Un’opera matura dal punto di vista contenutistico e stilistico, che sancisce la nascita vera e propria della pittura rinascimentale, sintetizzando al suo interno perfettamente gli elementi della pittura, della scultura e dell’architettura. Una composizione costruita sul modello moderno di Brunelleschi, che sembra quasi scavare nella pietra una maestosa volta a mezza botte. Attraverso una prospettiva gerarchica, lo sguardo dello spettatore è guidato dal basso verso l’alto, in un percorso di espiazione e purificazione e glorificazione dei Santi, che l’uomo deve compiere per raggiungere Dio.
“Giotto rinato, che ripiglia il lavoro al punto dove la morte lo fermò; che immediatamente fa suo quanto era stato trovato durante la sua assenza; che approfitta delle nuove condizioni e delle nuove richieste: — immaginate questo miracolo, e capirete Masaccio.” (Bernard Berenson)
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