Naturalismo e Verismo: tra analogie e differenze

Verismo e Naturalismo: tra analogie e differenze

All’interno di un qualsiasi manuale di storia della letteratura, le correnti protagoniste di quel periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento fino alla fine del secolo sono sicuramente il Naturalismo e il suo corrispettivo italiano, ossia il Verismo.

I due movimenti sono spesso associati e studiati insieme, tuttavia, sebbene esistano analogie sostanziali, questi presentano delle caratteristiche peculiari che li differenziano a tal punto da essere considerati due correnti letterarie separate. Andando con ordine, prima di comprarli, è necessario descrivere singolarmente ogni movimento.

Cosa si intende per Naturalismo?

Il Naturalismo è una corrente artistico-letteraria che nasce in Francia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Si è trattato dell’espressione letteraria delle idee positiviste, esso ha riflettuto in letteratura l’influenza della generale diffusione del pensiero scientifico. Il Naturalismo si è opposto fin da subito allo spirito romantico, che aveva pervaso precedentemente il secolo, per basarsi sui concetti deterministici e sulla visione meccanicistica della società. Hippolyte Taine è generalmente considerato il primo teorico del naturalismo, sia per aver utilizzato il termine per la prima volta, all’interno di un saggio datato 1858, sia per aver affermato l’idea secondo cui anche in letteratura è possibile trattare la realtà con il medesimo approccio e il medesimo rigore utilizzati per il metodo scientifico. Anche la teoria del darwinismo sociale, basata sull’evoluzionismo e la selezione naturale, svolse un ruolo rilevante nell’affermazione della poetica naturalista. Tra i principali autori, una certa importanza è riservata a:

Honoré de Balzac, considerato precursore del naturalismo francese. Nella sua opera Comedie umaine fornisce un quadro ampio della società borghese e scrive che: «…il romanziere deve ispirarsi alla vita contemporanea, studiando l’uomo quale appare nella società.». 

Gustave Flaubert, lo scrittore simbolo della corrente letteraria. Considerato il maestro della teoria dell’impersonalità di cui fa grande uso nella sua opera più celebre Madame Bovary. A proposito della suddetta teoria scrive: «L’artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma non lo si veda mai.»

Émile Zola, si rifà alla scuola flaubertiana e ne diventa il maestro. I suoi romanzi sono tutti frutto di un approfondito studio fisiologico sull’uomo. Nel saggio su Il romanzo sperimentale definisce il romanzo “una conseguenza dell’evoluzione scientifica”. Secondo la poetica di Zola, il romanziere deve far proprio il metodo scientifico e servirsene per andare a sviscerare i fenomeni sociali, deve studiare bene i personaggi e gli ambienti in cui vengono inseriti e rifarsi sempre al principio di impersonalità. Analizzando gli scritti e le personalità di questi autori si può già comprendere su cosa verta la poetica del movimento: fotografare oggettivamente la realtà sociale ed umana, rappresentando tutti gli aspetti di tutte le classi sociali, anche le più umili e degradanti. Il romanzo diventa, dunque, una finestra su un aspetto della vita osservato da una prospettiva scientifica rigorosa. Non stupisce, quindi, che i temi prediletti dai romanzieri naturalisti siano: la vita quotidianità, con le sue banalità, ipocrisie e meschinità; le passioni morbose, che sfociano in patologie come la follia; le condizioni di vita dei ceti subalterni.

Cosa si intende per Verismo?

Con il termine Verismo si fa riferimento ad un movimento letterario sviluppatosi in Italia fra il 1875 e il 1895 ad opera, principalmente, degli scrittori siciliani Giovanni Verga e Luigi Capuana. Il Verismo si ispira in maniera evidente al movimento francese del Naturalismo, entrambi risentono dell’influenza delle idee positiviste. Della corrente francese riprendono l’argomento principale, cioè la descrizione della realtà umana e sociale rappresentata con rigore scientifico. Tuttavia, i veristi italiani portano questa poetica all’interno di una realtà ben diversa e lontana da quella in cui si trovava la Francia del secondo ottocento; in Italia i problemi legati all’industrializzazione e all’unità erano agli inizi ed erano aggravati dai già esistenti problemi di differenze tra Nord e Sud. Il Verismo assume così un carattere regionalistico: gli scrittori analizzano nelle proprie opere le realtà e problematicità regionali, ricorrendo sempre a toni pessimistici. Protagoniste delle opere veriste sono, particolarmente, le realtà dell’Italia centrale, meridionale ed insulare. Tra gli autori principali del movimento è importante ricordare: 

Luigi Capuana e Giovanni Verga, che si focalizzarono sulla descrizione della Sicilia.

Matilde Serao, la quale offrì un ritratto della Napoli ottocentesca.

Nicola Misasi, autore di romanzi di ambientazione calabrese.

Grazia Deledda, che si occupa della realtà sarda.

Il primo autore italiano a parlare di Verismo come di un movimento letterario fu Luigi Capuana, il quale teorizzò la “poesia del vero”. Tuttavia, il maestro verista per eccellenza risulta essere Giovanni Verga. Egli si avvicinò alla letteratura come scrittore tardo-romantico, per poi spostare le proprie opere sul filone verista a partire dal 1874. Tra i suoi successi è bene ricordare: la novella Nedda; le novelle rusticane; il progetto del “Ciclo dei vinti”, di cui i capolavori I Malavoglia e Mastro don-Gesualdo.

I protagonisti delle opere di Verga sono gli umili, gli oppressi, i “vinti” appunto. Tutti i loro ideali si rivelano illusioni, in generale il tono utilizzato dall’autore risulta sempre desolato e drammatico. L’aspetto centrale nelle opere veriste è l’utilizzo del principio di impersonalità, che consente all’autore di narrare con distacco gli intrecci del racconto e descrivere i personaggi da una prospettiva oggettiva.

Verismo e Naturalismo a confronto

Andando a sviscerare i due movimenti letterari subito sono evidenti i punti di contatto, è possibile quindi andare a descrivere il Naturalismo e il Verismo tra analogie e differenze. Tra le principali analogie si ritrovano:

  1. La tecnica narrativa oggettiva e distaccata che permette al romanziere di indagare la realtà umana con occhio scientifico.
  2. Il rifiuto della narrativa romantica a favore di una visione più materialistica della società.
  3. La rappresentazione di scenari della vita quotidiana del tempo.
  4. La resa dei personaggi non attraverso le descrizioni fisiche, bensì, attraverso la presentazione di gesti e comportamenti che li caratterizzano.

Tuttavia, per quanto simili, le due correnti riescono a sviluppare in maniera originale le proprie poetiche, arrivando a differenziarsi anche negli aspetti comuni. I punti salienti che le differenziano sono:

  1. La diversa concezione del metodo dell’impersonalità. Nel Naturalismo l’impersonalità viene vista come un distacco totale dalla materia analizzata, il narratore propone un’analisi completamente oggettiva arrivando ad essere del tutto assente dalla sua stessa opera. Nel Verismo, invece, l’impersonalità è intesa come un espediente formale che permette al narratore di presentare al lettore una testimonianza fedele della realtà, tuttavia, la narrazione non arriva mai ad essere un’analisi fredda e distaccata.
  1. La realtà rappresentata. Le opere naturaliste si sviluppano in un ambiente cittadino metropolitano, si tratta di una realtà dinamica protagonista sempre, in qualche modo, di un certo sviluppo economico. L’ambientazione delle opere veriste riguarda, invece, un ambito maggiormente regionale e locale. I romanzi veristi si focalizzano sulle condizioni di vita dei ceti popolari del meridione italiano, si tratta di una realtà arretrata, oppressa e principalmente statica.
  1. Differente visione della vita e del futuro della società. Gli scrittori naturalisti mostrano uno spirito ottimista, legato alla fiducia nel progresso e nella modernità. Di contro, i testi degli autori veristi sono caratterizzati da un certo sentimento pessimistico legato alla sfiducia nel progresso e nella modernizzazione, la quale ha prodotto un impoverimento e peggioramento delle condizioni di vita dei ceti più bassi, che risultano destinati ad essere travolti dal progresso stesso.
  2. Diversa considerazione circa la funzione del romanzo. I naturalisti considerano il romanzo come un mezzo di denuncia che può contribuire a migliorare la società. I veristi non ritengono, invece, che il romanzo possa avere un ruolo tale da migliorare la società. Esso ha, piuttosto, la funzione di denunciare il progresso evidenziandone le conseguenze negative su determinati ceti sociali.

Per quanto possa essere utile, o spontaneo, andare a comparare i due movimenti, perché entrambi prodotto di quella corrente realista che, nel secondo ottocento, si oppose all’idealismo romantico, è importante sottolineare le differenze e contestualizzare le due correnti. La letteratura è fatta per essere comparata, ogni movimento è frutto e contemporaneo di un altro, tuttavia, considerare il Naturalismo e il Verismo per ciò che sono, cioè due correnti letterarie distinte, permette di comprendere meglio le opere e analizzarle in maniera più completa.

Immagine di copertina: Wikipedia

A proposito di Alessia Nastri

Studentessa di venti anni iscritta all'università l'Orientale di Napoli. Appassionata dell'arte in ogni sua forma, amo particolarmente leggere e studiare le letterature. La mia personalità si costruisce su pochi aspetti: i libri, la scrittura, Taylor Swift e la mia frangetta.

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