Il popolo Sami è un popolo indigeno conosciuto anche come popolo lappone, che vive nella parte settentrionale della Fennoscandia, una regione europea che si estende dalla penisola di Kola fino alla Norvegia e che include anche altre 2 nazioni nordiche: la Finlandia e la Svezia.
Storia del popolo Sami
La storia del popolo Sami risale a migliaia di anni fa e ciò è testimoniato da alcune scritture rupestri ritrovate ad Alta in Norvegia. Nonostante ciò, la loro storia è sempre stata tramandata oralmente, perciò possiamo dire che le prime fonti scritte sulla storia del popolo Sami le troviamo nelle opere dell’autore romano Tacito: quest’ultimo ci parla di un capo norvegese, in visita dal re d’Inghilterra Alfredo il Grande, che aveva parlato di un popolo di pastori di renne che gli pagavano le tasse con le pellicce, le piume o le ossa di balena.
Per quanto riguarda invece gli usi e costumi, la prima opera che ne parla è l’historia de gentibus septentrionalibus, che fu pubblicata a Roma dallo svedese Olao Magno, e qui ci parla di un popolo di allevatori di renne e pescatori, che conducevano una vita nomade dovuta alle migrazioni delle renne, abitavano in capanne trasportabili chiamate Kota oppure in tende chiamate Lavvu. Sin dalla loro origine questo popolo fu caratterizzato da 3 gruppi principali: i Sami delle montagne che erano coloro che allevavano le renne, i Sami delle foreste che vivevano nelle foreste svedesi e finlandesi ed erano prevalentemente pescatori o cacciatori e i Sami del mare, che vivevano in inverno con la pesca e in estate con la caccia. Oggi la maggior parte dei Sami ha abbandonato l’allenamento di renne e una gran parte di questo popolo si è trasferito in città.
Curiosità
La religione del popolo Sami è molto simile a quella del popolo Inuit, poiché entrambe si basano sulla figura dello sciamano: ha come divinità principali la Madre Terra, che è colei che governa le nascite e il Dio del tuono. Si basa sia sulla concezione secondo cui l’anima si stacca dal corpo nel momento del trapasso, sia su alcuni riti propiziatori che venivano svolti per prevenire il futuro attraverso l’utilizzo di tamburi magici, che erano rivolti agli animali con la convinzione che le divinità facessero rivivere l’animale in un altro mondo. Verte inoltre anche sul potere dei sogni, che avevano un ruolo cruciale poiché permettevano la comunicazione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
Le lingue del popolo Sami appartengono alla famiglia linguistica delle lingue ugro-finniche e la loro letteratura era esclusivamente orale, sebbene oggi queste opere siano state pubblicate e tradotte nelle 3 lingue Sami principali. Procopio di Cesarea narra che i bambini Sami non venivano allattati dalla madre ma venivano avvolti nelle pelli e appesi a un albero, dove dovevano succhiare un pezzo del midollo di alcuni animali mentre i genitori si allontanavano per andare a caccia. Al giorno d’oggi il popolo Sami non è più nomade ma vive in piccoli paesi, e non richiede l’autonomia politica ma ha una propria rappresentanza in parlamento che difende i propri interessi. Le loro città più importanti sono la capitale Lautokeino, in cui il 90% degli abitanti parla le lingue Sami e Karasjok, che è un piccolo centro urbano di soli 3000 abitanti.
Fonte immagine in evidenza: Unsplash