La Stanza della Segnatura è tra gli ambienti più celebri dei musei Vaticani grazie all’illustre pittore che prestò la sua mano per quelli che divennero i suoi affreschi più rinomati: Raffaello. Le quattro stanze adiacenti sono infatti oggi conosciute come Stanze di Raffaello. L’opera d’esordio dell’artista in Vaticano inaugurerà la sua futura fama, sancendo l’inizio di uno dei periodi più floridi della storia in ambito artistico e culturale: il Rinascimento.
La committenza pontificia: Raffaello in Vaticano
La decisione di utilizzare gli ambienti al secondo piano del Palazzo Apostolico nell’ala settentrionale fu di papa Giulio II, che si rifiutò di usufruire dell’Appartamento Borgia legato al suo predecessore Alessandro VI.
Dopo che l’incarico fu affidato al Perugino, presto liquidato, fu probabilmente Bramante, l’architetto pontificio, a proporre al pontefice il suo conterraneo Raffaello Sanzio, reduce del successo perugino. Soddisfatto dell’operato dell’artista, ben presto il papa gli affidò l’intero incarico, confermato anche dal successore Leone X. L’artista, insieme ai suoi collaboratori, lavorò fino alla morte nel 1520, ma l’opera venne ultimata nel 1524.
La Stanza della Segnatura: il capolavoro di Raffaello
Tra le stanze di Raffaello in Vaticano, sicuramente la Stanza della Segnatura rappresenta il suo capolavoro. Quest’ultima prende il nome dal più alto tribunale ecclesiastico, la “Segnatura Gratiae et Iustitiae“. La sua prima funzione fu quella di studio privato e biblioteca; le tematiche degli affreschi si rifanno infatti a questo tema. I lavori furono condotti dall’artista tra il 1508 e il 1511. Il progetto iconografico fu coadiuvato dallo stesso Raffaello insieme a un gruppo di teologi e umanisti e il lavoro di composizione fu preceduto da una serie ampia di disegni preparatori.
Gli affreschi mettono in scena la rappresentazione delle tre massime categorie dello spirito umano secondo la cultura umanistica e neoplatonica del tempo: il Vero, il Bene e il Bello. Il Vero si divide in soprannaturale, illustrato nella Disputa del SS. Sacramento (o la teologia), e razionale nella Scuola di Atene (o la filosofia); il Bene è espresso nelle raffigurazione delle Virtù Cardinali e Teologali e della Legge mentre il Bello nel Parnaso con Apollo e le Muse. Gli stessi affreschi della volta si legano alle scene sottostanti: le figure allegoriche della Teologia, Filosofia, Giustizia e Poesia alludono infatti alle facoltà dello spirito dipinte sulle corrispettive pareti.
Una notevole novità tipica dei volti dei personaggi di Raffaello è la volontà di coglierne le espressioni e le azioni, a scapito delle antiche rappresentazioni statiche e ritrattistiche. I personaggi sono flessuosi e mobili, mai statici.
Leone X adibì la stanza a studiolo e a stanza da musica, nella quale custodiva anche la sua collezione di strumenti musicali. L’arredo originale venne rimosso e sostituito con un nuovo rivestimento ligneo, opera di Fra Giovanni da Verona, che si estendeva su tutte le pareti ad eccezione di quella del Parnaso, dove la stessa decorazione venne eseguita in affresco. Il rivestimento ligneo, invece, andò probabilmente distrutto a seguito del Sacco di Roma del 1527 e al suo posto durante il pontificato di Paolo III fu dipinto uno zoccolo a chiaroscuri da Perin del Vaga.
I dipinti della Stanza della Segnatura
In corrispondenza con la Teologia sulla volta, la parete sottostante ospita (e così nelle successive) La Disputa del SS. Sacramento o Trionfo della religione nella quale troviamo tutte le figure della spiritualità: Dio Padre, il Cristo tra la Vergine e S. Giovanni Battista, e lo Spirito Santo disposti in asse al centro insieme alla Chiesa Trionfante e ai patriarchi delle Sacre Scritture. Troviamo quindi S. Pietro, Adamo, S. Giovanni Evangelista, Davide, S. Lorenzo, Giuda Maccabeo (anche se l’identificazione è incerta), S. Stefano, Mosè, S. Giacomo Maggiore, Abramo, S. Paolo. In terra la Chiesa Militante e i padri della chiesa latina sui troni di marmo: S. Gregorio Magno (con i tratti di Giulio II), S. Girolamo, S. Ambrogio e S. Agostino.
I personaggi sono mobili e flessuosi e spesso hanno i tratti di personaggi storici del tempo.
La Scuola di Atene è forse tra i dipinti più famosi della Stanza della Segnatura. I personaggi si muovono in una architettura simile a quella progettata da Bramante; qui troviamo riuniti insieme i più celebri filosofi dell’antichità, simbolo del Vero razionale e della sapienza: al centro Platone, col dito verso l’alto e con in mano il suo libro Timeo, al suo fianco Aristotele con l’Etica; Pitagora è invece raffigurato in primo piano intento a spiegare sul libro il Diatesseron; sdraiato sulle scale è Diogene, mentre appoggiato ad un blocco di marmo Eraclito, che ha i tratti di Michelangelo, impegnato quest’ultimo in quegli anni a dipingere la vicina Cappella Sistina. Nel personaggio con il berretto nero è l’autoritratto di Raffaello.
L’unica donna rappresentata nel dipinto è Ipazia, maestra a capo di una delle scuole filosofico-scientifiche neoplatoniche di Alessandria, uccisa da cristiani ostili alla sua dottrina.
Il monte Parnaso campeggia sotto la rappresentazione della Poesia: Apollo è circondato dalle nove Muse, protettrici delle arti, e suona la lira, affiancato dai poeti tra i quali Omero (cieco), Virgilio e Dante, la poetessa Saffo con il nome scritto sul foglio che tiene nella mano sinistra.
In corrispondenza della Giustizia sono raffigurate le Virtù Cardinali (Fortezza, Prudenza, Temperanza) e Teologali (Fede, Speranza, Carità) nella lunetta in alto, e sotto, l’imperatore Giustiniano (a sinistra) e papa Gregorio IX. Il pontefice ha i tratti del committente, Giulio II, mentre i cardinali che gli stanno accanto sono Giovanni de’ Medici e Alessandro Farnese, futuri papi Leone X e Paolo III.
Sulla volta, in corrispondenza delle personificazioni della Teologia, della Poesia, della Giustizia e della Filosofia vengono rappresentati rispettivamente Adamo ed Eva, Apollo e Marsia, il Giudizio di Salomone e il Primo moto.
La Stanza della Segnatura, oltre a rappresentare il capolavoro dell’artista, è sicuramente il connubio della cultura umanistica tendente a conciliare paganesimo e religione, sapere scientifico e spirituale, oltre che arte e verità, rappresentate e messe in scena dalla bellezza e dall’estro degli artisti del tempo.
Immagine copertina: Wikipedia.