La stagione teatrale 2021/2022 del Piccolo Bellini di Napoli continua il suo Work in progress ospitando dal 9 al 21 Novembre lo spettacolo Hamletmachine con la regia di Sergio Sivori, testo di Heiner Müller.
Hamletmachine è un testo del postmoderno autore tedesco Heiner Müller, scritto nel 1977 in seguito ad eventi comunisti legati alla figura di Lazlo Rajik, il quale nel 1956 viene riesumato, riabilitato come comunista e gli vengono rinnegate le accuse di spionaggio. Heiner Muller si sofferma sulla situazione in cui si trova il figlio di Rajik e sulle duecentomila persone che adesso partecipano al secondo funerale. «Avesse saputo che gli stavano dimostrando il loro sostegno, li avrebbe abbattuti. Questo è Shakespeare.» dice l’autore che si ispira liberamente all’Amleto Shakespeariano nella stesura della “Macchina di Amleto” (traduzione letterale del titolo) che inserisce molti temi postmoderni nel testo brevissimo, come il femminismo o la riflessione del protagonista sul suo essere attore.
Sergio Sivori porta in scena la sua Macchina di Amleto, con l’idea di rendere il testo ancora più ostico in un gioco di immagini, suoni e forse per ultime le parole, nel tentativo di indagare l’anatomia delle passioni umane. L’Hamletmachine di Sergio Sivori presenta una ricerca che va oltre le sole parole e questo è visibile già nella scenografia che accoglie lo spettatore. Sul fondale nero viene creata una forma circolare da aste luminose che delimitano la scena assieme a dei carillon, in alto una cornice su cui verranno riprodotti materiali video; in scena una bambola a tratti angosciante, una valigia, una bacinella, un grammofono e una poltrona con appeso un elmetto ed un cappello. Ad accogliere lo spettatore in questa macchina teatrale, inoltre, c’è Rino Di Martino, unico attore “attuante”, già in scena all’arrivo del pubblico, quasi fosse un oggetto scenico, intrecciando ancora di più il gioco creato da Sivori.
Lo spettacolo non dimentica la forza verbale del testo mülleriano, arricchita da una lingua non presente nell’originale: il Francese, in cui vengono aggiunti anche rimandi a Non, je ne regrette rien e La vie en rose, ma anche neologismi e intrusioni dialettali anche in musica. Simbolica è la scelta di riprodurre i versi in Inglese presenti nell’opera originale attraverso una voce fuori campo che viene fatta riecheggiare, così da penetrare maggiormente nelle riflessioni dello spettatore, soprattutto dinanzi a versi come “Something is rotten in this age of hope” (letteralmente: qualcosa è marcio in quest’epoca di speranza) che escono completamente al di fuori dal loro collocamento nell’epoca comunista, per assumere un nuovo significato applicato alla nostra epoca, mentre si osserva Rino Di Martino lavarsi il volto con acqua che lascia indelebili macchie rosso sangue.
La forza del testo e delle immagini ideate da Sivori spingono lo spettatore a ricercare nuove associazioni e molteplici significati, ognuno viene assorbito nel vortice dello sconcertante gioco della Macchina di Amleto colorando di un significato proprio quello che vede. Uno spettacolo, questo, di cui si fatica a capirne la reale complessità e ad ammetterlo è lo stesso Sivori quando afferma che «per capire bisogna sentire fortemente. Questo è il tentativo di Hamletmachine.»
Photo credit: Teatro Bellini